• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Eco Bio... sappiamo davvero cosa ci spalmiamo?

Eco Bio... sappiamo davvero cosa ci spalmiamo?

Eco CHE? Per chi vuole saperne di più...

Visto che ormai la cosmesi non è solo più una "cosa da donne" e che l’Eco Bio non è più solo un argomento sussurrato, ma sembra essere stato agguantato anche dalla distribuzione su larga scala tanto da diventare quasi una "moda" scopriamo se si è davvero informati sui prodotti che usiamo per curare la pelle, il corpo, i capelli.
 
Da quando la lista degli ingredienti è diventata obbligatoria su qualsiasi prodotto in commercio, ringraziando il cielo, possiamo capire cosa contiene il prodotto che utilizziamo per prenderci cura di noi, in base alla lista dei suoi componenti.
 
La domanda lecita che ne scaturisce è la seguente: " E se non sono un/a chimico/a" o un laureato in farmacia come capisco se una lista contiene qualcosa di dannoso per il corpo o per l’ambiente"?. A questa domanda risponde un piccolo, ma accurato Biodizionario ideato da Fabrizio Zago chimico industriale specializzato in formulazioni ecologiche. Il dizionario è di facile lettura ed è composto da una legenda di simboli immediati: la lista di ingredienti è affiancata da dei piccoli semafori che ne indicano la gravità. Il punto di vista di Zago è utile per capire ad esempio che l’INCI (quella serie di nomi strani che formano la composizione dei prodotti) è strutturato in modo da essere elencato dall’ingrediente presente in quantità maggiore fino a quello presente in quantità minore, che si troverà al fondo della lista. In poche parole se ai primi posti trovate degli ingredienti come il Sodium Octoxynol-9 Sulfate, che è un tensioattivo da doppio bollino rosso, il resto anche se buono sarà in quantità minore. Lungi da me comunque dare vita all’allarmismo per il quale da oggi in poi ogni donna si recherà nel reparto shampoo con l’ansia e le mani tremanti, anche se notate qualche nome strano in cima agli ingredienti non è detto che sia nocivo, magari è solo scritto in modo incomprensibile agli addetti ai lavori. Sostengo però l’informazione prima di tutto, quindi oggi che è possibile conoscere davvero cosa ci spalmiamo addosso trovo utile e democratico che si possa quantomeno scegliere.
 
C’è da ricordare comunque che la stragrande maggioranza della marche in circolazione, per quanto riguarda la cosmesi, usa derivati dal petrolio nelle creme che poi mezzo mondo si mette in faccia, cose di impatto ambientale devastante nonché "leggermente" occlusive per la pelle.
 
L’eco bio quindi ha la filosofia di base di proteggere l’ambiente, evitare per quanto è possibile di far entrare il corpo in contatto con sostanze poco naturali (ma davvero NATURALI, non come quelle spacciate per tali che poi se giri la boccetta e leggi cosa contengono ti prende un colpo apoplettico) e possibilmente anche quelle di derivazione animale, ma per l’ultimo punto molto spesso entra in campo la scelta personale. Inizialmente le perplessità maggiori riguardavano il prezzo di questi prodotti, in effetti poco accessibili, ma più duraturi nella quantità.
 
Ultimamente data la risposta maggiore a livello commerciale e considerata la voglia sempre più crescente di prodotti davvero sicuri, i prezzi sono notevolmente scesi, inoltre è comprovato che anche molte marche a prezzo ridotto propongano degli esempi validi sotto questo aspetto.
 
Per chiarire meglio le idee e mettere un freno ad un po’ di confusione che circola sull’argomento ho scelto di intervistare una ragazza molto ferrata e con il dono del saper arrivare a tutti. Barbara Righini ha radunato molti cultori dell’eco bio (compresa una dermatologa) che si scambiano notizie, ricette, consigli sul forum del suo sito: www.saicosatispalmi.org . Barbara non solo ha dato spazio al dialogo radunando chi voleva informarsi in modo completo, ma risponde a domande interessanti attraverso dei podcast su wordpress e occupandosi della vendita di prodotti rigorosamente scelti da lei e strasicuri a livello di contenuti:
 
 
Ciao Barbara innanzitutto spiegaci la differenza tra l’usare prodotti eco compatibili e prodotti normali di marche anche molto pubblicizzate..

 
La prima differenza è che usando prodotti eco-compatibili si contribuisce a danneggiare meno l’ambiente.
Pensa che nella sola Unione Europea versiamo in mare più di 7000 tonnellate di cosmetici al giorno!


Ci sono dei veri effetti di miglioramento della pelle ad esempio per chi usa questi prodotti?

Diciamo che se un prodotto è ben formulato, non dovrebbe dare problemi nè se ecobio, nè se tradizionale. Ma parlando in generale, eliminare dalla pelle alcune sostanze occlusive come i petrolati, e "plasticose" come i siliconi, dà alla pelle modo di avere una traspirazione molto più naturale. Un esempio su tutti: molte donne che lamentano untuosità sulla classica "zona-t" e secchezza sul resto del viso, passando all’ecobio notano un riequilibrarsi della situazione. L’untuosità in quel caso era dovuta agli ingredienti sopra descritti.

Questione prezzo, da sempre un argomento introdotto da chi vorrebbe cambiare ma economicamente non può, è vero che rispetto agli anni passati la buona qualità ha raggiunto anche un prezzo abbordabile?

E’ vero, ma non solo. Mai come nel settore cosmetico un prezzo alto non è garanzia di un’alta qualità.
La maggior parte dei prodotti ecobio ha prezzi lievemente superiori a quelli del supermercato, ma inferiori di gran lunga a quelli di profumeria. Inoltre di solito una crema ecobio dura di più di una tradizionale, perchè molto più concentrata.

Cosa consiglieresti a chi vuole avvicinarsi al mondo eco bio anche nell’uso dei prodotti stessi... una specie di guida all’approccio iniziale

Uh che domandone! Prima di tutto consiglierei di imparare ad identificare nelle etichette i componenti più dannosi, c’è un elenco su Saicosatispalmi.org. Poi avendone il tempo e la voglia, cominciare a inserire gli ingredienti dei propri cosmetici nel biodizionario in modo da rendersi conto di quanto è o non è bioeco ciò che si sta usando. Direi anche di diffidare degli INCI troppo lunghi.
Ricordo che INCI sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients.

Quanto sono importanti le certificazioni AIAB E gli altri certificati presenti ora per i prodotti?

Devo essere sincera: non amo molto le certificazioni perchè temo che forniscano un alibi per non pensare più a ciò che si sta acquistando. Il rischio è che noi consumatori vediamo il bollino e compriamo acriticamente. Tuttavia, in un panorama così complesso e carente di normative come quello della cosmesi "naturale", sono senz’altro utili per chi si vuole avvicinare al consumo consapevole dei prodotti di igiene e bellezza.

Sul tuo sito e specialmente nel forum di saicosatispalmi.org si è dato vita tra gli esperti, e bisogna ricordarlo, lo "spignattamento" che significa...

Spignattamento è il termine buffo/affettuoso con cui si autodefiniscono tutti coloro che realizzano cosmetici in casa. Si va da semplici preparazioni con l’uso di ingredienti per lo più culinari, a formulazioni vere e proprie, con materie prime cercate nelle farmacie.


Un rimedio creato in casa, se fatto bene naturalmente il famoso rimedio della nonna o per meglio dire della nipote ormai, a lungo andare è meglio di un qualcosa di comprato e già pronto?

Non si può parlare in generale, occorrerebbe paragonare due preparati specifici per poter giudicare. Certamente i preparati domestici hanno dei limiti, soprattutto quelli realizzati senza conservanti: non durano che pochi giorni in frigorifero. Per "spignattare" ad alti livelli poi occorre studiare ed informarsi, ci sono materie prime anche pericolose. La semplice vitamina C, cioè acido ascorbico, se dosata in eccesso può ustionare il viso!
Di contro, ci sono alcune semplici composizioni che non hanno niente da invidiare a prodotti in commercio. Il semplice sapone di olio d’oliva realizzato in casa, per esempio.

Quali sono gli elementi da considerare per capire se un cosmetico, uno shampoo o quant’altro rientra davvero nella categoria eco bio? Insomma, come si evitano le clamorose sòle?

Eh, non ci sono molte alternative: si deve imparare a leggere gli INCI. Oppure copiarli e a casa controllare col biodizionario!
Le certificazioni, come ti dicevo prima, possono aiutare.

Navigando un po’ nel tuo blog con i vari podcast ho trovato l’interessante procedimento delle 3 bio-fasi introdotto se non sbaglio dalla vostra dermatologa...sembra importante anche la scelta del sapone...

Sì lo è. Premessa: il metodo delle 3 biofasi consiste nell’ungersi il viso con un olio vegetale a scelta, insaponarsi con una buona saponetta, risciacquarsi e infine passare un tonico o una lozione acida. La scelta del sapone è importante perchè l’olio con cui è composto lo rende più o meno aggressivo. Potendo, è meglio dunque evitare saponette composte principalmente di olio di cocco (sodium cocoate), assai sgrassante, e preferire quelle composte principalmente di olio d’oliva (sodium olivate), più delicato. Meglio evitare anche le profumazioni troppo forti e sintetiche.
Infine, un buon sapone naturale è composto da oli, soda caustica, glicerina, eventualmente qualche olio essenziale o essenza per profumare. Non ci sono sigle strane come PEG, PPG. Non c’è propylene glycol.


Domanda di rito... una ricetta a cui possono accedere tutti, senza possibilmente farsi del male o incendiare casa?

Hehehehe. La cosa più facile da fare e anche più "antica" è la cold cream. La ricetta classica prevede 80 grammi di olio vegetale, 20 grammi di cera d’api, 20 grammi di acqua distillata di rose.
Fondere a bagnomaria la cera d’api nell’olio vegetale, quando è sciolta togliere dal fuoco e incorporare a filo mescolando bene (meglio frullando) l’acqua distillata di rose.
E’ una base che si presta a innumerevoli variazioni: miscele di oli oppure oleoliti anzichè un olio solo, gel d’aloe al posto dell’acqua distillata, profumazioni con oli essenziali - quando la miscela è tiepida, non a caldo! - e così via.
E’ un composto molto grasso, quindi va bene per mani, piedi, gomiti e talloni. Si possono preparare anche preparazioni ad hoc contro scottature, balsamiche per il raffreddore...

E ora quella finale: leggendo come sei arrivata tu a questa scelta si direbbe che l’informazione e lo spendere un po’ più di tempo per scegliere per se stessi e per l’ambiente ti abbia aiutato nel trovare la tua direzione, lo consiglieresti? E secondo te aiuterebbe davvero in modo sensibile il pianeta?

Non solo lo consiglierei, ma la considero imprescindibile. E’ fondamentale che ciascuno di noi trovi il modo e il tempo di informarsi su ciò che consuma, mai come adesso. Ben vengano le guide al consumo critico, i gruppi di discussione, le riviste rivolte al consumatore e così via. Non c’è bisogno di trascorrere mezza giornata a leggere, naturalmente, e non è il caso di diventare isterici e depressi Ciascuno può fare una piccola parte, ma tante piccole parti fanno il cambiamento.
Concedimi quindi di concludere con la mia frase preferita: se non conosci, subisci. Se conosci, scegli.


Nel ringraziare Barbara per la velocità nel rispondere e la chiarezza vi cito un po’ di link nel caso foste interessati:
 
Biodizionario: www.biodizionario.it

La community di Saicosatispalmi con annesso forum:
www.saicosatispalmi.org

Per i podcast di Barbara: http://saicosatispalmi.wordpress.com

Negozio online: www.saicosatispalmi.com
 
 
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares