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Facebook Messenger, rischi eccessivi per la privacy?

In molti si sono chiesti peché Facebook abbia obbligato i suoi utenti a scaricare l'applicazione Messenger Mobile. Da un certo punto in poi non è stato più possibile controllare e rispondere ai propri messaggi attraverso la semplice app del social, per farlo è stato necessario installare Messenger.

Al di là della irritazione che questo genere di imposizioni comporta, alcune recenti rivelazioni gettano un'ombra su tutta l'operazione. Il sito belga geeko.lesoir.be riporta le dichiarazioni di Jonathan Zdziarski, esperto di sicurezza informatica, che ha analizzato personalmente il funzionamento di Facebook Messenger. Le sue conclusioni sono abbastanza allarmanti. Secondo Zdziarski, l'applicazione si comporta di fatto come uno spyware, oltrepassando i limiti della privacy.

Già in molti hanno notato l'ingordigia di Messenger che, nel momento dell'installazione, chiede di accedere ad un gran numero di contenuti, a partire dalla lista dei contatti. Secondo Zdziarski però, i rischi per la privacy sono davvero eccessivi:

“Messenger sembra contenere più codici spyware che molti altri prodotti specializzati nella sorveglianza informatica”, ha dichiarato l'esperto. “Ci sono molti codici che suggeriscono che Facebook analizza praticamente tutti i contenuti a cui può avere accesso”. In pratica, il social sarebbe teoricamente in grado di monitorare e immagazzinare anche le più irrilevanti informazioni relative agli utenti. Potrebbe sapere con esattezza dove ci troviamo, grazie al GPS dello smartphone, calcolare il tempo che passiamo al telefono e conoscere il contenuto dei messaggi che inviamo e riceviamo. In breve, potrebbe avere accesso integrale al contenuto dei nostri telefoni.



La denuncia non è comunque isolata. Anche l'Huffington Post ha recentemente sottolineato come la app di Facebook richieda ai suoi 200 milioni di utilizzatori mensili di pagare un conto piuttosto salato in termini di accesso ai dati personali, in cambio del free donwnload. Ma pochi prestano la giusta attenzione al contenuto della finestra dei Termini di Servizio, prima di cliccare su “accetta”.

Ciò detto, non ha senso debordare nella paranoia. Quasi tutte le app gratuite richiedeno l'accesso ad un gran numero di contenuti personali che vengono poi rivenduti a fini commerciali per la realizzazione di campagne pubblicitarie “personalizzate”. Questa tendenza, con Messenger, è effettivamente più pronunciata, ma da qui a parlare di spionaggio un po' ce ne passa.

Anche se l'utente concede la sua autorizzazione all'utilizzo del GPS, del microfono e della telecamera dello smartphone, ciò non significa automaticamente che Facebook voglia realmente utilizzare questa possibilità per origliare le conversazioni e prendere nota di ogni suo spostamento. Come dice Zdziarski, si tratta più che altro di un rischio potenziale, legato alla tecnologia.

La domanda è: quanti metri quadrati del nostro spazio personale siamo disposti a concedere in cambio dell'utilizzo gratuito di questi strumenti? E ancora: siamo sicuri di poter prevedere quale sarà l'utilizzo domani dei dati che forniamo oggi? Rispondere è difficile e un po' bisogna fidarsi; l'unica cosa che possiamo fare è scegliere di essere prudenti e consapevoli.

 

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