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Esercitazioni di attacco israeliano contro l’Iran?

Nella vignetta dell’Economist l’Ahyatollah Khamenei si domanda, sardonicamente, come mai l’Occidente sia diffidente nell’immaginare l’arma atomica nelle disponibilità dell’Iran e della sua sfera di influenza.

 

La crudeltà della vignetta ci aiuta a ricordare come Khamenei sia arrivato alla Guida Suprema dell’Iran quando, alla morte di Khomeynī il delfino designato, ayatollah Hossein-Ali Montazeri, venne destituito per essersi opposto ai massacri degli oppositori.

La questione dello sviluppo nucleare in Iran è oggetto di dibattito nelle sede diplomatiche da diverso tempo: ufficialmente, infatti, l’Iran dichiara che lo sviluppo nucleare a cui lavora è finalizzato ai soli scopi civili di produzione energetica. Anzi, ultimamente (dal 2005) la diplomazia iraniana ha pubblicamente dichiarato che l’Ayatollah Ali Khamenei ha emesso una fatwa contro la produzione di armamenti nucleari. Nonostante le dichiarazioni, però, un gruppo di ex diplomatici iraniani ha dichiarato che lo stesso Ayatollah Khamenei ha detto ai membri dell’Intelligence iraniana che la fatwa non si applica al mondo islamico. Il sito FardaNews, vicino alla Guida Suprema, ha inoltre pubblicato un articolo in cui Ali Khamenei giustificava il possesso dell’arma nucleare se orientata contro chi la possiede.

Al di là di ogni carpiatura dialettico-diplomatica, il programma nucleare iraniano, come provato da fonti internazionali, è militarmente orientato e l’Iran è per questo oggetto di sanzioni internazionali.


Il rischio ora è che dalle sanzioni ci possa essere un passaggio di livello. Il primo settembre 2011 l’allora premier francese Sarkozy diceva:

“Le ambizioni militari, nucleari e balistiche dell’Iran costituiscono una minaccia crescente che potrebbe condurre a un attacco preventivo contro i siti iraniani, un eventuale attacco preventivo provocherebbe una crisi grave che la Francia non vuole a nessun prezzo. Tuttavia l’Iran rifiuta di negoziare seriamente e si abbandona a nuove provocazioni. Di fronte a questa sfida la comunità internazionale deve fornire una risposta credibile. Può farlo se dà prova di unità, di fermezza e con sanzioni ancora più dure“.

La questione Iraniana è tornata alla ribalta, ne abbiamo parlato qualche mese fa, per la cattura di un drone statunitense, evento che rischiava di avvitare la difficile situazione sul fronte diplomatico. E in questi giorni sta facendo molto clamore un post di un blogger ebreo statunitense, Richard Silverstein, che pubblica un estratto di un dossier che proverrebbe da un ufficiale delle Forze di Difesa israeliane. Si tratta di un inquietante dossier che spiega la dinamica del presunto piano di attacco che Israele starebbe studiando, o quantomeno lo sviluppo di una delle alternative che Israele sta vagliando, in particolare l’autore del post ritiene che

"sarebbe lo sforzo del premier Netanyahu di persuadere gli ufficiali israeliani di massimo livello della possibilità di attuare una guerra puramente tecnologica che coinvolga relativamente pochi esseri umani e che costerebbe poche vite"

Il piano è basato sull’isolamento informatico ed energetico dell’Iran, con monitoraggio via satellite degli esiti, abbinato al lancio di decine di missili balistici sia dal territorio israeliano che dai sommergibili che stazionano nel Golfo Persico e perfezionato da incursioni aeree di velivoli resi “invisibili” grazie ad una tecnologia mai rivelata nemmeno all’alleato statunitense, obiettivo principe la catena iraniana di produzione nucleare ed arricchimento dell’uranio.

Se tutto questo diventasse realtà rimpiangeremmo presto la fatica di monitorare i movimenti delle Banche Centrali, perché di ben altri movimenti dovremmo occuparci…

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