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Da servitore dello Stato a difensore dello status quo di protettopoli

A L’Aquila e dintorni, prima e dopo il 6 aprile. A prescindere da massaggiatrici in bikini, regalie e costruttori ghignanti, ma in deroga a tutto quel che resta del libero mercato, della logica e della creatività. Senza intercettazioni, avvisi di garanzia ed arresti, ma con l’analogo aumento della spesa pubblica conseguente all’aver convertito ogni emergenza in urgenza assoluta del fare il meno possibile e dell’apparire al massimo. Costruendo più C.A.S.E. che M.A.P., non per tutti e mai a tempo, ma tutto per non ricostruire la polis. Un fiasco, senza tanti fischi per la comunità e con l’avallo dei rappresentanti di stuprate amministrazioni locali.

 
Giovedì sera, a Palazzo Sironi, la Commissione Nazionale Grandi Rischi, nella convinzione che i terremoti non si possono prevedere, sentenzia “… lo sciame sismico che interessa l’Aquila da circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il preludio ad eventi sismici parossistici, anzi il lento e continuo scarico di energia statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame con piccole scosse non pericolose …". È il 1° aprile, ma i convenuti sono persone molto serie e Bertolaso si fida completamente della previsione di tecnici di provata esperienza accademica che raccomandano soltanto di stare attenti ai camini. Perciò manda messaggi rassicuranti alla gente già allarmata dai ciarlatani del radon. 
 
Alla luce di quanto accaduto lunedì 6 aprile, le rassicurazioni della Commissione appaiono quasi beffarde. Tuttavia, Bertolaso non vuole polemiche, non hanno previsto e neppure prevenuto, ma adesso si deve lavorare, tanto ed in fretta. Anche molto bene, con i volontari accorsi da ogni parte a coadiuvare i Vigili del fuoco e gli uomini della Protezione civile. Malissimo con colui che s’intende tanto di costruzioni antisismiche quanto di sismi e che ha già collaborato, in precedenza, ad uno dei “grandi eventi”.
 
Gian Michele Calvi, infatti, aveva sostituito Fabio De Santis (successore di Angelo Balducci) nella verifica delle repentine e reiterate scosse verso l’alto delle spese sostenute per i lavori del G8, ma non prevedendo, in quanto non prevedibile, alcun “terremoto” imminente, considerò opportuno lasciare l’ultima, ardua, “parola” al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici diretto ora da Balducci che, a La Maddalena, aveva fatto quanto e come, oggi, è di pubblico dominio. Semplicemente, così argomentando: “… Balducci conosce i cantieri e gli imprenditori che hanno vinto gli appalti. E forse è l’unico funzionario di Stato in grado di far accettare a quegli imprenditori tagli ai loro incassi. Il rischio è sempre quello dei ricorsi …”.
 
Gian Michele Calvi racconterà, poi, come torna immediatamente alla ribalta della nuova emergenza: “Già il 6 aprile discutevo con Guido Bertolaso su quale fosse la soluzione più intelligente per dare una casa ai senzatetto, della possibilità di saltare la fase dei container e degli alloggi provvisori …”. “L’8 aprile immaginavo la struttura organizzativa del progetto, con un coinvolgimento diretto di uffici tecnici di imprese che non avrebbero partecipato ai lavori, ma solo contribuito alla gestione. La struttura prese poi corpo nella costituzione di un consorzio senza fini di lucro tra la fondazione Eucentre e due imprese. Il consorzio ha funzionato egregiamente, sostituendo in tutto un general contractor, consentendo risparmi allo Stato certamente superiori ai cento milioni di euro e garantendo il rispetto dei tempi previsti. Nei giorni di Pasqua, tra il 10 e il 15 aprile, i miei collaboratori lavoravano giorno e notte a mettere sulla carta l’idea progettuale, calcolando il sistema di isolamento e le piastre, progettando in via preliminare i moduli abitativi. Nella seconda metà di aprile i tecnici delle imprese conducevano analisi di mercato per verificare l’effettiva possibilità di realizzare gli edifici in sei mesi. Il Dipartimento della Protezione Civile lavorava ai complessi aspetti normativi per rendere l’impresa possibile e gestibile. Il consorzio ForCase iniziava a lavorare in modo organico, costituendo una struttura tecnica che nel corso del mese di maggio avrebbe superato le cento persone. In maggio si redigevano i capitolati e si effettuavano le gare. I cantieri aprivano il 9 giugno”.
 
Gian Michele Calvi insegna a Pavia e, magistralmente, opera ovunque, ma per diletto frequenta Bormio, cosicché dei 119 suoi collaboratori, in 12 lasciano la Valtellina ed a L’Aquila operano all’interno d’una speciale zona franca ben più estesa di quella di Livigno. Come i 13 di Udine, i 12 di Pavia ed i 17 de L’Aquila, ecc.. Infatti, alla Caserma della guardia di Finanza di Coppito, per l’impellente (ri)costruzione e per l’emergenza relativa al dirottamento del G8, viene creata l’ennesima zona extradoganale italiana, non tanto per agevolare il prezzo, della benzina, delle sigarette, dello zucchero e delle cose che, non potendo essere esportate fuori da tale territorio, pena la denuncia di contrabbando, devono essere consumate in loco. Quanto, per la facoltà di fare ogni cosa in deroga alle disposizioni legislative vigenti sia di natura urbanistica ed ambientale sia di carattere procedurale in materia d’appalti, di controllo e di svolgimento dei lavori d’edilizia. La Grande Deroga è totale ed assoluta. Nessuno deve mettere in dubbio che serve solo “per rifare le case” per i senzatetto. Certamente non lo fanno i Porro ed i Belpietro. Scalfari nettamente sì, tuttavia, per costruirle, ritiene possibile “passare con il rosso”. Anche in questo caso, Fabrizio Gatti de L’Espresso aveva già visto chiaramente a cosa portano i modi d’essere di B&B nel fare anche la Polistirolo city di Berl&Bert.
 
Ora, per dare a Calvi quel che è di Calvi, potrei rinviare al sito appositamente creato nei mesi scorsi per illustrare, in dettaglio, tutto il possibile sulle 19 new town, oppure richiamare quanto già scritto in Agoravox.it. Mi limiterò all’essenziale, poiché, purtroppo, ancora per un po’ avremo notizia sui molti cittadini “in autonoma sistemazione”, sui troppi ancora “sfollati” in caserme o “deportati” in alberghi della costa e fuori provincia, sui pochi “alloggiati” nelle ristrette case dei C.A.S.E. e sui pochissimi “sistemati” nei M.A.P.; nonché, per fortuna, sarà possibile vedere ancora attivi coloro che, superando barriere anche mediatiche, tra le macerie non rimosse della polis, affermano: “Io non ridevo” e “Riprendiamoci la città”.
 
Perché siamo a questo punto? Perché, per fare bene e presto, s’è fatto tutto come pareva e piaceva al braccio destro del braccio sinistro del Capo che non disdegna affatto vedere la tecnica elevarsi ad ideologia della sua politica. Per Calvi, “Quella che sembrava una sfida impossibile è diventata invece un’esperienza straordinaria, destinata a diventare un modello di efficienza”.
 
In realtà s’è fatto ben poco d’accettabile e non in tempi ragionevoli, ma per rendercene conto, consideriamo proprio gli aspetti tecnici della questione. Ben due mesi utilizzati a concepire, progettare ed appaltare la realizzazione della fondazione antisismica d’una casa plurifamiliare in linea, a tre piani, impropriamente denominata “condominio”, quando dovrebbe essere chiaro che ognuno dei 169 edifici “consegnati” ai cittadini aquilani, entro il 2 febbraio 2010, resterà d’un solo proprietario: lo Stato. Come i 14 ancora da terminare, arredare, e collaudare. Secondo Calvi, tutto con un costo progettuale contenuto, ma totalmente decontestualizzato dalla natura dei luoghi, dalla logica costruttiva, dalla valutazione delle reali necessità.
 
Quand’anche il progetto c.a.s.e. fosse costato di più, se redatto con le normali procedure, tutta la fase della ri-costruzione temporanea avrebbe assorbito minori risorse ed energie che sarebbero state subito dedicate alla vera ricostruzione della città vera. Costi assai inferiori se, invece, fosse stata considerata inizialmente l’esperienza d’altri tempi e luoghi che, solo ora, tardivamente, ricompare in Abruzzo nelle opere delle ditte che, a Preturo ed a Camarda, realizzano un centinaio di alloggi in M.A.P. bi-piano, con la stessa tecnologia delle case dei C.A.S.E.. Ovvero, le 142 unità abitative collocate a Castelvecchio, Goriano, Subequana, Cardamone, Collarino che hanno minor impatto ambientale dei C.A.S.E. Oppure, i 70 P.A.T. (unità abitative con il contributo della Provincia Autonoma di Trento) che, a Coppito e ad Onna, vengono realizzate ed assegnate assai prima delle prime case dei C.A.S.E.. Tutte queste costruzioni sono antisismiche anche senza essere sovrapposte alla colossale doppia piastra sandwich che costituisce semplicemente la costosissima fondazione dei 183 edifici previsti nei 19 C.A.S.E. dal Consorzio ForCase. Una fondazione che costa un terzo d’ogni casa (770mila euro), cioè quanto tutti gli arredi, gli ascensori e le opere d’urbanizzazione connesse ad ogni edificio. Perché, per farle, tanta “intelligenza”, solerzia, impegno?
(comp2)
 
Queste ciclopiche fondazioni, destinate a semplice ricovero automezzi, sono appaltate a poche ditte, selezionate, con molto rigore, dal Consorzio ForCase del pavese Calvi, in una specie di “gara ad invito”. Pertanto: i getti di calcestruzzo sono fatti da una ditta di Torino ed una di Venezia; i pilastroni in ferro interposti tra le due piastrone sono prodotti e messi in opera da una ditta abruzzese e da una di Verona; tutta la rete d’armatura delle piastre è fornita da una ditta di Padova; gli isolatori antisismici sono prodotti a Padova e Milano. Ma c’è, financo, l’eugubina Financo della famiglia Colaiacovo che confeziona e “cola” tutto il calcestruzzo Self Compacting Concrete. Una novità? Credo sia l’equivalente del bisturi elettronico usato per tagliare la bistecca. Quindi, anche in caso di molta fretta, un’astrusità megagalattica.
 
“Progetto Concrete” è il soggetto cui affidare la messa a punto del capitolato speciale d’appalto su questo materiale. Anche Angelo Balducci, al Saie di Bologna, ne attesta “la competenza tecnica in tema di opere in linea con le più recenti normative”. Nulla eccepisce che a predisporre questo documento guida degli appalti di cemento, anziché l’ufficio ministeriale da lui diretto, siano i tecnici dei detentori del podio dei Cementieri. Nulla da dire che alcuni esperti-consulenti siano anche dipendenti di Colabeton Spa che, assieme a Colacem Spa, fa parte della Holding dei Colaiacovo che s’aggiudica l’appalto per colare oltre 200mila metri cubi di calcestruzzo autompattante, grazie al prezzo contenuto a 82,55 €/m3 ed alla capacità di raggiungere, nei rinnovati impianti Financo di Coppito e Bazzano (L’Aquila), picchi di fornitura di 5mila metri cubi al giorno.
 
Efficienza e produttività pure negli impianti Financo inaugurati con tanta affabilità financo a Tirana, da Carlo Colaiacovo, Sokol Olldaschi, Berischa e Berlusconi. Anche al Park Hotel Ai Cappuccini (amministrato da Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi), l’assemblea dei giovani imprenditori “cola” cortesi applausi a Fini ed osanna a Silvio. Tutto Off-Topic. Come certe presunte affinità elettive tra Silvio e Carlo che, si dice, sia stato: - presidente, ma solo della Confindustria di Perugia; - accusato dall’Antitrust, ma solo per condizionamento del mercato del cemento in Lombardia; - condannato nel 2004 a pagare 5milioni di euro, ma solo per violazione delle regole del mercato formando un cartello per condizionare i prezzi; - accusato di tentata corruzione, ma solo in quanto editore di Tele radio Gubbio, Umbria TV, e presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ancor più OT è poi la comunanza direttiva di Colaiacovo con Geronzi, Colaninno e Toti. Quindi, da Capitalia, torniamo al centro, inteso come il Centro, dove, a proposito delle ditte operanti a l’Aquila, si parla d’una lista “della verità” e d’una “per l’ufficialità”. Inoltre, sono ivi individuate ben altre interferenze che creano “turbamento” ed angoscia a noti personaggi politici. (continua)

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.62) 22 febbraio 2010 19:45

    Da 48 ore siamo bersagliati da servizi televisivi "al seguito" di Bertolaso tra Sicilia e Calabria. Chi potrà mai dubitare del "salvatore" di terremotati, alluvionati, ecc.? Piccola chiosa. Bertolaso dice di aver dato le dimissioni, ma che non può andarsene senza l’accettazione del Governo. Forse avrà rimesso l’incarico nelle mani di Berlusconi. Se avesse dato le "dimissioni" con la volontà espressa di cessazione nessuno potrebbe farlo "prigioniero" di Palazzo Chigi. E’ un po’ come la storia della "volontà" (a parole) di ripulire quella casta di Primi Super Cives attenta a privilegi e immunità ... (di più => http://forum.wineuropa.it

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