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 Home page > Tribuna Libera > E’ giusto intitolare il piazzale della stazione Anagnina a Maricica?

E’ giusto intitolare il piazzale della stazione Anagnina a Maricica?

Le storie di violenza che coinvolgono cittadini stranieri e italiani sono sempre controverse. Come sempre, l'opinione pubblica si scinde in due fronti contrapposti: da un lato i colpevolisti, dall'altro gli innocentisti. E, come sempre, il proiettile che rimbalza da un fronte all'altro è l'accusa di cedere al razzismo. Chi si schiera dalla parte del cittadino italiano spesso si appoggia ai soliti stereotipi, secondo i quali gli immigrati sono incivili, privi di rispetto per il Paese che li ha accolti, violenti (e quando dico "immigrati" intendo quelli provenienti dall'area balcanica e africana, perché sugli altri non sembrano pesare stereotipi simili). Chi si schiera dalla parte degli stranieri sfodera la bandiera dell'antirazzismo: lo straniero viene accusato solo in quanto straniero e nel caso in cui sia effettivamente colpevole si cerca di limitare il danno d'immagine a carico della comunità di immigrati coinvolta. La stampa alimenta le paure e i pregiudizi diffondendo principalmente notizie di immigrati violenti. Che il colpevole sia straniero o italiano, le polemiche sono sempre le stesse.

Nel caso dell'aggressione nella metro di Roma, che ha portato alla morte la romena Maricica Hahaianu, è accaduta esattamente la stessa cosa. Stavolta il colpevole è un italiano, Alessio Burtone, accusato di omicidio preterintenzionale per aver sferrato un pugno in pieno volto alla vittima rumena. L'opinione pubblica non ha esitato a dividersi, anche se l'emozione più diffusa è il disgusto per quel giovane violento che già aveva dato segno di non saper regolare la propria rabbia nei rapporti con gli altri.

Eppure la contrapposizione dei due fronti è troppo radicale. Chi sta dalla parte di Alessio Burtone, lo fa al cento per cento: "Alessio libero" hanno gridato i suoi amici ai carabinieri che hanno accompagnato il giovane a Regina Coeli, ma è un motto che si legge anche da parte di comuni lettori nelle pagine dei quotidiani italiani. Chi sta dalla parte di Maricica si augura che l'assassino venga buttato in carcere e mai più ripescato, e scaglia accuse di razzismo a chiunque sollevi un "ma". Dalla parte della vittima si schierano, ovviamente, anche le autorità: il X Municipio si è già attivato per intitolare a Maricica il piazzale della stazione Anagnina. La proposta dovrà essere discussa e approvata dal Consiglio Comunale, ma il presidente del X Municipio, Sandro Medici, si dice sicuro dell'accordo di tutte le forze politiche sul tema. "Il piazzale dell'Anagnina - spiega Medici - è da molti anni il luogo in cui la domenica mattina la comunità romena si riunisce per incontrarsi e scambiarsi qualche sorriso; una consuetudine tuttavia che abbiamo dovuto difendere e preservare nel corso del tempo, sostenuti in ciò dalle autorità consolari romene".

La condanna del gesto violento di Burtone da parte delle autorità è stata doverosa. Così come lo è la condanna del colpevole, che deve rispondere dell'odioso reato commesso: gli inni alla libertà di Alessio sono decisamente fuori luogo e frutto di una visione parziale della vicenda. Ma intitolare la piazza alla vittima non è eccessivo? Si è trattato di un atto violento bilaterale: la violenza non brucia solo nei pugni, ma anche nelle parole e nei comportamenti. Se è stato Burtone a metter fine alla disputa con un pugno, la signora Hahaianu non è stata un esempio di civismo.

Sembra che una buona parte degli italiani antirazzisti a volte pecchi di razzismo al contrario: il fatto che la vittima sia romena pone quasi un obbligo di silenzio sulle sue responsabilità. Se la tragedia avesse coinvolto due italiani, esattamente con le stesse modalità, la piazza sarebbe stata intitolata alla vittima? Non si sarebbe bollata la vicenda come frutto di una rissa tra incivili?

La paura di giudicare obiettivamente la condotta di uno straniero per non alimentare pregiudizi sulla sua comunità, a volte, ci porta all'esito contrario: perdiamo di vista l'uomo, tenendo davanti agli occhi l'etnìa come schermo.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.244) 19 ottobre 2010 13:01
    Damiano Mazzotti

    Questo è il problema delle società multiculturali...

    Quando l’economia gira male o entra in depressione, le persone svantaggiate, indigene e straniere, interpretano situazioni normali di conflitto interpersonale, come un conflitto interculturale o interetnico...

    E in certi paesi non abituati a fenomeni immigratori, o non nati da fenomeni di migrazione di diverse popolazioni, avere troppi immigrati di culture troppo diverse, crea delle enclave, con periferie fuori controllo e rischio di "fenomeni di balcanizzazione" a medio o a lungo termine..

    A mio parere se una persona con conosce un minimo la lingua e la cultura del posto in cui vuole vivere o lavorare dovrebbe essere costretto a farlo, oppure ad andare in un paese dove parlano la sua lingua....

  • Di Elisa Lai (---.---.---.171) 19 ottobre 2010 13:19

    Onde evitare incomprensioni, specifico che l’articolo non vuole essere un atto d’accusa nei confronti della vittima, ma la semplice espressione di una perplessità nei confronti delle istituzioni che cercano in modo goffo di mostrarsi aperte e rispettose nel confronto con le altre etnìe. Il rispetto non si dimostra intitolando una piazza a una vittima solo perché romena (il riferimento del presidente del X Municipio alla piazza come luogo di ritrovo per romeni spinge proprio a pensare che il riconoscimento sia più un "contentino" dato alla comunità). Né tantomeno si dimostra evitando di considerare il comportamento della vittima come incivile, solo perché ha avuto la peggio.
    Ribadisco, infine, che un comportamento violento come quello di Burtone è assolutamente ingiustificabile e da condannare in tutto e per tutto.

  • Di (---.---.---.61) 19 ottobre 2010 18:16

    non sono d’accordo ad intitolare il piazzale a questa povera donna, altrimenti come succede una violenza,vanno intestate le piazze o strade alle vittime.Allora dovremo intestare il parco della caffarella , a quella ragazza che e’ stata struprata da un romeno 

    francesco
  • Di (---.---.---.89) 19 ottobre 2010 23:26

    da oggi ogni donna (romena in particolare) si sentirà autorizzata ad andare in giro ad insultare, provocare, spintonare e schiaffeggiare qualsiasi uomo al quale è, di fatto, proibito di difendersi.

  • Di (---.---.---.89) 19 ottobre 2010 23:34

    http://www.youtube.com/watch?v=1Mo0...

    In questo video chi è l’aggressore? Secondo la pazzia collettiva di questi giorni l’uomo bianco sarebbe dovuto andare in galera. (se l’uomo nero cadendo avesse battuto la testa e fosse morto... uso i "colori" solo per distinguerli ovviamente)
    Io dico che come in questo filmato l’uomo bianco ha fatto benissimo, Burtone aveva il diritto di difendersi dalle aggressioni della donna.
    Nessuna legge può importi il "fatti menare".


  • Di Sergio Bagnoli (---.---.---.250) 20 ottobre 2010 09:32

    Siete solamente delle bestie razziste: se la vittima non fosse stata romena, ma nera, albanese, filippina o di altra nazionalità sareste tutti qui a commentare ed a scrivere, a partire da Elisa Lai, della feroce aggressione ad una donna indifesa. Il Pm titolare dell’inchiesta, il dott.Calaresu, non ha mai detto che la Sig.ra Elisa Lai di Agoravox ha assistito all’episodio criminoso nella sua totalità, e quindi sia in grado di ricostruirlo. I filmati poi ritraggono solamente gli ultimi istanti, quelli più drammatici, della discussione che ha generato l’omicidio. Purtroppo il suo innato ODIO RAZZIALE VERSO I ROMENI, CHE PER LEI SONO DIFFERENTI DAGLI ALTRI IMMIGRATI, l’ha portata a definire la vittima un essere INCIVILE. Ho trasmesso il corpo del Vostro Articolo all’Ambasciata romena affinchè l’autorità giudiziaria di Bucarest competente in materia, essendo Maricica una cittadina romena,possa valutare quali REATI addossare ad Elisa Lai perchè una persona che scrive certe cose deve comunque pagare. In questo, linea della fermezza, ha pienamente ragione ALEMANNO a cui va tutta la mia stima. Sergio Bagnoli

    • Di Elisa Lai (---.---.---.171) 20 ottobre 2010 09:53

      Signor Bagnoli, francamente io non credo di aver espresso odio razziale nei confronti di Maricica. E se fosse accaduto a un italiano, la questione sarebbe stata esattamente la stessa. Difatti io dico: se fosse accaduto a due italiani, sarebbe stato intitolato il piazzale alla signora? Io non credo, perché a prescindere dalla nazionalità dei due (che io non reputo affatto rilevante, se non per gli insulti che son stati a carattere razzista indubbiamente) reputo il fatto una conseguenza della rapidità con cui i conflitti personali ai giorni nostri si trasformano in violenza. E quindi conseguenza di una inciviltà dilagante. Non si può pensare di risolvere pacificamente un conflitto sul piano fisico. Per me è inaccettabile. E con questo non voglio assolutamente giustificare l’uomo, perché è stato disgustoso nei comportamenti. A mio avviso, ed è una mia opinione, intitolare una piazza a una persona morta in un conflitto del genere è eccessivo. Con tutto il rispetto per la vittima e per la sua famiglia, che non è mai mancato da parte mia.
      Lei ha stabilito autonomamente che io sono razzista, che io avrei ragionato diversamente trattandosi di italiani. "Bestia razzista" è un insulto un po’ pesante, e non voglio risponderle. Be’, credo che lei sia la dimostrazione dell’obbligo di silenzio che vige su questo caso. Personalmente, sono serena: non credo di aver commesso alcun reato esponendo la mia opinione, né di aver mancato di rispetto a nessuno.
      Saluti.

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.12) 20 ottobre 2010 09:49
    alessandro tantussi

    A SERGIO BAGNOLI, 
    rilevo con rammarico e disappunto la violenza verbale con la quale il commento si rivolge all’autrice dell’articolo, che ha espresso il suo parere con toni moderati e persino dubbiosi rimettendosi ad una valutazione, eventualmente diversa, dei lettori. L’espressione "BESTIE RAZZISTE" rivolta all’autrice dell’articolo ed agli autori di alcuni dei commenti, è intollerabile. Il giudizio di chi ha usato questa espressione offensiva, oltre ad essere deprecabile nel modo, è oltretutto pregiudizialmente viziato da incapacità di confrontarsi serenamente con chi la pensa in modo diverso. 

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.12) 20 ottobre 2010 10:05
    alessandro tantussi

    per meglio valutare la presunzione di razzismo espressa contro ELISA LAI, che non conosco, sono andato, cliccando sul nome dell’autrice, a rileggere gli articoli da Lei scritti in precedenza. 

    Segnalo:
    http://www.agoravox.it/article/i-colori-della-speranza-11619.html
    pubblicato parecchio tempo fa.

    MI SEMBRA CONFERMATA LA TESI CHE NON SI TRATTI Né DI UNA "BESTIA" Né DI UNA "RAZZISTA"

  • Di Gian Carlo Zanon (---.---.---.63) 20 ottobre 2010 11:52
    Gian Carlo Zanon

    Intervengo nella dialettica che mi sembra si stia scaldando al punto di far uscire dalle righe della civile dialettica alcuni commentatori. Credo che "bestia razzista" sia un’offesa troppo pesante e vedo se si può far eliminare il commento brutale e soprattutto sbagliato.
    Mi sembra che il problema vada affrontato eliminando i sostantivi nazionali alle persone. Mi spiego meglio: tutti noi non siamo italiani, rumeni, americani ecc. , siamo degli esseri umani nati in Italia, in Romania, in America. Può sembrare un sofisma linguistico ma non lo è. La caratteristica di nazionalità è una qualità di un individuo, e quindi va espressa come un aggettivo non come un sostantivo. L’aggettivo è per sua natura in divenire come sono in divenire le caratteristiche umane; il nominativo fissa e cristallizza in uno stereotipo un essere umano; essere umano che non è più tale ma diventa un Rumeno, uno Zingaro e anche un terrone: ve lo ricordate che nei bar nel nord italia, prima che trovassero qualcun’altro da umiliare, c’era scritto "vietato l’ingresso ai cani e ai terroni".

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