David Incamicia

Qui nessuno mette in dubbio il fatto che in Italia, per troppo tempo, si è esagerato in quanto a privilegi diffusi e a pratiche assistenziali. Ma ritengo che laddove esiste un popolo compiacente è quasi sempre perchè "il potere" coltiva e incoraggia certe pratiche e mentalità. E torniamo al punto di partenza. Troppo facile, in generale, fingere che il problema non esista o che sia in fondo non tanto rilevante. Troppo facile chiedere sempre e solo sacrifici ai soggetti più deboli e indifesi (pensionati e dipendenti, disoccupati-precari-cassintegrati, ammalati e disabili, donne e infanzia) quando poi si continua a tollerare il marciume che si annida proprio nel Palazzo (da Roma in giù... o in su) e fra i ceti più furbi che sanno sempre farla franca (evasori e affini). Insomma, a mio avviso non di "nemici" bisogna parlare ma di cattive abitudini, molto radicate, che vanno debellate partendo dal basso e in maniera trasversale. La Politica, quella vera, è la volontà della gente comune di cambiare facendo rete, delle associazioni, del web, di quella ben nota "società civile" che da qualche tempo pare stia dando segnali di risveglio. Chi oggi rappresenta le istituzioni e "il sistema" ufficiale, fatte le rare eccezioni (Quirinale), non ha alcuna legittimità civile e morale agli occhi di larga parte dell’opinione pubblica se non in virtù di un distorto utilizzo dei principi democratici. Ergo, ben vengano anche i tagli alti ai soliti e pochi noti. Solo così, solo con esempi eccellenti quello che oggi appare come un vento nuovo di riscossa popolare potrà non sfociare nel pericoloso germe dell’antipolitica ma contribuire al rinnovamento del "sistema Italia". Divenendo esso stesso Politica.

Questo video sarà preziosissimo per la mia tesi di laurea in Scienze della Comunicazione... Grazie, Trota!!!

Grazie della segnalazione, Damiano.

Grazie anche a te del commento, Renzo... Il termine "Politica" deriva, come sono convinto tu sappia, dal grego πόλις. Che letteralmente significa "città" ma nella sua accezione più profonda e di uso comune sta ad indicare il dovere - più che la naturale propensione - di ogni membro di una "comunità" a partecipare delle questioni di rilevanza pubblica. A me non interessa il "voi" o il "noi", la "destra" o la "sinistra", il "sopra" o il "sotto": se è questa la politica, allora affermo che la militanza è una categoria (dis)valoriale superata dalla storia, che lascio volentieri a chi è rimasto affezionato agli schemi culturali del secolo scorso. Ritengo, invece, più stimolante e utile la "misticanza". Quell’approccio, cioè, attraverso il quale poter mettere sempre in discussione le proprie idee e convinzioni, predisponendosi positivamente all’alterità. Insomma, al di là delle valutazioni espresse nel mio articolo rispetto a questioni particolarmente sensibili, penso che sia il "qui e ora" a doverci rendere cittadini consapevoli. E certamente responsabili, proprio come tu sostieni. Perchè la realtà non è mai disgiunta dai propositi (termine che preferisco a "sogni"), oltre che dalle tensioni alla costruzione di modelli anche sociali diversi. Non di destra o di sinistra, ma semplicemente "nuovi". Spero con questo commento di essere stato abbastanza "politico", pur non volendo rendere tutti contenti poichè la cosa mi inquieterebbe. E ti saluto, ben consapevole che la difficile contingenza economica non gioca a favore dei propositi prima accennati... Ma a mio avviso questa non è una responsabilità imputabile alla πόλις, quanto invece a un ceto dirigente (nel complesso) non all’altezza.

Non esageri, Silvana... Purtroppo!