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 Home page > Attualità > Economia > Diminuisce lo spread: chi ci guadagna?

Diminuisce lo spread: chi ci guadagna?

Una domanda che molti si pongono e che, mentre il nostro debito pubblico tocca un nuovo record, riserva la più incredibile delle risposte.

Non ci volevano doti profetiche, solo conoscere un poco dell’indole di tanti di noi, per sapere che Mario Monti, accettando l’incarico di Presidente del Consiglio, compiva un vero sacrificio personale, che se non fosse riuscito a salvare l’Italia del fallimento avrebbe avuto contro tutti e se, viceversa, ce l’avesse fatta, avrebbe avuto la gratitudine di ben pochi.

Era difficile immaginare, però, che non gli venissero riconosciti neppure i più evidenti successi della politica sua e, ovviamente, di Draghi; che si arrivasse a scrivere, per capirci, come in rete si legge da più parti, che la diminuzione del differenziale tra i nostri titoli e quelli tedeschi (lo spread) sia del tutto irrilevante e, comunque, benefichi solo i ricchi.

Sono cose, si dice, che non hanno nulla a che vedere con gli interessi della gente.

Inutile osservare che è proprio grazie a simili atteggiamenti che i nostri governi dell’ultimo trentennio, mentre accumulavano il debito pubblico che ci ritroviamo, non si sono mai dovuti confrontare con la protesta dei cittadini; anzi, hanno potuto usare quei denari per puntellare il proprio consenso.

Oggi lo stesso debito ha raggiunto un nuovo record: 1935 miliardi. Fatta una semplice divisione, su ognuno di noi sessanta milioni d’italiani grava una quota di 32.120 Euro, di questo “mutuo nazionale”; ad ogni famiglia di quattro persone tocca una fetta da 128.480 Euro di questo debito che, per essere pubblico, è di tutti e non, come a quanto pare qualcuno ancora si illude, di nessuno.

Facendo dei facili conti (e semplificando molto la questione) per ogni 100 punti in più di spread, se questi perdurassero abbastanza a lungo da coinvolgere tutta la nostra massa debitoria, dovremmo sborsare ogni anno 19,35 miliardi in più di puri interessi; 322 Euro per ogni cittadino e 1.290 per famiglia senza avere assolutamente nulla in cambio.

Quando Silvio Berlusconi si dimise lo spread aveva da poco toccato il suo massimo storico a quota 574; mentre scrivo è a 286. Questo significa che  grazie all’orribile Monti, che fa gli interessi dei banchieri, dei massoni, del papa re, dell’internazionale giudaica e di chi volete voi, l’Italia si trova a risparmiare, rispetto a quel che poteva essere, quasi 56 miliardi l’anno, pari a 925 Euro per ogni cittadino e a 3.700 euro per ogni famiglia.

Cifre impossibili? Infatti, se lo spread si fosse mantenuto alle quote di novembre avremmo corso il rischio di non farcela più a pagare gli interessi sul nostro debito. Non solo, ma, se non si fosse riusciti a far qualcosa, quel rischio, immediatamente percepito dai mercati, si sarebbe tradotto in altri aumenti dello spread fino ad arrivare al fallimento del paese; fino a non poter pagare più né stipendi ai dipendenti pubblici né pensioni e a veder spazzato via il nostro sistema finanziario.

A questo proposito, è forse utile spiegare, ai tanti che scrivono peste e corna delle nostre banche, che queste non sono certo degli istituti di beneficenza, ma che pure non sono dei covi di pirati; che le loro difficoltà, al salire degli spread, non erano dovute a chissà quali azzardate speculazioni, ma all’avere in cassa miliardi dei nostri titoli di stato.

La versione nostrana dei “titoli tossici” d’oltreoceano, a novembre, era rappresentata dai Btp: non li voleva più nessuno.

E’ stato per far fronte alle perdite potenziali dei nostri titoli di stato, che le banche hanno dovuto accantonare maggiori quote di capitale; è stato l’aumento dello spread, immediatamente tradotto in un aumento dei tassi obbligazionari e di quelli dei prestiti interbancari, che ha reso loro costosissimo approvvigionarsi di denari.

Maggiori costi che, ovviamente, il sistema bancario ha scaricato sui propri clienti; difficoltà d’approvvigionamento che si sono tradotte in pesanti restrizioni ai prestiti.

Si era arrivati al più classico dei “credit crunch”. Avere denari dalle banche era diventato difficilissimo e costosissimo: i mutui per la casa erano praticamente bloccati; i tassi applicati ai prestiti alle imprese sono arrivati a superare l’11 e, in determinati frangenti, il 13%.

I segnali di miglioramento, in questo campo, sono ancora deboli, ma ci sono. Dopo le iniezioni di liquidità praticate loro dalla BCE, le banche stanno aumentando il “tetto mutui” e alcune hanno già iniziato ad abbassare i tassi praticati ai clienti. Lentamente, troppo lentamente forse, il sistema creditizio, insomma, sta ripartendo.

In che cosa si tradurrà questo? In minori costi per chi ha già da pagare un muto a tasso variabile e per chi lo dovrà aprire e nella possibilità per le aziende di tornare ad investire e di pagare meno i prestiti a tasso variabile che hanno già avuto. E sei i cittadini hanno qualche soldo in tasca in più lo spendono e se le aziende possono, assumono: dai licenziamenti, e pure questa ovvietà sembra troppo difficile da comprendere a molti, per le aziende che operano in Italia e che non hanno intenzione di trasferire altrove la propria produzione (e sono la stragrande maggioranza) non c’è proprio nulla da guadagnare.

Qualcuno, sprezzante, ha addirittura scritto che “dalla diminuzione degli spread guadagnano solo i soliti noti”. Sì: Antonio, Giovanni, la signora Gina e suo figlio.

Se si è capito di chi sia il debito pubblico, ci stiamo guadagnando già e ci guadagneremo ancor più in futuro, tutti.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.62) 16 marzo 2012 19:32

    Precisazioni doverose >

    Dopo novembre la Bce ha prestato quasi 1000 miliardi (tasso 1%) alla banche europee.
    A marzo 25 Capi di Governo hanno firmato il "fiscal compact" che regola la "tenuta" dei bilanci dellEurozona. E’ stato stoppato il rischio "tracollo" della Grecia con 130 miliardi di aiuti. Come "ombrello" sul nostro Debito non è per niente male!!

    Non basta registrare il calo dei punti dello spread.
    Nell’ultima settimana lo spread è sceso da 310 a 284. Visto che è salito il rendimento dei Bund tedeschi il tasso dei nostri Btp è sempre fermo al 4,85%.

    Quello che manca è un organico modello di sviluppo socio-economico ed una politica industriale sostenuta da concreti piani di investimento. In una parola: la crescita.
    Di enunciati “suadenti” e di teoremi “paludati” trabocca anche un Dossier Arroganza  

  • Di (---.---.---.35) 20 marzo 2012 17:26

    Monti ha fatto quel che doveva ed in un tempo brevissimo: come ha giustamente scritto l’autore dell’articolo, eravamo ad un passo dal default, che ci avrebbe creato ben altri problemi.

    Adesso, bloccato il treno sul ciglio del burrone, si tratta di farlo tornare sui binari, operazione che non si può fare certo dall’oggi al domani: così a naso, e se si fanno i passi giusti (ad esempio eviterei di toccare l’art. 18), ci vorranno almeno 2-3 anni prima che le cose tornino ad una parvenza di normalità, ed almeno 1 anno prima che si inizi a vedere che migliorano.

    Su queste "previsioni" (da maga Ornella, lo so) pesa fortemente il turnover fra governo tecnico e governo democraticamente eletto: ho l’impressione che, nonostante l’operazione lacrime(della Fornero)-e-sangue(nostro), i cittadini usciranno delusi dal governo politico che verrà espresso dalle prossime elezioni.

    Sky

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