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Fabio Montermini

Fabio Montermini

Nato a Parma nel 1970. Linguista, ricercatore al CNRS e Università di Tolosa. Mi interesso di lingua, cultura, politica, storia del XX secolo...

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  • Primo articolo sabato 09 Settembre 2010
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Ultimi commenti

  • Di Fabio Montermini (---.---.---.20) 2 settembre 2011 15:03
    Fabio Montermini

    Caro Fabio,

    non è il fatto che Berlusconi abbia detto che l’Italia è un paese di merda che deve suscitare indignazione, ma il fatto che oramai ci siamo talmente abituati alle sue esternazioni e alle sue esagerazioni che la cosa fa a malapena notizia. Chiunque di noi ha detto, in qualche occasione, "che paese di merda", molti (tra cui me), tra l’altro, considerano che sia diventato così proprio grazie a Berlusconi. L’indignazione, però, deriva dal fatto che non mi figuro un governante di un altro paese civile che pronunci una frase del genere senza che gli si scateni addosso una tempesta mediatica, e soprattutto senza essere mollato dai suoi stessi sostenitori fino a costringerlo alle dimissioni. In questo Berlusconi ha ragione: un paese il cui primo ministro è una persona con dei problemi psichici evidenti, psicologicamente instabile, circondato da una squadra di persone che o sono incapaci, o sono talmente sotto ricatto che non riescono a compiere una, dico una, sola azione sensata per uscire dalla crisi, e nel quale nessuno dei suoi sostenitori si rende conto che l’unica salvezza dell’Italia sarebbe liberarsi di questo personaggio, è un paese di merda. Fosse vero che tra qualche mese se ne va a farsi i cazzi suoi altrove (veramente sono 17 anni che li fa, che se li facesse senza distruggere un paese)!

    Ma veniamo alle tue cinque argomentazioni:

    1) è vero si può dire che l’Italia è un paese di merda e che la si ama contemporaneamente. Si può fare tutto, nella vita. Si può baciare la mano di Gheddafi e qualche mese dopo ricevere Jalil con tutti gli onori, dire che non si metteranno le mani nelle tasche degli italiani e avere uno dei prelievi fiscali più alti della UE. Dire tutto e il contrario di tutto è da sempre una delle caratteristiche della comunicazione berlusconiana, per cui il fatto che sia incoerente è effettivamente l’aspetto meno grave di tutta la faccenda.


    2) "Anche un uomo pubblico del calibro di un presidente del Consiglio deve potersi esprimere privatamente come e con chi gli pare senza che per queste sue opinioni possa essere tacciato di venire meno al suo senso dello Stato." E chi lo ha detto??? Sai farmi (vedi sopra) l’esempio di un paese occidentale in cui il primo ministro, sorpreso privatamente a dire "pays de merde" o "country of shit", etc., la passerebbe liscia? 

    "di un’opinione sarebbe bene non fare un reato." nessuno, credo, dice che Berlusconi, esprimendosi così, abbia commesso un reato (tanto, uno più uno meno…). E allora? Forse che nella vita, la dignità di una persona si giudica solo con il parametro reato / non reato? Fortunatamente, in Italia esiste ancora un simulacro di opinione pubblica, che giudicherà Berlusconi più per questa frase, che per tutti i reati che ha compiuto, ed è meritato, per uno che ha fatto della comunicazione superficiale e confusa il suo punto di forza.


    3) L’argomento del contesto nel quale Berlusconi ha pronunciato quella frase è risibile. Ancora una volta, nessuno pensa di incriminare Berlusconi per quella frase, né spera di vederlo in galera. I giudici utilizzeranno quella telefonata come meglio credono, l’opinione pubblica anche.


    4) "in privato è ben diverso, esce con più leggerezza e ci si mette meno se stessi. Di conseguenza, è più facile si straparli": anche questa è una questione di dignità della persona. Io conosco persone che, anche in privato, mantengono la loro dignità e riescono ad essere lucidi e razionali. Se Berlusconi non ci riesce, sarebbero problemi suoi, fino a quando questo comportamento non incide sulla sua funzione pubblica. Ma ricordiamoci anche il contesto: Berlusconi stava telefonando a un faccendiere perché era ricattato da persone che gli procuravano delle puttane, alcune delle quali hanno avuto cariche pubbliche. Tu sei capace di distinguere il pubblico e il privato di Berlusconi? Sei bravo. E’ vero, forse nell’assoluto il pubblico di una persona dovrebbe essere tutelato, ma se, per un qualsiasi motivo, vengo a sapere che uno, in privato, si comporta così, bé non posso esimermi dal dare il mio giudizio. E in questo caso il mio giudizio è "chi lo dice, è lui che lo è".


    5) Non so cosa dire sul quinto argomento, che, per me, non ha alcun fondamento logico. 

  • Di Fabio Montermini (---.---.---.179) 20 dicembre 2010 10:59
    Fabio Montermini

    Caro alessandro,

    grazie per la tua risposta, non ho mai pensato che tu fossi un "aizzatore di veleni", altrimenti non mi sarei mai messo a dialogare con te. Il fatto è che le persone che ammettono di votare B. e con cui si può discutere sono rarissime. Vorrei dirti però che io non sono né al governo né all’opposizione, e che quello che dico impegna solo me stesso. Spesso mi faccio trattare come qualcuno di destra da chi si dice di sinistra e come qualcuno di sinistra da chi si dice di destra, una situazione che, devo dire, non mi dispiace. 
    Non voglio rispondere punto per punto alle tue risposte. Vorrei però farti una risposta globale: il tuo argomento principale è che la colpa che ci sia B. è fondamentalmente della sinistra che non è capace di trovare un’alternativa appetibile per gli elettori, un argomento classico dei pro-B. Ora, che la sinistra abbia molte colpe è indubitabile, ma che alla frustrazione degli elettori di sinistra per perdere le elezioni contro "quello lì" si debba aggiungere il senso di colpa e l’autoflagellazione mi sembra un po’ troppo. B. è un problema di tutta l’Italia e quindi di tutti, di destra e di sinistra. La sinistra non è riuscita a trovare un’alternativa accettabile, ma neppure la destra (era il senso della mia domanda 2), perché si fa ricattare da uno che è pieno di soldi, sa che quando B. sparirà (politicamente ovviamente, e non sarà mai troppo presto) la destra italiana imploderà ed è piena di gente che per difendere i propri interessi, o perché ha una visione miope a corto termine, o perché crede che sia il male minore, è disposta a "mandarlo giù". Ma se io fossi, come te, un "liberale di centrodestra" votare uno così, che è fermo a Stalin, che dice di detestare, ma di cui ha preso alcuni aspetti deteriori, come il culto della personalità mi farebbe vomitare. Se voi pensate che vincere le elezioni con il 53% voglia dire potersi permettere di considerare che il paese vi appartiene al 100%, che il capo del governo può mostrare disprezzo e violenza per tutti quelli che non l’hanno votato o non l’apprezzano (più), bé, cosa posso dirvi, se non che avete un’idea distorta di come dovrebbe funzionare la democrazia?
    Pensando solo ai suoi interessi, B. ha sputtanato non solo un paese, ma anche una parte politica. Ora che è al declino, quale alternativa ha preparato per il dopo di lui, quale prospettiva sta dando alla parte politica che per 16 anni lo ha sostenuto? Te lo dico io: nulla. Quando non ci sarà più e voi liberali di centrodestra vedrete la vostra parte implodere vi renderete conto dell’eredità che vi avrà lasciato il grande statista che avete votato per 16 anni, e (se posso permettermi) vi starà bene, perché vi renderete conto che lo stato del centrodestra sarà solo una metafora dello stato in cui B. avrà lasciato l’Italia. No, caro Alessandro, B. non è un problema della sinistra, è un problema di tutti, e non è il male minore, è IL male, è una sciagura per l’Italia. Prima ce ne accorgiamo insieme, più farete bella figura dopo.
    Senza rancore, ovviamente, come ti ripeto, è così raro trovare un berlusconiano con cui discutere pacatamente che hai tutto il mio rispetto (tranne quando voti :)).
  • Di Fabio Montermini (---.---.---.198) 17 dicembre 2010 22:53
    Fabio Montermini

    Molto interessante sia l’articolo che i commenti, ma, cavoli!, nessuno che gli sia venuto in mente che è normale che Saviano stia dalla parte della polizia e dei carabinieri? Avete presente che Saviano, a differenza di me e di voi, da più di quattro anni vive 24 ore al giorno gomito a gomito con i carabinieri della sua scorta? Forse, in questo contesto, è anche comprensibile che veda le forze dell’ordine come (anche) uno strumento di difesa, no? O vogliamo dire che i carabinieri che difendono Saviano sono buoni e invece quelli che c’erano per strada martedì a Roma sono tutti degli stronzi? O vogliamo dire che anche le minacce contro Saviano sono tutte bufale e tutta pubblicità per Mondadori? O che è un venduto a farsi difendere da "questi" carabinieri, e che meglio farsi sparacchiare da Sandokan che scendere a patti con sti bastardi?

    Trovo invece che il nostro Roberto abbia mostrato una grande lucidità nel saper fare i suoi distinguo e riconoscere che in un conflitto, come quello di Roma, gli errori, le provocazioni, gli stronzi stanno da tutte e due le parti. 
    Bizzarra idea, in realtà, che bruciare una macchina o spaccare una vetrina sia un atto rivoluzionario. E’ prima di tutto un atto contro quel poveraccio che la macchina non ce l’ha più e quel negoziante che è costretto a pagare la vetrina. Certo, possiamo anche sognare un mondo in cui non esista più la proprietà privata dei veicoli né i negozianti, ma penso che stiamo parlando di cose serie. Se stiamo parlando di cose serie, rendiamoci conto che bruciare quella macchina o spaccare quella vetrina non lo si fa per l’atto in sé, è un atto simbolico. Ma che simbolo mi rappresentano quella macchina e quella vetrina? A questo punto, tutto diventa un simbolo del potere, del capitale, del complotto bancario-finanziario mondiale ed è legittimo spaccarlo. L’importante è che i contorni di questo potere rimangano vaghi e gli obiettivi ancora di più, perché altrimenti noi e gli altri rischieremmo di accorgerci della vacuità dei nostri atti. L’idea che si ha da fuori è che quei violenti avessero una voglia matta di spaccare la faccia a Berlusconi (e Dio sa quanto questa voglia sia legittima e condivisa), ma, non potendolo fare, si sono accaniti contro quello che gli capitava a tiro, non solo camionette della polizia, ma automobili, vetrine, fermate dell’autobus, cassonetti, insomma qualsiasi cosa fosse vulnerabile alla loro rabbia che non poteva raggiungere il suo vero obiettivo. Vi confesso che se fossi stato uno dei proprietari di quelle macchine bruciate per gioco e per frustrazione mi sarebbero girati notevolmente i cosiddetti, e mi sarei sentito doppiamente vittima di un abuso: vittima della violenza (certo che esiste!) di un governo guidato da un malato mentale grave e composto da un insieme di ipocriti in malafede che non possono permettersi (o non hanno ancora voglia) di riconoscere pubblicamente la malattia del loro boss; e vittima di una serie di persone che non sono in grado di incanalare in maniera razionale e costruttiva la violenza che umanamente tutti ci portiamo dentro. Bell’affare davvero!
    Un’esperienza personale: in Italia si sa poco, ma in Francia - dove abito - le manifestazioni, senza raggiungere sempre i livelli di martedì a Roma, sono assai più violente, in media che in Italia. Nel 2009, durante le manifestazioni per la riforma dell’università, un gruppo di studenti ha invaso, tra le altre cose, l’edificio dell’università nel quale lavoro, incominciando a gettare dalla finestra materiale, sedie, computer, fotocopiatrici, e cercando di rubare altre cose. Bé, posso dirvi che mi sono sentito esattamente così: doppiamente vittima, tra l’incudine di un governo in malafede e il martello di manifestanti esagitati e vacui nella loro violenza. Se dico che mi sono girate le balle, sono un borghesucolo benpensante? E sia... Sarebbe però meno fastidioso essere trattato come tale se mi si spiegasse la razionalità di tali gesti, la progettualità che ne sta alla base e, insomma, cosa si vuole ottenere. Perché l’argomentazione principale di Marco (mi permetto di chiamarti per nome) si può riassumere così: ci fanno incazzare, ci provocano, è normale che reagiamo. Sarà anche vero, caro Marco, ma c’è anche molta gente che la sua incazzatura e la violenza che ha dentro riesce ad incanalarla e a razionalizzarla con parole e azioni che, magari, non sono neanche loro molto efficaci, o non lo sono sempre, ma almeno hanno il vantaggio (e non è da poco!) di non disonorare chi le pratica. La violenza, invece, è sempre votata alla sconfitta. 
    La dimostrazione è che quei manifestanti violenti sono tutti sempre nascosti, incappucciati, incascati. Mettiamo pure che abbiano un progetto. Secondo me, lo ripeto, sono solo persone che vogliono far casino e spaccare qualcosa perché gli sembra un buon modo per scaricare il disagio che hanno dentro. Ma mettiamo che abbiano un progetto, e che questo progetto sia di migliorare la società in cui viviamo. Bé, io temo che in una società che è stata costruita dalle azioni di persone che non hanno neanche le palle di farmi vedere la loro faccia non vorrei proprio viverci. E’ uno dei punti più riusciti della lettera di Saviano: " Bisognerebbe smettere di indossare i caschi. La testa serve per pensare non per fare l’ariete". Possiamo amarlo o no, ma non possiamo dire che Saviano la faccia non ce la metta, anzi c’è chi lo accusa di mettercela troppo. 
    Di violenti che hanno tante cose da nascondere ne ho già uno al governo, perché dovrei preferire i bruciamacchine spaccavetrine?
  • Di Fabio Montermini (---.---.---.198) 15 dicembre 2010 21:56
    Fabio Montermini

    @alessandro tantussi:

    Domanda numero 1: ti sei detto che forse il senso dell’articolo forse non era il desiderio che Mediaset fallisca, ma che le azioni Mediaset, e in generale di tutte le imprese, vadano su o vadano giù indipendentemente dall’andamento del governo. Non trovi che sarebbe più sano e più fair-play?

    Domanda numero 2: lista (visto che vanno di moda...) dei potenti (presidenti o primi ministri) nel dicembre 1994: 
    Usa - Bill Clinton
    Gran Bretagna - John Major
    Francia - François Mitterrand
    Spagna - Felipe Gonzalez
    Germania - Helmut Kohl
    Russia - Boris Eltsin
    Italia - Silvio Berlusconi

    la stessa lista nel dicembre 2010:
    Usa - Barack Obama
    Gran Bretagna - David Cameron 
    Francia - Nicolas Sarkozy
    Spagna - José Luis Zapatero
    Germania - Angela Merkel
    Russia - Dimitri Medvedev
    Italia - Silvio Berlusconi

    Cosa c’è di strano, a tuo avviso? E qual è la ragione per cui, dopo 16 anni abbiamo lo stesso primo ministro?

    Domanda numero 3: nel 2010 secondo te gli italiani stanno meglio o peggio che nel 1994? Forse tu trovi che l’Italia non sia da buttare, ma secondo me la maggioranza degli italiani, compresi quelli che parteggiano per l’attuale governo, troverebbero che si stava meglio 16 anni fa. Non possiamo considerare che un periodo di prova di 16 anni è sufficiente per un governo?


    Domanda numero 4: tu fai il paragone con la Gran Bretagna, la Germania, la Francia. In questi paesi, è vero, sono al potere i conservatori. Cosa pensi che succederebbe in qualsiasi di questi paesi a un ministro che dica di volersi pulire il culo con la bandiera del suo paese?

    Domanda numero 5: sai citarmi una sola legge importante fatta dal governo in questa legislatura (che per memoria dura da 2 anni e 1/2)?

    Domanda numero 6: sai come è considerato il nostro governo non solo dai giornali e dagli intellettuali, ma anche dalla gente comune? Tu dici di star bene in Italia, e ti credo. Anch’io sto bene a casa mia, ma se sapessi che fuori c’è un sacco di gente che mi insulta, mi dileggia e mi tira i pomodori sulle finestre, ci starei un po’ meno bene. Tu no?

    Domanda numero 7: pensi davvero che il clima politico, lo scontro continuo, che si vive oggi in Italia sia un prezzo adeguato per vivere in un paese che "non è da buttare"? Un paese il cui primo ministro mostrasse, una volta vinte le elezioni, di rispettare tutti i suoi concittadini, non solo quelli che gli somigliano o l’hanno votato o la pensano come lui non sarebbe ancora meno da buttare?

    Domanda numero 8: c’è un motivo per cui per buona parte degli italiani il problema non è semplicemente vincere o perdere le elezioni, ma ha un nome e un cognome, S.B.? Non credi che, se davvero pensava, 16 anni fa, che contro di lui ci fosse un odio preconcetto e ingiustificato, avrebbe fatto meglio a non alimentarlo mostrando di disprezzare diverse categorie di persone (ne cito alcune a caso: le donne, i gay, i giudici, chi non lo ha votato, gli studenti)?

    Domanda numero 9: Credi davvero che la colpa di questo clima, del continuo referendum pro o contro Berlusconi sia solo dei suoi oppositori? Non credi che la sua personalità abbia influito sul suo modo di vivere la politica? Chi mi ha mandato il libro con la storia di Berlusconi, chi ha scritto il nome di Berlusconi sulla scheda elettorale, chi ha dichiarato di essere "superman", etc. etc.?

    E mi fermo a 9: non vorrei che mi prendessi per un giornalista di Repubblica :).







  • Di Fabio Montermini (---.---.---.154) 19 settembre 2010 13:36
    Fabio Montermini

    Vorrei precisare alcune cose.

    Prima di tutto, che, pur avendo, come tutti, le mie simpatie e antipatie politiche, non sono iscritto a nessun partito, non sono mai stato candidato a nessuna elezione, non ho mai chiesto i voti di nessuno, e questo articolo non mi è stato commissionato o ispirato da nessuno.
    Poi vorrei capire quali sono i punti, nel testo, in cui dico che non vorrei punire chi (rom o altri) ruba, sfrutta i bambini, obbliga i membri della propria famiglia a vivere in condizioni sanitarie e umane inaccettabili. Visto che non credo di aver scritto questo, o mi sono espresso malissimo, oppure alcuni lettori hanno interpretato tutto questo (arbitrariamente) dietro cose che ho detto io, correndo il rischio di sbagliarsi.
    La mia argomentazione concerneva due punti:

    1) ci sono persone (nomadi e non) che rubano, sfruttano i bambini, vivono in campi disgustosi. Queste persone non mi piacciono e vorrei che fossero punite (la questione delle espulsioni, soprattutto della loro efficacia e fattibilità è solo un corollario di questo). Quello che contestavo è che questo insieme di persone non coincide necessariamente con i rom. Dato che rom è il nome di un popolo, suggerivo solo di usare un altro termine. Invece, mi sembra che in tutti i commenti si sia usato rom nel modo sbagliato, come sinonimo di "zingaro che ruba, sfrutta i bambini e vive nello sporco". Siccome però a me piace giudicare le persone per quello che FANNO e non per quello che SONO, vorrei semplicemente chiamare queste persone "ladri", "sfruttatori di bambini" e "zozzoni", termini che hanno il merito di essere, da una parte più espliciti e meno ipocriti, e dall’altra modulabili (ci può essere uno zozzone che non ruba e non sfrutta i bambini, un ladro che è pulitissimo, e così via). Io non sono uno specialista né dei rom né degli zingari, quindi non so niente di tutto ciò, ma non posso escludere che esistano dei rom (intesi come popolo) puliti e civili. Se è vero che esistono dei rom (mettiamo pure la maggioranza) per cui tutti i non rom sono tutti uguali e meritano solo di essere derubati, bé io voglio essere migliore di loro...
    Che poi certe pratiche siano più diffuse in certe comunità è un discorso che ha a che vedere con i condizionamenti culturali e sociali, non con l’appartenenza a un popolo, altrimenti si cade nel pericolo di considerare che un rom appartiene ad una razza inferiore e non può nemmeno redimersi e diventare "civile", mentre abbiamo il dovere di lasciargli almeno questa possibilità. Fino a quarant’anni fa nella città dove abito gli italiani erano trattati - non sulla base di quello che facevano ma di quello che erano - da straccioni, parassiti e "mangiaspaghetti". Quando vedrò che puniamo i rom perché rubano, sfruttano i bambini e sono sporchi, e non perché sono rom, avremo fatto un grande passo avanti. Se poi, insieme, puniamo anche l’enorme numero di italiani (o francesi) che rubano, sfruttano i bambini e sono sporchi, ancora meglio...

    2) il secondo punto che ho sviluppato era non di negare che esistono rom che rubano, sfruttano i bambini o vivono nello sporco, ma che questo costituisse, in Francia (ma anche in Italia, dove ho vissuto fino a 33 anni e che frequento ancora regolarmente) un’emergenza nazionale tale da giustificare l’energia con la quale il governo francese ha affrontato la questione, e le polemiche che ne sono seguite. E basavo questo scetticismo sulla mia esperienza personale, perché potrà anche essere vero che sono un privilegiato, ma non vivo certamente in un ghetto, giro molto, e frequento tutti i quartieri di tutte le città. Gli esempi che sono stati portati per convincermi del contrario sono o casi individuali (mentre io avevo scritto esplicitamente "non nego che ci possano essere persone che ne sono veramente colpite, tanto da percepirla come un’emergenza") o singole categorie, particolarmente interessate dal fenomeno (pompieri, carabinieri, operatori del 118), e non vedo in cosa questi esempi smentiscano quello che ho detto. E’ certamente vero che la paura dello ’zingaro’ ha anche un fondamento reale, ma, come molte cose nella nostra società, ha anche un alto valore simbolico, e per un politico è più redditizio cavalcare questa paura che prendersi la briga di affrontare i veri problemi. E’ vero che io quando vedo degli zingari sporchi che fanno l’elemosina sento un’istintiva repulsione (non sono un’anima bella ipocrita), ma non faccio neanche il politico, mentre il ruolo del politico dovrebbe (sottolineo: dovrebbe) essere quello di andare al di là dei bassi istinti del popolo, altrimenti, scusatemi tanto, ma per me come politico non vale niente. Quello che volevo capire è qual è la vera incidenza dell’emergenza rom sulla nostra vita (di tutti i cittadini), e questo nessuno è riuscito a spiegarmelo, ma dalle cifre nude non sembra poi così drammatica. E l’argomento secondo cui "se tutti li odiano un motivo ci sarà", avrà anche un fondo di verità, ma può essere rovesciato: se tutti li odiano, dal medioevo in poi, e siamo comunque andati sulla luna e abbiamo avuto il progresso che abbiamo, forse non sarà poi quel pericolo che si cerca di dipingere.
    Quindi, niente destra e sinistra, almeno per quanto mi riguarda, ma semplicemente voglia di guardare le sfumature e non prendere la realtà così come viene.

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