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Da oggi, anche le donne saudite in bicicletta (ma a certe condizioni)

Wadjda (2012) uscito in Italia col titolo "La bicicletta verde" è importante per due motivi : è il primo lungometraggio mai prodotto in Arabia Saudita e il primo film del Paese girato da una donna, Haifaa al Mansour.

Ora, forse, si aggiunge una terza ragione a farne una pellicola antesignana: la protagonista, una ragazzina di nome Wadjda, che in barba alla severa morale nazionale decide di guidare una bicicletta, sembra aver aperto la strada a una piccola rivoluzione femminile nel rigidissimo stato mediorientale, dove d'ora in avanti anche le donne avranno il diritto di muoversi su due ruote.

Il Comitato per l'imposizione della virtù e l'interdizione del vizio, detto anche Mutaww'ia, ente da cui dipende la polizia religiosa saudita, ha deciso di concedere alle donne di pedalare, secondo quanto riportato dal quotidiano Al Yawm lunedì.

Le donne saudite, alle quali è assolutamente proibito condurre un veicolo a motore, e sono quindi totalmente dipendenti dall'uomo in merito agli spostamenti, potranno ora montare in sella ad una bicicletta. Ma, attenzione: tutto ciò esclusivamente in presenza di una figura maschile facente parte del nucleo familiare, e solo a scopo di svago, non al fine di effettuare spostamenti.

Poi, sia chiaro, l'abbigliamento indossato dovrà essere appropriato, rispettoso del "pudore", e per le pedalate dovranno essere evitati i luoghi troppo frequentati da uomini.



Un passo avanti, certo, ma tra mille complicazioni.

Per quanto minimi, il re Abdallah, salito al trono il primo agosto 2005, in questi anni ha introdotto alcuni cambiamenti rilevanti per un timido processo di emancipazione femminile. Anzitutto ha limitato il potere della polizia religiosa; nel gennaio 2013 ha scelto di concedere a 30 donne l'ingresso nel Consiglio della Shura, l'organo parlamentare del regno, dando loro il 20% di potere decisionale nell'assemblea. È comunque designata un'area speciale alle rappresentanti femminili, separata da quella maschile per mezzo di una porta.

Dal 2015, data prevista per le prossime elezioni municipali, re Abdallah permetterà alle donne di proporre la propria candidatura.

Ai primi di marzo 2013, inoltre, è stata votata una legge rivoluzionaria, che fissa l'età minima per il matrimonio a 16 anni per le donne, mettendo fine al crudele uso di dare in spose bambine non ancora entrate nella pubertà a uomini ottuagenari.

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