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Cécile Kyenge e la pochezza di quegli insulti lanciati da colleghi

La nomina del ministro Kyenge ha offerto su un piatto d'argento, all'Italia limitata e xenofoba, un bersaglio di insulti talmente prevedibili e stereotipati, e tanto evidentemente scatenati da pregiudizi beceri che per partito preso ne condannano l'aspetto e non la persona, che il ministro per le Pari Opportunità Josefa Idem ha chiesto l'avvio di un'istruttoria per odio razziale. Ma, a parte la marea di critiche della blogosfera, le dichiarazioni più imbarazzanti vengono da una parte del mondo politico, nel quale più di un collega ha usato contro Kyenge l'arma del razzismo più spiccio.

Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda, sulla sua pagina Facebook ha pensato bene di condividere un suo brillante pensiero: «La MINISTRA dell'integrazione pensa che andrebbe abolito il reato di IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. Io invece penso che andrebbe subito abolito proprio il Ministero dell'INTEGRAZIONE», guadagnandosi un migliaio di "mi piace" e commenti di sostegno. Per inquadrare il personaggio, basti pensare che Salvini nel 2009 lanciò la proposta di designare, in metro, posti o vagoni riservati ai milanesi.

Autore di un analogo suggerimento (nel 2003 propose vagoni separati per extracomunitari sul treno Verona-Bolzano) Erminio Boso, ex deputato della Lega Nord, che ai microfoni di Radio 24 dichiara: «Sono razzista, non l’ho mai negato, stronzi. È un’estranea a casa mia e io dagli estranei non mi faccio curare. Chi lo ha detto che è italiana?». Addirittura lancia il sospetto di un suo ingresso illegale in territorio italiano: «La Kyenge dovrebbe dirci come è arrivata in Italia. Ce lo spieghi la signora. Per conto mio c’è stato il solito gioco della Caritas». E aggiunge: «Sarà entrata illegalmente, per quello che mi riguarda». Poi rincara la dose: «La sua nomina è una grandissima stronzata».

Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia trova terreno fertile per offendere il ministro approfittando dell'episodio di violenza sessuale perpetrato da due ghanesi verso una donna austriaca, a Vicenza, e le porge un invito: «Il Ministro vada a rendere visita alla donna. Il Veneto è la prima regione per numero di immigrati regolari, ma chi delinque va espulso. Chi viene da noi deve accettare il principio del rispetto della donna e della sua identità». Ma Margherita Miotto del Pd fa notare che chiamare in causa Kyenge in merito a un episodio rispetto a cui è assolutamente estranea è un'azione priva di senso: «Zaia fomenta la xenofobia. Non capiamo come Cécile Kyenge debba sentirsi coinvolta nel brutto episodio di violenza».

Scatenatissimo Borghezio, che con l'aplomb che lo contraddistingue lancia dichiarazioni di grande diplomazia alla trasmissione radiofonica La zanzara: «Cecile Kyenge ministro? Una scelta del cazzo, un elogio dell'incompetenza, ha la faccia da casalinga».

Cécile Kyenge è figlia di un padre poligamo, prassi che, spiega, è nel rispetto della tradizione del Congo. La deputata Savino del Pdl coglie quindi il pretesto per sminuire l'impegno di Kyenge sulla revisione della legge di cittadinanza e l'introduzione dello Ius Soli, e propone: «Dopo il ddl sullo ius soli, il ministro intende presentarne uno sulla poligamia praticata dalla sua famiglia in Congo?».

Secondo quanto riportato da Il Giorno, Alessandro Riva, consigliere del Pdl di Triguggio, in provincia di Monza e Brianza, dal suo profilo Facebook ha diffuso la sua opinione in merito al neoministro dell'integrazione: «È la scimmia che ci governerà».


L'ormai ex cristiano Magdi Allam, politico e giornalista nato in Egitto che adesso si ritiene orgogliosamente italiano, dalle pagine de Il Giornale punta il dito contro questo "complotto della sinistra": «Denuncio il fatto che per ragioni vergognosamente elettoralistiche, con la finalità di accaparrarsi il voto degli immigrati costi quel che costi, il Pd investe sul maggior afflusso degli immigrati in Italia per colmare il deficit demografico e i posti di lavoro sgraditi dagli italiani. Un governo che ama l'Italia dovrebbe invece favorire la crescita della natalità degli italiani sostenendo concretamente la famiglia naturale».

Da una nota congiunta del premier Enrico Letta e del vicepremier Alfano, giunge per Kyenge «piena solidarietà a fronte degli attacchi razzisti che ha ricevuto».

Il ministro Kyenge, in Italia dall'età di 19 anni per studiare medicina, specializzata in oculistica, cittadina italiana sposata con un italiano e madre di due figlie, è fondatrice dell'associazione culturale DAWA per la promozione di una rete di solidarietà e cooperazione tra Italia e Africa.

Nel 2004 entra a far parte del forum della Cooperazione internazionale ed immigrazione nel modenese. Dal 2009 è consigliere provinciale del Pd nella commissione Welfare e politiche sociali. È responsabile regionale per l'Emilia Romagna delle politiche d'immigrazione del PD. Dal 2010 è portavoce nazionale della rete Primo Marzo, che si occupa dei diritti dei migranti.

Promossa a ministro grazie alla competenza e all'esperienza di anni di impegno sociale e politico nel campo dell'integrazione, Cécile Kyenge risponde alle offese con distaccata eleganza, invitata alla trasmissione Z di Gad Lerner il 3 maggio: «Non mi aspettavo tanti insulti. Essendo una persona umana sono rimasta ferita, ma non credo che gli insulti possano fermarmi».

E mette in luce un aspetto: l'importanza simbolica per l'Italia della sua identità multipla italo-congolese. «Voglio affermare questa ricchezza, che non è soltanto una ricchezza per me, ma per il Paese a cui appartengo».

Intanto tenacemente, in barba alle critiche, con il suo mandato Cécile Kyenge ha gli strumenti per modellare una nuova idea di "Italia", grazie alla sua esperienza e al suo sguardo multilaterale, rispondendo alle volgarità con un operato competente.

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