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Parità di Genere: cosa è stato fatto in Italia?

Il Rapporto sull’attuazione della Piattaforma di Azione di Pechino. 

Nel 1995 si svolgeva a Pechino, la IV Conferenza mondiale sulle donne che individuava svariate aree critiche, chiedendo ai vari Paesi, un lavoro di verifica quinquennale, per illustrare e fare il punto sulla situazione, riguardo alle aree di intervento individuate in quella sede.

Il nostro Paese è stato chiamato, quest’anno, a fare rapporto sui progressi fatti nell'utlimo quinquennio. 

Inizialmente il Dipartimento per le Pari Opportunità aveva chiesto ad alcune realtà della società civile, da sempre attente, per diverse ragioni, alle tematiche “di genere”, di impegnarsi per realizzare un lavoro in comune.

Però, inaspettatamente, in giugno, il Governo, senza avvisare chi da tempo si era messo al lavoro, ha inviato un proprio rapporto (che potete trovare qui).

Il Rapporto governativo non risulta del tutto attendibile, anzi: parziale e approssimativo non riporta quasi mai le fonti, talvolta si riferisce ad azioni intraprese prima del quinquennio in oggetto e soprattutto non analizza in maniera adeguata i motivi delle persistenti disuguaglianze.

Per fare un esempio, a pagina 20 del Rapporto Governativo, si fa cenno al numero sempre minore di interruzioni volontarie di gravidanza, spiegando questo dato con una maggiore efficienza dei vari sistemi di controllo delle nascite. Non v’è alcun cenno all’altissima percentuale di obiettori di coscienza negli ospedali pubblici, né al fatto che sono in aumento, proprio per questo motivo, gli aborti clandestini. Né, tanto meno, per restare in tema di diritti riproduttivi, si parla delle legge 40/2004 sulla PMA e del suo smantellamento che rende urgente una revisione totale da parte del Parlamento.

Per questo motivo, le associazioni non governative, hanno ritenuto opportuno e giusto continuare a scrivere un proprio rapporto che è stato presentato ieri, 24 luglio, nella Sala Stampa della Camera dei Deputati.

Un Altro Genere di Comunicazione ha contribuito alla stesura di questo importante documento. 

Lascio il link al quale si può leggere e scaricare il documento redatto dalle varie associazioni, limitandomi, qui ad evidenziare le criticità individuate:

- la carenza di un sistema di raccolta, analisi e diffusione di statistiche di genere, che potrebbe consentire il monitoraggio e la valutazione delle politiche messe in atto a diversi livelli;

- l’elevato livello di povertà femminile soprattutto nelle famiglie monoparentali, nonché il progressivo assottigliarsi del già fragile sistema di welfare;

- l’insufficiente difesa della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi;

- il basso tasso di occupazione delle donne e la generale mancanza e precarietà di lavoro sia tra le nuove generazioni sia tra le over 40;

- la questione della violenza maschile sulle donne in assenza di un complessivo ed efficace sistema di contrasto e l’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul;

- il monitoraggio dell’applicazione delle Convenzioni a partire dalla CEDAW (Convenzione per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne) e del sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché delle Risoluzioni dell’ONU su Donne, Pace e Sicurezza che riguardano da vicino un paese con un numero significativo di“missioni militari di pace” ed un costante flusso di arrivi di migranti, in particolare richiedenti asilo che provengono da zone di guerra e di conflitto;

- il rapporto donne e media;

- il riconoscimento delle problematiche ambientali collegate alle donne e alle loro esperienze e saperi, per garantire sicurezza sociale e risorse ambientali “pulite”e rinnovabili.

Il Rapporto, lungo e complesso, richiede un po’ di attenzione e di sforzo di volontà, ma vale la pena di leggerlo.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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