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Kony 2012, il video che fa discutere. Power to the people?

Si chiama "Kony 2012": è il video che l'ONG americana Invisible Children ha diffuso il 5 marzo 2012 tramite Youtube e Vimeo allo scopo di trascinare davanti alla International Criminal Court il guerrigliero ugandese Joseph Kony, capo della Lord's Resistance Army. Kony, nell'arco di poco più di vent'anni, ha rappresentato una minaccia costante per i bambini dell'Uganda settentrionale: le incursioni dei suoi guerriglieri nei villaggi della regione hanno portato al rapimento e all'uccisione di decine di migliaia di bambini, destinati a divenire soldati del movimento o schiavi sessuali di Kony. 

In cinque giorni il video ha già superato settanta milioni di visualizzazioni ed è al centro di un tam tam mediatico incessante, alimentato dal passaparola e dalle condivisioni a catena su blog e social network come Facebook e Twitter. Il sentimento che serpeggia tra gli utenti del web è prevalentemente unanime: Joseph Kony va fermato, e noi possiamo fare qualcosa. Cosa? "Make Kony famous", evitare che la vicenda venga dimenticata dai "grandi" del mondo, parlando di lui, diffondendo il video, acquistando per 30$ gli "action pack" firmati Invisible Children contenenti manifesti, adesivi e braccialetti che sponsorizzano il progetto. Rendere Kony famoso per tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema e gettare luce sulla realtà degli "invisible children", costretti a continui viaggi dai villaggi ai rifugi dei centri abitati più grandi per evitare il rapimento. Rendere Kony famoso per stimolare un intervento degli Stati Uniti, che nel novembre dello scorso anno hanno inviato un plotone di cento soldati per addestrare e sostenere l'esercito ugandese nella caccia a Kony. 

L'enorme successo del video non dovrebbe stupire. Kony 2012 è sicuramente un prodotto confezionato con un package d'eccezione. Jason Russell, Bobby Bailey e Laren Poole, i fondatori di Invisible Children Inc. sono esperti comunicatori e film-makers, e questo si riflette sulla qualità estetica dei loro video e sulla loro efficacia pubblicitaria: sono chiari, puliti, lineari e capaci di puntare dritto al cuore dello spettatore attraverso l'uso della musica e di un montaggio ben studiato. Sanno come promuovere la loro causa, sanno come colpire e commuovere gli animi dei giovani, il target a cui tendenzialmente si rivolgono. 

Ma non sempre promuovere il bene equivale a farlo.


Buoni contro cattivi

In primo luogo, Kony 2012 si propone come un documentario volto a tenere alta l'attenzione su un problema, ma del carattere informativo del documentario ha ben poco. Sarebbe interessante chiedere a tutte le persone che hanno visto e condiviso il video cosa sappiano della situazione ugandese a visione terminata. Gli abili registi del filmato sono riusciti a superare un grosso ostacolo della comunicazione digitale, la scarsa propensione dell'utenza a prestare attenzione a un determinato contenuto per più di dieci minuti (il video dura 29 minuti), ma la struttura e il contenuto del filmato non sono funzionali a una conoscenza della complessità del problema. Non si può pretendere che un filmato di trenta minuti riesca a spiegare la complicata situazione politica e civile dell'Uganda (e che riesca a intrattenere nel frattempo), ma da una ONG votata all'advocacy si dovrebbe pretendere un trattamento dell'argomento decisamente più stimolante dello schema precostituito "buoni-cattivi".

Jason Russell, infatti, ha trovato un modo estremamente efficace per accalappiare l'attenzione volatile dell'opinione pubblica da social network: mettere davanti alla telecamera suo figlio e spiegargli per la prima volta la storia di Kony, durante un tenero dialogo padre-figlio. Il parallelismo tra l'ignoranza del bambino e quella dell'opinione pubblica mondiale è immediato. La storia di Joseph Kony viene allora trasformata in fiaba, con tanto di buoni e cattivi che si muovono in una lanterna magica di semplicismo e superficialità. I protagonisti della vicenda sembrano essere solo due: Joseph Kony, "the bad guy", e Jacob, il bambino che è divenuto il simbolo delle migliaia di "night commuters" dell'Uganda settentrionale. La lotta è tutta fra un uomo diabolico e un esercito di invisibili privi di protezione. La soluzione, allora, sembra semplicissima: eliminato il cattivo, regnerà la pace nel paese dei bambini.

Ma non manca qualcosa all'appello? L'Uganda non ha un governo? Non ha delle forze armate? Durante il filmato l'esercito ugandese (UPDF, Uganda People's Defence Force) viene nominato sporadicamente, per lo più nel momento in cui Russell annuncia orgogliosamente la decisione di Barack Obama di inviare cento soldati in Uganda. Quest'entità "invisibile", per rimanere sullo stesso piano del discorso, non è solo male equipaggiata e poco organizzata, ma è anche un corpo fortemente corrotto, accusato di stupri e saccheggi nella regione. I problemi delle popolazioni ugandesi, dunque, sono ben lungi dal trovare una soluzione grazie a una catena di clic e manifesti affissi nelle città del Nord del mondo, e ancor meno grazie all'uccisione del capo dell'LRA. Kony è un sintomo dei problemi ugandesi (e non solo ugandesi), non il problema. E allora non è forse disonesto proporre al pubblico il facile schema logico "uccisione Kony/ risoluzione del problema"?

"Ovviamente non potevo spiegare a mio figlio dettagliatamente ciò che Joseph Kony fa nella realtà", spiega Russell alla fine del confronto col figlio. E la linea da seguire purtroppo sembra la stessa nei confronti del giovane pubblico, dal momento che la risposta di Invisible Children alle numerose critiche che hanno preso di mira la superficialità del filmato è stata questa: 


KONY 2012 portrays, in no uncertain terms, the image of a madman who manipulates children spiritually for his own tactical gains. In our quest to garner wide public support of nuanced policy, Invisible Children has sought to explain the conflict in an easily understandable format, focusing on the core attributes of LRA leadership that infringe upon the most basic of human rights. In a 30-minute film, however, many nuances of the 26-year conflict are admittedly lost or overlooked. The film is a first entry point to this conflict for many, and the organization provides several ways for our supporters to go deeper in learning about the make-up of the LRA and the history of the conflict. Likewise, our work on the ground continually adapts to the changing complexities of the conflict.

Si può definire il video come "una spiegazione del conflitto in un formato facilmente comprensibile"? Il messaggio veicolato è che esiste un cattivo che fa cose orribili e va fermato. Non si sa come sia nato il Lord's Resistance Army, non si sa perché sia possibile che possa agire indisturbatamente nella regione. Queste circostanze sembrano essere prive di importanza: ci si limita a fornire al mondo una personificazione del male per stimolare una pressione dell'opinione pubblica e un intervento. E' una tattica di raccoglimento dei consensi che è oramai tristemente nota, ma colpisce che arrivi proprio da una Organizzazione Non Governativa.

Come si può pensare che uno spettatore che viene a conoscenza del problema ugandese per la prima volta tramite il filmato IC sia poi stimolato ad approfondire le sue conoscenze sul tema, se ciò che il video propone è una verità preconcetta e non una serie di interrogativi su una realtà estremamente complessa?

Il video si preoccupa di ottenere l'attenzione dell'utente ("You have to pay attention"), ma non lo fa per prepararlo a riflettere. Basta leggere i commenti degli utenti che condividono il video su Facebook: bisogna fermarlo, condividete il video anche se non avete voglia di guardarlo (la maledizione dei ventinove minuti colpisce ancora), poveri bambini, il nostro cuore è con loro.

La parola d'ordine è "cuore", non "cervello". La stimolazione del piano emotivo finisce irrimediabilmente per sbarrare la strada a quella del cervello, che non ha ragione di chiedere, di dubitare, di approfondire. La verità è lì, "sad" come la definisce il figlio di Russell, e tutti ne prendono atto, uniformandosi alla linea di pensiero di un bambino che ama fare il ninja e sogna di diventare come il padre. Ma l'opinione pubblica non ha cinque anni, e dovrebbe poter valutare se il finanziamento e l'appoggio dell'ennesima guerra contro la guerra sia del tutto positivo e auspicabile o possa, al contrario, presentare delle conseguenze deleterie per la popolazione che si vorrebbe aiutare.



L'intervento militare e il "power to the people"

L'invio dei fatidici cento soldati americani a sostegno della caccia ha portato a una vera e propria dichiarazione di vittoria da parte di IC. In Kony 2012, ma anche in un video precedente, la dichiarazione di Barack Obama viene letta ai volontari da un Russell su di giri, mentre in sottofondo il ritornello "Power to the people" fa le veci di colonna sonora del momento. Ma è veramente così? 

Sicuramente un'opinione pubblica informata e consapevole può incidere sulle decisioni del proprio governo attraverso l'attivismo. C'è da chiedersi, però, se tutti gli attivisti conoscano a fondo il background politico-strategico dell'intervento celebrato come una vittoria della gente

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 In primo luogo, non è la prima volta che gli Stati Uniti intervengono nella regione. Il video trasmette un messaggio molto chiaro, in cui attivismo e intervento militare - seppure finalizzato al sostegno alle armate locali - sono strettamente collegati da un rapporto di causa-effetto. Il potere delle persone ha portato all'intervento militare: possiamo agire davvero, continuiamo a contribuire. La piramide del potere si è rovesciata grazie a Internet, e ora la base è più potente della piccola punta (vedi immagine). Se si può accettare che una popolazione di giovani entusiasti di poter cambiare il mondo con nottate passate all'aperto pensi davvero che l'attività militare di una nazione dipenda dal desiderio dei suoi cittadini, diventa un po' meno plausibile che l'ONG si culli nella stessa ingenua convinzione. 

Dove finiscono gli interessi politici ed economici statunitensi nella regione? Dove finisce la situazione disastrosa in cui versa l'Uganda, governata da un regime travestito da democrazia? La semplificazione del contesto e l'ingigantimento di un problema particolare finisce per viziare anche il possibile aiuto che una ONG così potente sul piano comunicativo può fornire alle popolazioni ugandesi. Nel mondo del cinema, il primo piano è perfetto per focalizzarsi sulle ombre e tensioni emotive sul viso delle persone, ma impedisce di vedere lo scenario in cui il personaggio si muove. Questo è irrilevante se parliamo di un filmetto per passare il tempo, ma diventa un problema cruciale quando la sopravvivenza di quei personaggi dipende dalle caratteristiche dello scenario che si muove alle loro spalle. 

Probabilmente un intervento militare che punti alla cattura o all'uccisione di Kony porterebbe all'uccisione di tanti bambini-soldato, dal momento che il guerrigliero sceglie la sua guardia personale tra un plotone di tredicenni. IC punta proprio alla restituzione di questi innocenti alle loro famiglie. Allora come possono Russell e i suoi far combaciare l'obiettivo e l'enorme pericolo per i bambini in questione? Non bisogna dimenticare che l'esercito ugandese si è macchiato dei peggiori delitti proprio durante la lotta contro l'LRA.

Per questo motivo altre ONG attive nella regione si oppongono fermamente alla campagna di IC (come Project Diaspora), e caldeggiano un intervento finalizzato al raggiungimento di un accordo di pace, e non l'ennesima militarizzazione della regione (considerando che trovare Kony non è affatto semplice).

Attivismo e identità 2.0

Il successo della campagna fa sorgere alcuni quesiti sulle caratteristiche dell'informazione odierna, più "cinguettata" che verificata. Finché le notizie parziali (quando non palesemente false) si limitano ad eventi di infima importanza come delle ostie impastate con l'LSD il problema rimane su un piano potenziale. Ma quando l'informazione 2.0 diventa il trampolino di lancio per l'attivismo (un attivismo passivo, paradossalmente, esercitabile dalla postazione del pc), le conseguenze del tam tam si fanno sentire sul mondo reale con effetti che non sempre sono positivi. La condivisione acritica e l'assenza di approfondimento sono elementi che impoveriscono la nostra capacità di azione proprio nel momento in cui sembrano accrescerla

Ed ecco che anche la costruzione dell'identità 2.0 che avviene tramite i social network (noi siamo ciò che condividiamo) perde il suo carattere social per avere delle ricadute anche politiche sul mondo reale, quel mondo che dopo il clic dimenticheremo e relegheremo in un cantuccio, per poi ripescarlo in seguito a un ricordo piacevole su un video emozionante.

L'informazione deve davvero ridursi a questo?

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.64) 12 marzo 2012 17:25

    1- condivido i dubbi sulla strategia informativa, ma non credo sia questo il punto francamente.

    2-condivido altresì le perplessità di tipo logico (come catturare Kony senza uccidere i suoi bambini-soldato?) e di tipo storico (nefandezze dell’esercito regolare ugandese, non citate nel video.

    3-Il fatto che "kony non sia il problema, ma un sintomo del problema" mi sembra invece una stupidaggine, in quanto apre ad un percorso logico assolutamente inutile: crede che Hitler, Gheddafi, S.Hussein, Mussolini non siano a loro volta il "sintomo" di un particolare precipitato storico e sociale? Ovvio che sì. Ma ciò non vuol dire che non andassero fermati. Che non ci si debba limitare a questo è naturale, proprio per evitare che tornino ad ingenerarsi meccanismi simili. Ma quando si parla di sostanza (ossia, sul piano sociale, di emergenza) sono proprio i sintomi a dover essere combattuti per primi, soprattutto dinanzi a situazioni mostruose come questa.

    • Di Elisa Lai (---.---.---.159) 12 marzo 2012 20:39

      Sono d’accordo con lei. Io non ho mai detto che Kony non vada fermato, ci mancherebbe. Il problema è che il video (e non solo quello in questione, anche altri precedenti) associa la neutralizzazione di Kony a un "cambiamento del corso della storia umana", alla risoluzione del problema in toto: si fa molta, troppa confusione tra sintomo e "malattia". Le azioni dell’esercito ugandese sono espressione della stessa malattia, eppure sono schierati dalla parte dei "buoni" (e gli USA collaborano con loro da anni). 

  • Di (---.---.---.55) 12 marzo 2012 17:42
    Salve,
     Dal tuo articolo è lampante la critica verso questo video, l’effetto che provoca è surreale, e la mobilitazione massiva dei click sul web lo conferma, tanti mi piace e tante condivisioni senza consapevolezza della portata della reale situazione in Uganda spaventa....
    Spaventa quanto la gente sia così ingenua da credere di poter cambiare il mondo seduta in poltrona o appendendo qualche poster di questo certo kony in strada.
    Molto grave e degno di nota è come una ONG abbia costruito questo video strappalacrime con lo scopo di allargare la propria visibilità e mettere in cassa qualche dollaro in più, sfruttando la situazione di questi ragazzi costretti a subire gravi ingiustizie, senza tener conto, come detto da te sopra, quello che provocherebbe una caccia all’uomo di queste dimensioni e quanti bambini e innocenti potrebbero perdere la vita in questa guerra. 
    Riflettendo sul tuo articolo ho capito bene una cosa che prima mi sfuggiva e ti ringrazio, devo fare proprio come te; me ne devo fregare della situazione in uganda e criticare una ONG che ha fatto fin troppo bene il suo lavoro attirando l’attenzione di tanti zombie su un problema scarsamente ri-conosciuto.



    • Di Elisa Lai (---.---.---.159) 12 marzo 2012 20:49

      Crede che le persone che hanno condiviso il video dicendo "Fermiamo questo mostro" non se ne freghino? Crede che ora gli zombie non siano ritornati alle loro vite quotidiane senza problemi? 
      Esattamente il problema qual è? Esiste un veto sull’attività delle ONG, perché "fanno del bene"? Esiste una soglia di critica oltre la quale è "male" avventurarsi?
      Se preferisce confondere dubbio e cinismo, faccia pure. Non sarò io a impedirle di impegnarsi in prima persona per risolvere i problemi dell’Uganda. Coi migliori auguri.

    • Di (---.---.---.55) 12 marzo 2012 21:23

      Cara elisa sarò sintetico visto che il suo commento mostra il suo pensiero molto meglio del pasticciato articolo che ha scritto.

      Il problema che qui sto discutendo non è la critica, anzi mi auguro che ci siano sempre più persone in grado di esprimere il proprio giudizio in modo indipendente, il focus di questo discorso è l’aria fritta che emerge dalle sue frasi piene di nulla, non capisco cosa voglia da un’organizzazione no profit che si prefigge di aiutare delle persone e di svegliare in altre quel senso di umanità che spesso manca a questo mondo.
      Cordiali saluti Alessio
    • Di Elisa Lai (---.---.---.159) 12 marzo 2012 21:34

      Si critica perché si vuole qualcosa in cambio? 
      Il mio articolo è il resoconto di tante critiche movibili (e che sono state mosse) alla campagna IC, infatti troverà i link alle varie fonti da me consultate. L’aria fritta di cui parla proviene da fonti diverse, esperti e studiosi delle vicende dell’LRA e dell’Uganda, altre ONG e abitanti ugandesi. 
      Concludo allegando un recente articolo di Amnesty International: http://www.amnesty.org/en/news/efforts-arrest-joseph-kony-must-respect-human-rights-2012-03-08

    • Di (---.---.---.55) 12 marzo 2012 21:58

      Penso che l’obiettivo dell’articolo del suo unico link di riferimento o fonte sia molto intelligente, evitare un effetto stadio pericoloso"psicosi di massa" e non cerchi in alcun modo di minimizzare o distorcere il problema kony.


  • Di (---.---.---.64) 12 marzo 2012 21:49

    Condivido perfettamente i dubbi...io ho appena diciotto anni e sono finita su questo sito a leggere ciò che ha scritto e ad informarmi un po’ sul conflitto in Uganda, cosa che non mi sarebbe mai passata per la mente, se non avessi visto quel video...almeno questo lo deve riconoscere.

    Noi giovani non siamo poi così pessimi, non siamo ( o almeno non tutti ) degli zombi...le generazioni passate dovrebbero darci almeno il beneficio del dubbio, sarà ciò che faremo in futuro a dimostrare quanto valiamo, non i vostri giudizi a priori. A parte questo mio personale sfogo, ritengo che questo articolo sia molto interessante e nel vedere il video ho avuto le stesse sue impressioni.
  • Di (---.---.---.9) 12 marzo 2012 22:13

    scusa l intromissione,ma dall alto delle tue conoscenze,a quanto pare piuttosto fondate tu cosa fai per aiutare questo popolo?????????
    anche perche’ se conosci la situazione come potresti essere rimasta insensibile a quello che succede in UGANDA???????????
    io in UGANDA ci sono stato e ti assicuro che il sorriso che quei bambini riescono a donarti anche vivendo in condizioni non proprio speciali e’ qualcosa di unico......e quindi perche’ x colpa di qualcuno sia esso Kony o qualunque altro tutto cio’ sia destinato a non avere un futuro migliore????
    io da quando sono stato in UGANDA non ho mai smesso di impegnarmi a fare found raising x quella gente.........sicuramente qualche migliaio di euro non servira’ a risolvere i problemi,ma attraverso la sensibilizzazione di amici e parenti sono riuscito a far conoscere l UGANDA a moltissime altre persone che e’ poi la stessa cosa che hanno fatto quelli di invisible children utilizzando altri mezzi...................e ottenendo un ottimo risultato!!!!!!!!!!!
    -alessio-

  • Di (---.---.---.106) 12 marzo 2012 22:51

    sono totalmente d’accordo con te, elisa. il contenuto del video è indiscutibile, quello che è successo e sta succedendo è innegabile, che joseph koni debba essere arrestato al più presto anche. il modo, però, il fatto che per attirare l’attenzione serva qualcosa di eclatante, visibilmente ben fatto e molto poco approfondito (perché un servizio della bbc non avrebbe mai fatto altrettanto scalpore), quello sì è discutibile. detto questo, se anche solo un centesimo delle persone che guarderanno il video sentiranno il bisogno di approfondire, conoscere meglio la situazione, sarà già un successo.

    l’arresto di koni non risolverà ogni cosa, è vero, ma sicuramente darà un segnale forte all’opinione pubblica, non credi?
    alessio che ha commentato qui sopra credo dovrebbe imparare a leggere (oltre che a scrivere "fund raising"), perché non mi sembra di aver letto da nessuna parte che elisa non voglia fare niente per aiutare o che sia rimasta insensibile. quindi se vuoi sentirti dire bravo per quello che fai, allora bravo, ma dovresti pensare due volte prima di giudicare le persone.
  • Di (---.---.---.60) 12 marzo 2012 23:12

    Se ne dovrebbe occupare l’America? Allora non serve nessun video, quelli invadono tutto senza sollecito. Si parli invece del famigerato MES senza ulteriori distrazioni costruite a tavolino.

  • Di (---.---.---.9) 12 marzo 2012 23:14

    rileggendo il mio commento non mi sembra di avere sbagliato a scrivere(puo succedere),ma tralasciamo.........io non voglio giudicare nessuno,ne tanto meno sentirmi dire bravo perche quello che faccio perche’ non lo faccio x per un ritorno personale...........sei tu a dire che se attraverso questa operazione mediatica tanta gente conoscera’ cosa sta succedendo,sara’ un successo.....quindi siamo sulla stessa linea di pensiero!!!!!!!!!!
    percio’ perche’ criticare questa cosa?????????
    -alessio-

  • Di (---.---.---.142) 13 marzo 2012 01:11

    FONDAMENTALE
    Probabilmente un intervento militare che punti alla cattura o all’uccisione di Kony porterebbe all’uccisione di tanti bambini-soldato, dal momento che il guerrigliero sceglie la sua guardia personale tra un plotone di tredicenni.


    Ad Alessio: l’articolo parlando del problema da visibilità all’argomento quindi non credo sia un fatto negativo che sia stato scritto.

    Ho visto molte persone che parlando dell’argomento sollecitavano la visione del filmato, o la condivisione "anche se non avete voglia di vederlo", giusto per informare o per sentirsi meno colpevoli probabilmente. Molto utile per l’Uganda e per i suoi problemi.
    Avere dei dubbi su Invisibile Children non vuol dire appoggiare Kony o fregarsene del problema, anzi magari serve per fare chiarezza su un problema più grave alimentato da chi domande non se ne pone.
    Davide.
  • Di (---.---.---.76) 13 marzo 2012 02:04

    Sono pienamente d’accordo con te, Elisa Lai. Hai fatto un’ottima analisi che coincide con quanto mi è venuto in mente dopo la visione del video e ti ringrazio per aver condiviso sul web questo tuo articolo che spero possa far riflettere molti ragazzi "pompati" dal video che credono di poter cambiare il mondo con un click o comprando il kit del supereroe. Con questo non dico che questo criminale non vada fermato, ma che non si debba scambiare la cattura del sig. Kony con la presunzione di poter cambiare il mondo perchè purtroppo non si può, almeno a mio avviso.
    Saresti così gentile da pubblicare i link più significativi che ti hanno portato ad una più approfondita conoscenza della storia dell’Uganda in merito a questa vicenda? Perchè, combinazione, devo dare un esame universitario su di uno stato a scelta e mi piacerebbe approfondire questa storia con il cervello, e non con il cuore, analizzando le cause di tutto ciò con vari annessi e connessi. Grazie, buona serata :)
    F.

  • Di Geri Steve (---.---.---.37) 13 marzo 2012 02:55

    Non ho guardato il video e non so quasi niente dell’Uganda.

    Approvo in pieno la critica ad una informazione che vada soltanto al cuore e non anche al cervello.

    A causa del mio cervello però, non posso sentire affermazioni, logicamente condivisibili, ma che suggeriscono inaccettabili inazioni, del tipo "Koni è un sintomo" oppure "dificile catturarlo senza colpire i suoi bambini soldato".

    Per la teoria del sintomo, richiamo il primo commento, per l’altra teoria richiamo la frittata e le uova.

    C’è poi la "teoria del contesto", storicamente utilizzata per insabbiare tutto:
    - i mafiosi non sarebbero colpevoli della mafia, è il contesto che fa la mafia...
    - i corrotti e i corruttori non sarebbero colpevoli, è il contesto che è basato sulla corruzione...
    - i soldati che commettono atrocità non sarebbero colpevoli, è il contesto che è atroce...

    Sia ben chiaro: il contesto, gli antecedenti, sono importanti per capire.
    Non mi piace però che vengano utilizzati per cambiare discorso e non proporre assolutamente niente per risolvere il problema di atrocità in corso: mi si ribellano cervello e cuore in perfetta sintonia.

    Geri Steve

  • Di Voices from Nowhere (---.---.---.253) 13 marzo 2012 07:42

    Vorrei che nessuno dimenticasse come mai l’Occidente si è ricordato dell’Uganda solo adesso..

  • Di (---.---.---.2) 13 marzo 2012 09:55
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  • Di (---.---.---.55) 13 marzo 2012 12:50

    Ho trovato un articolo molto interessante e meno pasticciato dove sono presenti riferimenti, cifre della situazione reale in Uganda e le relative fonti.

    Sarà difficile leggere questi articoli senza avere una naturale reazione emotiva, e se non sbaglio è proprio questa che molte volte cattura la nostra attenzione facendoci ragionare sulle cose.
  • Di Elisa Lai (---.---.---.159) 13 marzo 2012 17:50

    Il fatto che lei non sia andato a vedere le mie fonti tramite i collegamenti nel testo non significa che io non le abbia indicate. Ribadisco: l’articolo non è il risultato di un mio colpo di testa dell’ultimo minuto. Ho sommato considerazioni personali e critiche mosse da fonti affidabili americane, ugandesi e africane. Cliccando sulle parole evidenziate nel testo troverà una parte delle fonti da cui ho attinto per la stesura dell’articolo. Le altre le ho indicate nel commento sopra.
    Saluti.

  • Di (---.---.---.123) 13 marzo 2012 23:16

    Ciao e complimenti per l’articolo, molto ben documentato!


    vi lascio un paio di domande che ho postato ad IC e delle quali spero di avere risposta presto...



  • Di (---.---.---.5) 13 maggio 2012 13:31

    quello che ci ha capito di più potrebbe spiegarmi meglio questa storia??
    grazie mille!!

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