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Ferguson: un altro afro-americano disarmato ucciso dalla polizia americana

Sono giorni difficilissimi per gli Stati Uniti, precipitati ancora una volta nell'abisso del conflitto razziale. La decisione di non incrimimare l'agente di polizia che aveva ucciso il giovane Michael Brown a Ferguson è stata accolta con proteste e rivolte nelle strade di tutto il paese. L'opinione pubblica afro-americana è scossa e frustrata e la convinzione diffusa che la giustizia non sia realmente uguale per tutti trova nella vicenda di Ferguson nuove conferme.

Il problema è che l'uccisione di Brown non è stato un caso isolato e, anzi, appare solo come l'ennesimo episodio di una saga drammatica nella quale i cittadini appartenenti alle minoranze razziali recitano spesso la parte delle vittime. Anche nelle ultime settimane, mentre i cittadini e le istituzioni attendevano con tesa trepidazione la lettura della sentenza, altri giovani neri disarmati sono stati uccisi da agenti di polizia in circostanze poco chiare.

Tre giorni fa a Cleveland, nello stato dell'Ohio, un ragazzino di dodici anni è stato ucciso con un colpo di pistola all'addome dalla polizia, perché si era rifiutato di gettare a terra un'arma, poi rivelatasi semplicemente un giocattolo.

Ieri è stato diffuso invece un video di sorveglianza che riprende i momenti immediatamente precedenti all'uccisione di un giovane nero disarmato, vestito con un costume da Cosplayer, per mano della polizia locale. I fatti in questione risalgono al 10 settembre scorso, quando due agenti di Saratoga Springs, nello Utah, hanno sparato a Darrien Hunt, uccidendolo.

Il 22enne si trovava in un parcheggio, con indosso il costume del samurai Mugen della serie manga “Samurai Champloo”, impugnando una katana fasulla e non affilata. Secondo la ricostruzione fornita degli agenti, il ragazzo li avrebbe minacciati con la spada. Un poliziotto avrebbe dunque esploso tre colpi e, successivamente, altri quattro all'indirizzo del ragazzo che, nel frattempo, si era dato alla fuga. La morte sarebbe stata causata proprio dai quattro colpi ricevuti alla schiena.

La famiglia di Hunt respinge la versione della polizia e non crede alla storia dell'aggressione. Una zia riferisce la testimonianza di un passante che avrebbe visto il giovane con un paio di cuffie sulle orecchie mentre provava le mosse del suo personaggio. Non è ben chiaro cosa sia successo dopo. Per l'avvocato della famiglia, l'unica cosa evidente è che Darrien si era girato per scappare, prima di essere colpito. “Lo stavano inseguendo e lui stava scappando – ha dichiarato. Probabilmente era spaventato a morte”. Il video diffuso ieri sembra dargli ragione: nelle immagini il giovane fugge a piedi mentre i due agenti gli danno la caccia. In base ad alcune testimonianze, il ragazzo avrebbe inizialmente parlato con gli agenti, mostrando un atteggiamento amichevole e scherzoso. Cosa ha fatto precipitare la situazione, allora? E perché gli agenti hanno deciso di colpire una persona disarmata e in fuga?

Le motivazioni non sono state ancora chiarite, ma secondo l'avvocato distrettuale che ha condotto le indagini il comportamento degli agenti Schauerhamer e Judson è da considerarsi “giustificabile” e i due non potranno essere incriminati. La conclusione si basa essenzialmente sulle testimonianze della polizia, secondo cui Hunt avrebbe rifiutato di abbassare la spada, brandendola in modo minaccioso contro gli agenti. Il video purtroppo non aiuta a chiarire questo momento cruciale.

Secondo l'avvocato Skyes la versione degli agenti non sarebbe corroborata da prove sufficienti a scagionarli e, aggiunge, anche se ci fossero non potrebbero giustificare l'uccisione di un uomo in fuga con quattro colpi alla schiena.

La famiglia di Darrien non ha comunque intenzione di arrendersi e prepara un azione legale contro il Dipartimento. Se il sistema giudiziario non sarà in grado di accertare la verità oltre ogni sospetto, il fuoco delle proteste potrebbe attecchire anche nello Utah.

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