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Due infortuni, due casi trattati differentemente

A raccontarla tutta la vicenda degli infortuni (sic) ILVA e solo di questi ultimi anni ci vorrebbero altro che le puntate di Beautiful! Il 7 maggio, ennesimo infortunio. Cambia lo scenario, cambia la scena e il sito, ma le cause sono le medesime.

L'ultimo in ordine di tempo prevede un operaio di manutenzione che salda su un ponteggio di circa 4 metri in altezza al convertitore 3 dell'Acciaieria 1 (in totale ce ne sono sei di convertitori, tre in Acciaieria 1 e tre in Acciaieria due). Cosa contraddistingue questo operaio? Non indossa nessuno strumento o indumento di sicurezza se non i normali scarponi, la tuta in tela e gli attrezzi di lavoro (visiera di protezione e guanti).

Nessuna cintura di sicurezza (eppure lavora in altezza), né altro alla bisogna. Ma soprattutto il ponteggio è fatta alla bell'e meglio, instabile, insicuro, di lamiere arrugginite e materiale di risulta (in una acciaieria in cui manca dell'acciaio degno di questo nome). I soccorsi sono arrivati dopo ore in quanto l'accesso era impedito dall'impalcatura e non previste le vie di fuga. Se si analizza l'infortunio di Benedetto (così si chiama l'operaio) con le decine al mese che non salgono alla ribalta della cronaca nazionale e sì e no a quella locale (i giornalisti dei mass media locali da sempre pagati da Riva) hanno tutto lo stesso minimo comun denominatore.

Vogliamo parlare di quell'operaio caduto in una buca lasciata scoperta e non recintata dove viene scaricata l'acqua di raffreddamento della cokeria? O dell'operaio del reparto finitura a cui è stato tranciato un piede rimasto incastrato in una lamiera in movimento? Ma ne potrei raccontare ancora all'infinito. Appunto come le puntate di Beautiful!



Solo ignoranti (nel senso di ignorare) o solo conniventi e correi possono non vedere in questi "incidenti" una reato di colposità se non di dolosità e premeditazione! Infatti sindacati conniventi, politici locali e nazionali, preti e vescovi locali parlano ogni volta con le lacrime agli occhi e la mano al petto di disgrazie, di spiacevoli inconvenienti, di luttuoso evento ecc. E non sarà strano se oltre al danno verrà la beffa che potrebbe arrivare nel far pagare a quell'operaio i danni materiali per aver danneggiato materiale di proprietà dell'azienda.

Perché racconto tutto questo?

Perché mi indigno nell'assistere a come viene trattata solo a livello mediatico la sparatoria di Montecitorio e il ferimento di quel carabiniere, immolato sull'altare dell'eroe nazionale e simbolo del "lavoratore caduto nel compimento del proprio dovere", i minuti di silenzio in tutti i campi di calcio, in tutti i talk show televisivi, le prime pagine per giorni e giorni, le addirittura conferenze stampa della figlia elevata ad eroina (e può anche darsi che lo sia) e il silenzio assordante, tombale che ogni giorno e piu volte al giorno sommerge i molti lavoratori uccisi o feriti per mano dei loro sfruttatori, in nome del profitto e del progresso. Al massimo, quando va bene alcune ore si sciopera, una prece e poi tutto come prima peggio di prima!

Questa non è retorica, non è melenso pietismo, ma oggettiva razionalità. Mettete a confronto gli uni e gli altri casi. Perché gli uni sono eroi e gli altri solo incidenti inevitabili e persino qualche volta deprecabili?

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