• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Egitto: via il primo ministro

Egitto: via il primo ministro

Chi temeva che le rivoluzioni in Egitto e Tunisia potessero essere distratte dalle tattiche dilatorie dei vecchi apparati, la notizia è rincuorante. Dopo la Tunisia anche l'Egitto sostituisce il primo ministro che in teoria avrebbe dovuto reggere le sorti del paese fino alle prime elezioni libere da decenni a questa parte. A dire il vero il premier tunisino appena insediato è il terzo dalla caduta di Ben Alì, ma è in Egitto che le dimissioni del premier fanno più scalpore, visto che Ahmed Shafiq era gradito come primo ministro pro-tempore dai militari, che si sono offerti come garanti della transizione nel dopo-Mubarak, anche se troppo vicino al vecchio regime. Militari che hanno dovuto cedere alle pressioni dell'opinione pubblica, che invece vedeva malissimo il governo Shafiq e il suo gabinetto, composto da protagonisti del vecchio regime. Pochi minuti fa l'esercito egiziano ha comunicato, attraverso la sua pagina su Facebook (va così, bisogna farsene una ragione) che il nuovo premier è Essam Sharaf (nella foto), già ministro dei trasporti. Sharaf sarebbe stato raccomandato proprio dagli attivisti che hanno animato la rivolta, è uno dei pochi esponenti del vecchio regime che si fosse esposto criticando duramente il sistema quando era al potere Mubarak. 85Tutti molto contenti, la protesta in piazza Tahrir di domani, dedicata come ogni venerdì alla richiesta di dimissioni di Shafiq, è stata cancellata e immediato apprezzamento è stato espresso anche dagli aspiranti candidati alla premiership, el Baradei su tutti. I militari devono ancora affrontare i punti più difficili della transizione, dal dissolvimento del partito di regime, alla liberazione dei prigionieri politici e alla punizione di quanti si sono resi responsabili della morte dei rivoluzionari inermi. Il tutto mentre i tribunali celebreranno i processi per corruzione ai maggiori esponenti del regime, già quasi tutti sotto inchiesta e il delicatissimo processo all'ex ministro dell'interno di Mubarak, el Adly, accusato di aver organizzato l'attentato alla chiesa dei cristiani copti d'Alessandria d'Egitto a capodanno. Il nuovo governo dovrebbe contribuire ad abbassare la tensione provocata dal contrasto tra la prudenza dei militari e la necessità di procedere a passo deciso nello smantellare il sistema creato da Mubarak e depurare la vita pubblica dai personaggi troppo compromessi con il vecchio regime. La fiducia dell'opinione pubblica, conquistata opponendosi agli ordini del dittatore, si è già dimostrata una cambiale da rinnovare a brevissima scadenza, gli egiziani non sono paghi di aver cacciato Mubarak, hanno un'idea precisa di cosa vogliono e hanno dimostrato anche ai militari che non molleranno la presa, proprio come i loro omologhi tunisini.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares