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Duel: assedio a Fortapasc? Mino Jouakim e Andrea Purgatori a confronto, le interviste

Sequestrare Fortapasc su tutto il territorio nazionale, è questa la richiesta inoltrata al Tribunale di Napoli da parte del giornalista e scrittore Mino Jouakim, già caporedattore del Mattino.  Nel ricorso quest’ultimo lamenta che, nella ricostruzione della storia di Giancarlo Siani, il personaggio di Sasà, responsabile della "inventata redazione" di Torre Annunziata sarebbe "a lui chiaramente riconducibile e verrebbe ridicolizzato e falsamente rappresentato".

Gli Avvocati Maurizio d’Albora e Fabio Mariottino, difensori di Jouakim, lamentano che, contrariamente alla realtà, egli venga, nella ricostruzione cinematografica, rappresentato come un “capo” di scarsa moralità che cerca di ostacolare Siani e, anzi, che lo invita a fare il “giornalista-impiegato” piuttosto che il "giornalista-giornalista”.
 
Per Jouakim, la stessa redazione di Castellammare viene ridicolizzata e diffamata attraverso la rappresentazione di uno squallido ufficio nel quale, oltre al pavido responsabile, lavorano un fotografo tossicodipendente e due giornaliste che, piuttosto che al proprio lavoro, si dedicano alla cura del corpo.

Il giudice Laura Tricomi, della settima sezione del Tribunale di Napoli, ha fissato l’udienza pubblica del 23 aprile per la comparizione del produttore e del regista del film, Marco Risi, e per decidere sulle richieste formulate da Jouakim.

Intervista ad Andrea Purgatori.

Andrea Purgatori,
Mino Jouakim ieri ha sporto denuncia al Tribunale. Ci racconta cosa è successo?
 
Non è successo nulla di particolare dal nostro punto di vista, c’è la storia di Giancarlo Siani, ma ci sono anche tutte le licenze che si prendono quando si scrive un film. Noi abbiamo messo la redazione dove lavorava Giancarlo Siani a Torre Annunziata mentre nella realtà era a Castellammare di Stabia. Abbiamo modificato i nomi di tutti ad eccezione dei camorristi e di Giancarlo per creare, come spesso accade nella cultura cinematografica, delle sintesi e degli opposti che ci potessero raccontare meglio la storia. Questo è stato fatto nella piena libertà creativa che ci si prende quando si fa un film e non un documentario. Nessuno si può riconoscere in quel giornalista perché quel giornalista non esiste. Adesso lui si sente, come ho letto, diffamato e vedremo cosa dirà il giudice. Nel Divo di Sorrentino, Andreotti si è guardato bene dal chiedere il ritiro del film e non l’ho ha fatto nemmeno Cirino Pomicino che in una scena fa una scivolata nel Transatlantico, col suo nome e cognome e non con un altro. Io penso che ci vorrebbe più elasticità nell’affrontare queste cose e nel pensare che abbiamo affrontato la storia di Giancarlo Siani e non quella di Jouakim. Che dire di fronte a queste cose? Ci sono abiutato, io non scrivo Vacanze di Natale... Per il Muro di Gomma mi hanno chiesto 100 miliardi, per il Giudice Ragazzino si sono incazzati. Non mi stupisce, quindi. Mi stupisce il fatto che ci sia qualcuno che non si rende conto che stiamo facendo un film.
 
Quindi lei conferma che non si riferisce a Jouakim il personaggio del film?

 
Nella maniera più assoluta. Noi abbiamo creato una situazione ambientale. Abbiamo creato un amico eroinomane che non esisteva nella redazione; l’abbiamo fatto perché Giancarlo era impegnato nel problema della droga e nel problema dell’eroina e ci è sembrato molto più efficace ed emozionante mettere il problema sul suo migliore amico e collega della redazione. Certamente non è saltato fuori nessun collega della redazione dicendo: io non sono eroinamane, è un fatto di sensibilità personale.

Come mai questa, allora, questo sentirsi chiamati in causa?
 
Non so che dirti, vermante non lo capisco. Se effettivamente questo personaggio si fosse mosso come lui, avesse avuto il suo nome l’avrei potuto capire, ma non ha il suo nome è in un’altra redazione, geograficamente non è dove stava. Evidentemente lui l’ha sentito come un fatto personale. Ci dispiace di questo ma più di dirgli che non abbiamo pensato a lui nemmeno per un momento e che è un film e non un documentario non so cosa dirgli. Cioè gli americani mettono in scena dei presidenti degli USA che ammazzano le amanti ma non per questo Clinton o Bush chiedono il ritiro del film.
 
Questo non rischia di mettere in secondo piano la storia di Giancarlo Siani?

 
Sembra che adesso il problema è il caporedattore non Giancarlo Siani, che dire allora? Quando hanno chiamato in redazione al Mattino per dire che Siani era morto il direttore ha risposto: “Siani chi?”.

Non è grave chiedere la censura su un film che parla di un giornalista ucciso dalla Camorra?
 
Quando ho scritto il Muro di Gomma l’associazione dell’Arma dell’Aeronautica che mi ha chiesto nel 1991 cento miliardi, non contestandomi la questione centrale del film, ovvero l’aereo abbattuto ma perché si sentivano diffamati dalla scena in cui i Generali cantano al ristorante. Significa non capire che questo è un film o avere qualche altra sensibilità personale ma non è un problema mio.
 

Intervista a Mino Jouakim.

Le cito una frase di Purgatori che abbiamo contattato questa mattina "Evidentemente lui l’ha sentito come un fatto personale. Ci dispiace di questo ma più di dirgli che non abbiamo pensato a lui nemmeno per un momento e che è un film e non un documentario non so cosa dirgli".

Dice quello che ha detto Risi. E’ un film, non è un film romanzato, un film documento non è un romanzo. Se Siani è Siani; se Amato Lamberti è Amato Lamberti; se il dott. Albertone è quello della redazione di Castellammare, i personaggi collimano. La redazione, poi, era unica per tutta l’area, da Sorrento a Portici, e ci facevano capo tutti i corrispondenti compreso Giancarlo, non cambia nulla se la sposti a Torre Annunziata. Mi dispiace che nessun giornale abbia pubblicato, non soltanto i rapporti tra me e Giancarlo, non soltanto il mio lavoro come caporedattore, ma anche quello che sono stato io per questa città prima e dopo Castellammare di Stabia, perché la mia carriera non finisce a Castellammare, ma torno a Napoli e faccio tutto quello che ho fatto nella mia vita: inchieste, interviste, camorra, brigatismo, cos’altro devo fare di più?
 
Quali erano i suoi rapporti con Siani?
 
Ottimi sul piano umano e professionale. Giancarlo lavorava con me, in cronaca con noi, era un abusivo, come lo sono stato io per anni. Poi ci fu la mano dura con gli abusivi per non creare troppo contenzioso. Cercammo di salvarne due o tre bravi, uno era Goffredo Buccini, oggi capo della redazione romana del Corriere della Sera, Giancarlo ed un altro di Pompei si scelsero due comuni del mio territorio ed io ero già da un anno a dirigere la redazione di Catellammare. Ero stato promosso lì dopo un libro sul delitto Grimaldi e nella mia posizione al Mattino puntare sulla pista passionale non era facile perché non faceva certamente un favore al mio giornale. Dopo un anno arrivò Giancarlo che lavorava con me, però faceva il corrispondente da Torre Annunziata. Quando si parla di Giancarlo, si parla di Giancarlo, quando si parla di Amato Lamberti si parla di Lamberti e poi il redattore non esiste.
 
Dice Andrea Purgatori che tutti i nomi sono stati cambiati ad eccezione dei camorristi e Giancarlo Siani.
 
Gionta si può nominare, che problema c’è. Io sono stato 23 anni in silenzio. C’è una sola intervista, il mio più bel regalo, fatta il 3 ottobre 1985 dove sostengo le cose che sostengo anche oggi sul movente, sui Gionta e su tutto; è stata la mia più grande soddisfazione professionale. Non sono soltanto il capo che si ribella perché è stato allontanato da Castellammare, ma io ho fatto la storia di questa città almeno giornalisticamente.
 
Non crede che chiedere la sospensione del film possa generare malintesi?
 
Ho chiesto la sospensione del film, l’udienza ci sarà il 23, intanto i giornali ne stanno parlando, i colleghi, gli intellettuali sanno chi sono, quando tornerà nelle sale, se tornerà, io mi affido al giudice, allora la gente andrà a vedere il film sapendo qualcosa di diverso. Immagini che dolore per me che me lo sono cresciuto ’sto ragazzo, come amico e come collega, ho scelto il silenzio ma ora basta. Ci fosse qualcuno che ha detto ma chi è sto Jouakim? Soltanto il corrispondente della redazione di Castellammare.
 
Lei non ha dubbi che il caporedattore del film sia lei?
 
Non lo dica nemmeno per scherzo, se ci fossero state 3-4 redazione, il dubbio ci sarebbe potuto essere. Cinematograficamente per evitare problemi si è spostata a Torre Annunziata, si è parlato di contrasto, ma che film è questo? Racconta la verità! Giancarlo è Giancarlo o state raccontando il mito? Posso capire il simbolo, posso capire che andate oltre ma se andate oltre raccontatelo bene, se no che razza di classe intellettuale è questa?

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