D’Alema: "l’Italia investe troppo poco in armi"
Come se il papa dicesse di usare anticoncezionali a volontà...
Non siate speranzosi, l’Italia non ha ratificato questa convenzione, poiché pur approvando il progetto, il Ministero della Difesa, già nel 2007, ha richiesto, oltre all’esiguo e sopportabile impegno di spesa per la distruzione dello stock stimato in circa 8 milioni di euro da distribuire su un massimo di 8 anni, 160 milioni per «l’acquisto di nuove armi per la realizzazione dei programmi di acquisizione di munizionamento alternativa di nuova generazione e per il mantenimento da parte delle Forze Armate delle capacità operative attualmente garantite dalle sub-munizioni cluster delle munizioni a grappolo»".
Quindi, per quanto l’articolo 11 della costituzione stia lì a dire che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa etc etc, l’Italia non vuole smantellare il proprio arsenale di bombe a grappolo, nonostante sia improbabile l’uso di una cluster bomb come mezzo di difesa.
Stando ad alcune indagini di Unimondo e di Rainews24 (quando ancora la Rai si degnava di fare giornalismo) l’Italia rientrerebbe anche nel novero dei paesi produttori di cluster bombs, con due fabbriche, tra loro collegate, la Simmel difesa e la Snia bd. La Simmel, che malgrado le assonanze non produce carne in scatola, cerca di chiarire un presunto equivoco nella home page del suo sito "PUR AVENDO LA CAPACITA’ DI PRODURRE QUESTI COLPI CON CARATTERISTICHE CHE SODDISFANO I PIU’ RECENTI E RESTRITTIVI REQUISITI DI SICUREZZA INTERNAZIONALI, LA SIMMEL DIFESA CON IL NUOVO ASSETTO SOCIETARIO, INIZIATO NELL’ANNO 2000, NON HA MAI PRODOTTO NE’ TANTOMENO ESPORTATO SUDDETTE TIPOLOGIE DI MUNIZIONAMENTO." e tuttavia non permette di consultare il catalogo on line (al contrario di chi non ha niente da nascondere, come Finmeccanica o Oto Melara).
Riassumendo: l’Italia è molto probabilmente produttore e detentore nel proprio arsenale di cluster bombs e non vuole ratificare la convenzione internazionale che mette al bando le stesse.
E su tutto questo possiamo fare ben poco. Anche perchè pur votando un governo di presunta sinistra, ci si ritrova con Ministro degli Esteri un folle che da fondo agli armamenti e alle false missioni di pace e che solo pochi giorni fa se ne è uscito con la frase: "L’Italia spende troppo poco negli armamenti". Il
Tuttavia esistono strade di dissenso percorribili. Ad esempio, se qualcuno tra di voi che leggete è cliente Bnp Paribas o Bnl, dovrebbe tenere presente che questa banca non solo, come già detto, copre le operazioni di intermediazione nella vendita di armi, ma apre fondi di investimento nelle stesse.
Bnp opera sul mercato delle cluster bombs tramite fondi d’investimento e Società di investimento a capitale variabile (Sicav). Una Sicav è una società per azioni che, vendendo i propri titoli, raccoglie risorse che re-investe nel mercato finanziario: un intermediario tra gli investitori e il mercato. Il suo compito è mettere a segno investimenti fruttuosi per conto dei suoi azionisti, che sono a tutti gli effetti soci dell’azienda. Fondi e Sicav in cui investe Bnp Paribas sono molteplici, tra questi c’è Parvest. Il gruppo bancario propone ai suoi risparmiatori di scegliere questa Sicav anche sul suo sito internet. Ma nel rendiconto annuale di Parvest, che spiega agli azionisti come sono stati impiegati i loro soldi, tra le aziende in cui hanno investito i fondi si incontrano diversi produttori di bombe a grappolo. Sfogliando il rendiconto ci si accorge, per cominciare, che il fondo Parvest Global Equities possiede azioni di compagnie notoriamente produttrici di bombe a grappolo. Aziende nelle quali investono anche Parvest Uk e Parvest Usa. E questi sono solo alcuni esempi: il rapporto supera le 500 pagine e in 34 di queste compare la parola "difesa" a qualificare gli investimenti. Poi, è chiaro, non tutte le aziende che si occupano di difesa producono cluster bombs. Ma nel rendiconto è possibile individuare più volte i nomi di Lockheed Martin e L-3 Communications, due aziende accreditate come produttrici di bombe a grappolo dalle maggiori associazioni umanitarie del mondo. (da peacereporter)
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox