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Delocalizzazione Firem: “In casa mia non devo chiedere permesso ad altri”

Fabrizio Pedroni, titolare della Firem di Modena, commenta la scelta di delocalizzare come “una decisione sofferta”, ma non risparmia attacchi all’amministrazione: “Il sindaco di Formigine l’ultima volta mi ha trattato coi piedi. Quando ho chiesto aiuto, non c’era nessuno”. Dura critica anche al sistema italiano: “Qui in Italia non è più possibile lavorare. Colpa della burocrazia, delle tasse e di una sistema creditizio bancario che è vergognoso”. La domanda che ci siamo posti è: perché le aziende italiane fuggono verso la Polonia?

Polonia_Firem

Il titolare della Firem di Formigine (Modena) ha approfittato delle vacanze estive dei lavoratori per svuotare la fabbrica e portare tutti i macchinari in Polonia a loro insaputa. I dipendenti lo hanno scoperto grazie a una soffiata arrivata proprio dallo stabilimento polacco, e adesso la fabbrica è presidiata della Fiom giorno e notte.

Fabrizio Pedroni, proprietario dell’azienda emiliana, ha risposto alle accuse del sindacato, sostenendo che le operazioni di trasloco sono state fatte di giorno “alla luce del sole” e che, in ogni caso, lui non era obbligato ad avvisare nessuno. “Io non sono tenuto a dare conto su dove voglio spostare i miei macchinari. Quando voglio fare un trasloco in casa mia non è che devo chiedere ad altri”, ha dichiarato per telefono a Gianpaolo Annese, giornalista del Resto del Carlino. “L’alternativa era chiudere tutto”, taglia corto.

La verità è che i titolari sono partiti garantendo che le attività produttive non sarebbero state spostate: si sapeva di una fusione, ma non di una delocalizzazione. “Avevano chiuso l’azienda il 2 agosto dicendo che si rientrava il giorno 26″, ricorda Cesare Pizzolla, segretario Fiom.

Perché le aziende delocalizzano in Polonia?

Lo ha fatto la Fiat qualche anno fa e, più recentemente, anche Indesit, ma la lista è lunga. Perché le aziende italiane spostano le loro produzioni in Polonia? La Polonia è stato uno dei primi paesi dell’Europa centro-orientale a passare dall’economia di stampo socialista all’economia di mercato. Questo processo ha richiamato ingenti investimenti stranieri, che il governo ha facilitato con aiuti mirati. Le normative fiscali riguardanti gli investimenti stranieri sono state ampiamente agevolate: varando delle misure speciali per la doppia imposizione con il fisco dei vari Paesi investitori, al fine di invogliare le società straniere ad investire in Polonia. Tra le agevolazioni per gli investitori stranieri, oltre ad imposte defiscalizzate e tassazione dei tributi ridotte, esiste anche la piena trasferibilità all’estero degli utili, la deduzione di tutti o parte dei costi di acquisto dalla base imponibile, e la deduzione di licenze, brevetti ed altri costi.

Lo stesso Pedroni difende il sistema polacco: “Qui in Polonia c’è gente che parla italiano, inglese, francese. Per le concessioni edili sono bastate due settimane; in tre settimane avrò visto il sindaco quattro volte, si confronta e aiuta, come i controlli dei vigili del fuoco”. E attacca l’Italia: “Secondo me, il sindaco di Formigine non sa neanche dove sia via dei Quattro Passi 114″, ha dichiarato alla Gazzetta di Modena. ”Quando ho chiesto aiuto all’amministrazione locale, non c’era nessuno. Il sindaco l’ultima volta mi ha trattato coi piedi”. Ma la colpa, secondo l’imprenditore, non è solamente della politica locale: “In Italia non è più possibile lavorare. Colpa della burocrazia, delle tasse e di una sistema creditizio bancario che è vergognoso”.

L’esigenza di una politica di sviluppo che aiuti le piccole e medie imprese italiane è un tema caldo da sempre. Eppure neanche il Governo del Fare o il suo Decreto del Fare sembrano averne tenuto conto. Come ha sottolineato la Fiom, però, in questo caso non si critica solamente la scelta di delocalizzare: sono i modi e i tempi a suscitare l’indignazione dei dipendenti. Martedì l’amministrazione ha organizzato un tavolo di confronto tra l’azienda e i sindacati, ma Pedroni non ha garantito la sua presenza. Per ripicca.

Il caso Firem in Parlamento

Intanto il MoVimento 5 Stelle ha promesso che porterà il caso Firem in Parlamento, secondo quanto comunicato da uno dei suoi deputati, Michele Dell’Orco, su Facebook.

“La Firem, azienda del mio paese a Modena, manda i lavoratori in ferie e nel frattempo senza dire nulla si trasferisce in Polonia in pieno agosto. Sono in autostrada verso casa e domani insieme ad alcuni attivisti 5 stelle sarò davanti all’azienda per capire meglio l’accaduto; martedi 20 sarò in aula e porteremo la questione a Roma. Inoltre voglio sapere cosa hanno fatto e che intenzioni hanno l’amministrazione locale del PD e il viceministro al lavoro modenese Guerra.”

Domani sarà un giorno chiave per trovare risposta alle domande che circolano in queste ore. Chiuderà lo stabilimento di Formigine? Quanti lavoratori rimarranno senza lavoro? E quanti dipendenti seguiranno l’azienda in Polonia per mantenere il proprio posto?

di Marco Nurra | @marconurra
(Foto: D. Mantovani)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.38) 19 agosto 2013 14:13

    Ha fatto bene..

  • Di (---.---.---.93) 19 agosto 2013 15:16

    Se da la possibilità ai dipendenti di seguirlo a parità di stipendio, è un grande..
    Michele

  • Di (---.---.---.3) 19 agosto 2013 15:23

    Piena solidarietà ai dipendenti, ma anche all’imprenditore. Io da piccolo imprenditore non posso che concordare su tutto. Lurido sistema bancario, luridi i politici che pensano solo a mangiare soldi, lurido il sistema tasse, non c’è niente che funzioni e si incazzano se è andato in un altro paese ? Vedrete quani lo seguiranno. La soluzione è che questi ladri e disgustosi politici se ne vadano via tutti e lascino il posto agente diversa. Altrimenti ci sarà solo scontro sociale. 

  • Di (---.---.---.48) 19 agosto 2013 15:27

    Nulla da dire, e’ legale, magari un po’ brusco ma legale.

    Di sicuro il suo commento sui problemi che si hanno in Italia e’ oltremodo esatto, FARE FARE, il Decreto Del FARE.... forse bisognerebbe parlare di meno e dare un’aggiustata a molte cose piu’ concrete.
  • Di (---.---.---.185) 19 agosto 2013 15:41

    Bene, si è solo dimenticato di dire che in Polonia, oltre ad essere agevolato, può anche pagare i propri dipendenti la metà di quanto li pagava in Italia. 

    La sua coscienza non è proprio pulita.
    • Di (---.---.---.89) 19 agosto 2013 16:27

      La cocorrenza ha costretto le aziende a questo. Non si è certo dimenticato, forse la dimenticanza è dei sindacati che : vogliono, pretendono, vogliono e rivogliono.

      Che cosa possono volere ancora adesso che hanno spremuto tutto? Ecco il risultato, dello Stato, dei sindacati delle amministrazioni locali, BRAVI e chi ci rimette? Il dipendente!

      Non perchè guadagnasse troppo no, ma quello che guadagnava anche se era poco serviva a tirare avanti.

      La coscienza sporca non so chi l’ha.

  • Di (---.---.---.132) 19 agosto 2013 15:49

    Quì l’unica cosa da FARE è quella di mandarli a casa quanto prima e che non pensino di andarsene con i soldi che hanno rubato, sarà già buona se il popolo gli lascierà una zappa e tanto terreno duro da lavorare sotto al sole, MALEDETTI !!!
    Guardate come ci hanno ridotti. gli onesti vengono dipinti come delinquenti e chi invece lo è a pieno titolo gode dei privilegi dell’immunità politica; UNO SCHIFO !!!
    Il Sig. Fabrizio dovrebbe attivare un numero verde per spiegare agi imprenditori rimasti a farsi strozzare, modi e metodi per l’espatrio...la linea sarebbe rovente!
    Solidarietà per imprenditore e dipendenti...quelli che stracceranno la tessera una volta per tutte!

  • Di (---.---.---.243) 19 agosto 2013 15:53

    Oggi solo un pazzo rimarrebbe in Italia. Mio fratello se ne andrà in Sud America, ha la moglie di quelle parti. Lì c’è un mercato effervescente, puoi parlare con un sindaco, un presidente di regione, un funzionario del ministero senza tanti problemi. In pochi giorni ti danno i permessi (ovvio che devi rispettare le loro regole altrimenti da quelle parti ti schiaffano in galera e non esci più). La cosa principale è che in quei paesi non sei considerato un delinquente perché hai un’impresa. Già questo vale il costo del trasferimento.

  • Di (---.---.---.89) 19 agosto 2013 16:15

    In Italia Le imprese non esisteranno più, quindi niente posti di lavoro. Sbagliato il modo ma giusta la scelta.

  • Di (---.---.---.89) 19 agosto 2013 16:18

    dimenticavo (sono un disoccupato). I sindacati dovrebbero fare un passo indietro.

    Disintegrarsi e i loro rappresentanti tornare a lavorare (se ne sono ancora capaci, forse non lo sono mai stati). Le autrità locali dovrebbero ascoltare di più gli imprenditori, le banche...fano le banche coe sempre danno i soldi a chi li ha.

  • Di (---.---.---.245) 25 agosto 2013 22:59

    Complimenti a tutti gli intervenuti per l’incredibile quantità di sciocchezze, banalità e luoghi comuni privi di qualsiasi concretezza. L’unica verità vera è che l’imprenditore delocalizza solo ed esclusivamente per pagare meno i dipendenti e di conseguenza riempire di più il proprio portafoglio. Tutto il resto è fumo soffiato sugli occhi degli stolti.

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