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Dubitare del libero arbitrio

di Eleonora Degano

Se il vostro capo vi riconosce d’aver fatto un ottimo lavoro o concludete un affare molto vantaggioso, la vostra giornata sarà improvvisamente luminosa. Se litigate con un amico, al contrario, tutto intorno a voi vi sembrerà più grigio. Se invece vi scappa semplicemente la pipì, perderete fiducia nel libero arbitrio.

Quest’ultimo simpatico dettaglio è quanto emerso da uno studio pubblicato da poco sulla rivista Consciousness and Cognition dagli psicologi Michael Ent e Roy Baumeister: i due ricercatori hanno scoperto che più una persona è in preda alla necessità di far pipì, meno sarà convinta che gli esseri umani siano davvero artefici del proprio destino. Meno crederà di avere davvero il controllo sulla propria vita, di aver soppesato le possibilità e scelto.

Un lato filosofico della pipì che non era ancora stato affrontato in questi termini. Lo scopo della ricerca non era però comprendere se abbiamo o meno il libero arbitrio (questione dibattuta da tempo immemore e ancora tutto fuorché risolta), ma se pensiamo di averlo e quando quest’idea può venir meno. L’indagine è iniziata su un primo gruppo composto da partecipanti che soffrivano da tempo di epilessia o di attacchi di panico, condizioni caratterizzate rispettivamente l’una da improvvisi e incontrollabili movimenti convulsi, l’altra da brusche e ricorrenti manifestazioni di panico e ansia. Come previsto le persone che soffrono di questi condizioni tendono a essere più scettiche in merito al libero arbitrio. Probabilmente, spiegano gli scienziati, perché dal punto di vista fisico hanno realmente un controllo minore sulla propria vita.

Per scoprire se gli stessi risultati potessero arrivare anche da soggetti sani, i ricercatori hanno sottoposto a un secondo gruppo un questionario in cui i partecipanti dovevano fornire informazioni non solo in merito alla propria idea di libero arbitrio ma anche riguardo ai bisogni corporali che sentivano in quel momento. I desideri più in conflitto con l’idea di essere liberi nelle proprie decisioni erano nell’ordine il bisogno di urinare, quello di dormire e il voler fare sesso. È in questi momenti così legati alle nostre necessità più basilari che, a quanto pare, dubitiamo di avere davvero il controllo: quando scappa la pipì, quando si è molto assonnati o si è presi dal desiderio sessuale l’idea di essere davvero in control vacilla e ci sentiamo schiavi del nostro corpo.

I due autori dello studio non si dicono sorpresi dai loro risultati. Le piccole cose impreviste che succedono nella vita di tutti i giorni ci influenzano a tal punto che sarebbe ingenuo pensare che lo stesso non valga anche per i bisogni più impellenti, specialmente quelli che – come la pipì – ci forzano a interrompere qualsiasi attività in corso per soddisfarli.

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia

Crediti immagine: Rev Stan, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.39) 7 gennaio 2015 23:29

    Questi hanno scoperto l’acqua calda! Hanno scoperto che se uno deve andare urgentemente di corpo non è libero di scegliere di non andarci.

    Bravi! 7+.

    Alla fine, quello che ne esce é una visione materiale e piccina (e anche un po’ sporchina) del senso della vita.

    Il libero arbitrio non consiste nella assoluta libertà di fare ciò che si vuole, come e quando lo si vuole, in un mondo fisico; come potremmo? Siamo fatti di carne ed ossa, con bisogni primari che non possono essere evitati e basterebbe il fatto che siamo destinati a morire, per meglio dire il nostro corpo fisico è destinato a morire, per capire che non abbiamo alcuna libertà di decidere alcunché al riguardo.
    Il libero arbitrio attiene alla sfera morale, non fisica dell’uomo; per chi crede almeno, la nostra anima è stata creata in modo da poter scegliere liberamente se seguire la via del bene o quella del male, con tutti i limiti che le derivano dall’essere costretta in un corpo fisico imperfetto e fallibile per sua natura.

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