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Disoccupazione adulta: dati allarmanti e silenzio dei media

Lo sai che dei due milioni e centomila disoccupati ufficialmente censiti dall'Istat nel 2010, circa il 45% aveva più di 35 anni? Che del milione di disoccupati in cerca di lavoro da oltre un anno, quasi il 43% ha un'età compresa tra i 35 e i 54 anni?

"La crescita più consistente di disoccupazione nel 2010 ha riguardato la fascia tra i 30 e i 49 anni, solo in seconda battuta quella dei più giovani". Lo dice il Rapporto annuale Istat, presentato lo scorso 23 maggio a Montecitorio.

Secondo l'ultimo rapporto IREF-ACLI sul "lavoro scomposto", il lavoro atipico e il lavoro temporaneo colpiscono fortemente anche i lavoratori adulti. Il 48% dei contratti precari, difatti, sono stipulati tra datori di lavoro e lavoratori di età compresa tra i 30 e i 49 anni.

In base a un'indagine dell'Associazione direttori risorse umane (Gidp/Hrda), le nuove risorse umane che le aziende assumeranno saranno soprattutto giovani: il 75%, infatti, dovrà avere un'età compresa tra i 25 e i 34 anni; il 14% tra i 35 e i 44 anni e solo l'1% più di 45 anni.

Una rilevazione del 2009 ad opera della SDA Bocconi e di Astra Demoskopea evidenziava che quasi il 60% di 5.000 annunci di lavoro pubblicati dai giornali poneva un vincolo di età, nella maggioranza dei casi attorno ai 35 anni.

Nel 2008 (ultimo dato disponibile), le risorse per i disoccupati messe a disposizione dal nostro Paese hanno toccato lo 0,5% del PIL. In pratica, per ogni disoccupato italiano sono stati spesi in media 4.691 euro, contro i 17.921 per il disoccupato irlandese, i 16.652 per quello austriaco, i 15.570 per quello tedesco e gli 11.483 per quello francese...

Una "chicca": a Treviso, nel cuore dell'opulento Veneto, un cinquantenne che nel 2007 avesse perso il lavoro, aveva il 32% di possibilità di ritrovarlo; solo l'8% nel 2010. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.118) 9 febbraio 2012 17:49

    Questo dimostra la volontà di usare il lavoro del prossimo (quello che ha voglia di lavorare) per poi gettarlo via (il prossimo); al mondo ci sono A) gli intelligenti (adatti a pensare) B) gli stupidi (adatti a lavorare): i primi stanno approfittando dei secondi, tanto questi sono stupidi.

    • Di (---.---.---.118) 9 febbraio 2012 17:59

      ... e dimostra che chi doveva introdurre i giovani nel mondo civile ha in realtà pensato solo a risolvere il personale problema di trovare un’occupazione (non sono però contro lo studio in se stesso, solo non deve essere svolto unicamente al fine di lavorare) disinteressandosi completamente di creare un’armonia della scuola col mondo del lavoro.

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