• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Da Scampia a Milano il teatro è breve...

Da Scampia a Milano il teatro è breve...

 

Quando si dice “se n’è caduto il teatro”: scrosci di applausi, gente che batte i piedi sulle pedane, otto uscite per gli attori davanti al pubblico in visibilio in tre date strapiene. La cosa non fa meraviglia se non si aggiunge che la rappresentazione era in napoletano e agita da artisti che superano a malapena i vent’anni. A Milano. Per la serie sapessi come strano sentire il tuo dialetto fuori patria. Specie se è seguito da boati.
 
Qualche giorno fa, 1-3 ottobre, teatro La Cucina. Lo spettacolo è un adattamento de “Il signor de Pourcegnac” di Molière ed apre la stagione del Teatro I in collaborazione con Olinda. Gli attori sono della compagnia nata dal progetto “Punta Corsara”, un gruppo di ragazzi di Scampia, anche se “è meglio chiamarli napoletani e basta, Scampia è pur sempre un quartiere di Napoli”, come ha precisato causticamente dopo la pièce Emanuele Valenti, regista e direttore – insieme a Marina Dammacco - del progetto nato in seno alla fondazione Campania dei festival sulla scia di “Arrevuoto”: la straordinaria iniziativa di Marco Martinelli che tre anni fa rivoluzionò la scena teatrale napoletana e nazionale. Queste le testimonianze più evidenti della bontà di quell’idea. Tredici giovani, tra attori, tecnici e operatori, passati dalla velleità del sogno alla tangibilità del professionismo puro. Perché non parliamo della stucchevole chimera alla X Factor: qua c’è gente che si è messa a lavorare sodo.

La narrazione è nota: i raggiri che subisce un nobile straniero capitato in una città lontana per prendere in sposa una giovane borghese. L’adattamento rispetta il canovaccio originale quasi filologicamente, eppure innova tantissimo impiantando la trama nella turbinosa realtà napoletana. Dove, se non a Napoli, il forestiero è preso di mira con lusinghe, smancerie ipnotiche e trappole? Come, se non in questa autocondanna resa con sarcasmo, denunciare i guasti della città pur mostrandone l’instancabile verve? In questo si può dire che l’operazione condotta da Valenti con l’aiuto di Antonio Calone è pienamente riuscita: nella sintesi tra realtà e farsa a doppio binario, dentro la messinscena – quella in cui è trascinato il Signor de Pourcegnac – e fuori, nell’idea che di Napoli lo spettatore può farsi. Grottesca perché allegra e subdola, aperta eppure inquietante, come sottolineato dalla scenografia: delle quinte mobili, altissime, che si abbassano sul protagonista-vittima e verso il pubblico in un esito tragicomico. A rievocare la famosa risata che ci seppellirà. Ma se a rappresentarla sono le stesse vittime reali del contesto più duro, i ragazzi di una periferia, vuol dire che qualcosa si intravede all’orizzonte.

Detto questo, lo spettacolo è tremendamente divertente e veloce. E il dialetto napoletano non osta, anzi si ha la sensazione che fuori città sia ancora più apprezzato. Perché ben interpretato, dal protagonista Cristian Giroso, dai bravi Mirko Calemme e Giovanni Vastarella, dai consolidati Antonio Stornaiuolo e Giusi Cervizzi (la ragazza è a pieno titolo dentro la tradizione mimica del teatro napoletano), mentre qualche menzione di merito è d’obbligo: una va a Valeria Pollice, cresciuta moltissimo in questi ultimi anni, che passa ottimamente dal ruolo della fatua donzella da maritare allo stregonesco “Megun” di deandreiana memoria; e una per Vincenzo Nemolato nell’impegnativa parte di Sbrigani (nell’originale di Molière pure napoletano), furfantesco “spicciafacenne”. Nemolato è già un grande attore e per fortuna ancora non se n’è del tutto accorto. Lo dimostra la generosità scenica. A premiare il vortice di smorfie, mosse da acrobata e lazzi mimici del suo vasto repertorio, tra Totò e Buster Keaton, c’era una voce ricorrente in platea: “Ma io questo attore già l’ho visto”. Ha un grande futuro. Giusto citare i corsari organizzatori e tecnici: Ida Basile, Rosario Capasso, Maurizio Piscopo, Enrico Giordano, Marco Esposito, Giuseppe Di Lorenzo hanno fatto un lavorone. Insomma, da non perdere. Prossime date 11 dicembre a Sinalunga, il 17 a Fermo, il 18 a Senigallia, 28 e 29 gennaio 2011 a Lamezia Terme, il 26 febbraio a Riccione e a Ravenna nella seconda metà di aprile. 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares