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Germania: migliaia di neonazisti manifestano ogni settimana contro "l’islamizzazione" dell’Europa

Il 26 ottobre a Colonia, in Germiania, si attendevano 1500 persone per la prima HoGeSa, una manifestazione indetta dai gruppi hooligans della regione per protestare contro l'Islam estremista di matrice salafita. Ne arrivarono molti di più, circa 5000, prevalentemente neonazisti e skinheads legati al mondo del tifo organizzato. Quel successo inaspettato ha dato il via ad un movimento più ampio e composito che nelle settimane successive si è diffuso in tutto il paese, mobilitando migliaia di cittadini ed esponenti dei gruppi di estrema destra contro la temuta “islamizzazione del'Occidente”.

Da allora, tutti i lunedì, come succedeva nei mesi che portarono alla caduta del muro di Berlino, manifestazioni “spontanee” sfilano per le strade delle città tedesche chiedendo il blocco dell'immigrazione e l'inasprimento delle politiche di accoglienza per i richiedenti asilo. Uno dei movimenti principali è quello nato a Dresda intorno all'associazione Pegida, acronimo che sta per “Patrioti europei contro l'islamizzazione dell'Occidente".

Lunedì 8 dicembre, nella Capitale della Sassonia, Pegida è riuscita a portare in piazza 10 mila persone al grido di “tolleranza zero” contro gli stranieri. Ieri, lunedì 15 dicembre, i manifestanti erano diventati 15 mila, ma le parole d'ordine erano rimaste le stesse: no all'islamizzazione e stop ai “richiedenti asilo criminali”. II successo crescente delle iniziative del gruppo, presso strati sempre più larghi della popolazione e con il coinvolgimento di molti cittadini “normali”, spaventati dall'alto numero di stranieri di origine e cultura musulmana, comincia ad inquietare il governo tedesco e le amministrazioni locali e provoca la reazione, potenzialmente esplosiva, dei movimenti antifascisti, già scesi in piazza l'otto dicembre scorso a Dresda, in 9mila, per contrastare le posizioni di Pegida.

Il fondatore del gruppo si chiama Lutz Bachmann, un rapporto difficile con la giustizia e nessun collegamento diretto con i gruppi dell'estremismo militante di destra. Ma la formula politica di Bachmann, riassunta nei 19 punti del manifesto di Pegida, lascia pochi dubbi sull'orientamento politico del fondatore: tolleranza zero verso i richiedenti asilo con precedenti penali, limitazione dell'immigrazione sulla base del modello svizzero, lotta contro il “gender-mainstreaming”, conservazione e protezione “della cultura occidentale giudaico-cristiana”.

Bachmann sostiene di aver deciso di fondare il suo movimento dopo gli scontri di strada, tra simpatizzanti salafiti e kurdi tedeschi, scoppiati in ottobre in molte città tedesche. Questi episodi hanno generato inquietudine in Germania, aprendo la strada al successo di Pegida e degli altri movimenti di etrema-destra che compongono questa galassia islamofobica in espansione. A preoccupare maggiormente il cittadino medio è però la crescita esponenziale delle domande di asilo, in un paese che già oggi accoglie il maggior numero di migranti in Europa. I richiedenti quest'anno sono stati 200mila, contro i 77mila del 2012. Rispetto al 2013 l'incremento è stato del 60%. Per far un confronto, nel 2013 in Italia sono state presentate meno di 28 mila domande. 

Nonostante la maggior parte delle formazioni politiche abbia condannato le manifestazioni di Pegida, ad eccezione dell'AFD (Alternativa per la Germania), nata nel 2013 alla destra di Angela Merkel, recenti sondaggi indicherebbero un sostegno molto diffuso alle sue posizioni. Una rilevazione effettuata da Die Zeit sulla sua edizione online attesta che quasi un tedesco su due (il 49%) mostra simpatia per le parole d'ordine di Pegida, mentre un consistente 30% afferma di sostenerle “totalmente”. 

Benché si possa verosimilmente escludere, per il futuro, che i movimenti si estrema destra possano affermarsi a livello elettorale con percentuali simili, il campanello d'allarme è ben udibile. A far paura non sono tanto i neonazisti quanto il dilagare di un sentimento populista e xenofobo tra i cittadini comuni. Molti dei manifestanti che hanno gonfiato le manifestazioni di Pegida non provengono dall'humus dell'estrema destra, ma intravedono in certe posizioni un sistema semplificato di valori cui affidarsi per difendere un'idea di identità nazionale che ritengono essere messa in pericolo. E questo meccanismo difensivo scatta anche in Sassonia, il land di cui Dresda è capoluogo, dove gli stranieri rappresentano solo il 2,5% della popolazione, di cui un misero 0,1% si professa di fede musulmana.

Di fatto, sempre più tedeschi si dichiarano inquieti di fronte alla prospettiva di dover condividere il proprio spazio sociale con un centro di accoglienza per richiedenti asilo. Ogni annuncio di apertura di un nuovo centro viene accolto dalle proteste della cittadinanza, sopratutto a Berlino e, giovedì 11 dicembre, il malcontento si è espresso con modalità che ricordano le recenti vicende romane di Tor Sapienza. Vicino Norimberga, in Baviera, alcuni edifici destinati ad accogliere nuovi richiedenti asilo sono stati dati alle fiamme. Nessuno fortunatamente si è fatto male, ma il segnale è ovviamente molto preoccupante.

Anche in Germania, terra promessa per tanti europei ed extra-comunitari in cerca di impiego, simbolo del benessere economico in un Europa perennemente sull'orlo del precipizio, la prospettiva della crisi fa paura e genera reazioni scomposte. I movimenti anti-immigrati sfilano a braccetto con gli anti-europeisti e il populismo che anima i loro slogan bussa alle pance di un numero sempre maggiore di persone. Il governo Merkel, con il sostegno dell'Europa, è chiamato a produrre gli anticorpi per arginare la xenofobia e marginalizzare le proposte demagogiche. Se la locomotiva del continente dovesse cedere ai suoi istinti più bassi, cosa potrebbe succedere lì dove la crisi colpisce con violenza da quasi otto anni?

 

Foto: Bündnis 90/Die Grünen Nordrhein-Westfalen, Flickr.

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