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 Home page > Attualità > Cultura > Dov’è finito il Bel Paese Italia? Risponde Francesco Merlo

Dov’è finito il Bel Paese Italia? Risponde Francesco Merlo

Ecomostri al posto di spiagge assolate. Palazzinari al posto di imprenditori “puliti”. In questo nostro Paese non più bello, i cantanti sostituiscono i poeti, Lucio Dalla invece di Alda Merini. Il cibo dei contadini, la sublime pasta e fagioli, è diventato la holding globale di Slowood.
E che dire dei “padrini” del cinema di Mafia che avevano la faccia intensa di Marlon Brando e Al Pacino? Oggi sono rifiuti sociali come Leoluca Bagarella e Nitto Santapaola mentre la Mafia stessa non è più soltanto italiana. Esistono le mafie: russa, albanese, cinese, turca, africana in una sorta di “cupola planetaria” non più facile di identificare.
 
Il conflitto d’interessi tutto attribuito a Berlusconi è in realtà tanto connaturato nei protagonisti di oggi, da non essere nemmeno più visibile. Prendiamo ad esempio Gaetano Caltagirone, suocero di Pierferdinando Casini, non è forse immerso nell’editoria e negli affari tanto da costituire una contraddizione con il genero capo di un Partito?

Per non parlare del cambiamento epocale che si è avuto nella società italiana a proposito del “sesso”. Un tempo era l’adulterio ma oggi gli adulteri sono insignificanti di fronte ai pervertiti, ai pedofili, a quelli che spacciano materiale pornografico. Esemplare il travestito Ketty, in realtà il transessuale Ugo Gabriele arrestato a Napoli in quanto diventato un capo -cosca spietato. Dunque un trans che fa carriera nella camorra.

Italia dunque come una Babele dove l’aberrazione è diventata normalità
.
Così con infiniti distinguo, mille confronti con un passato che sembra non essere mai passato, Francesco Merlo, corrispondente da Parigi per Repubblica, nel libro FAQ Italia (Bompiani Editore per la Collana Faq domande che danno risposte) risponde alle “frequently asked questions”, alle domande più comuni, che tutti si pongono relativamente al nostro Paese.

Ad ogni domanda (il libro ne contiene più di cento) l’autore dà un’arguta e puntuta interpretazione della nostra realtà e la confronta, senza moralismi o rimpianti, con un passato recente testimoniandone il cambiamento (peggiorativo si direbbe). 

Il libro è dunque anche un implicito invito alla riflessione, che può essere un modo costruttivo per prefigurare un sobbalzo di dignità, un’inversione di rotta.
 
 
 
 

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