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"Cosa volete sentire". La musica indie si fa letteratura

La ricerca di un contratto discografico per un primo album e le porte sbattute in faccia, i camerini in cui svegliarsi e i tour bus come casa, le domande che, se siete giornalisti, è meglio evitare... il vostro primo concerto andato da schifo o la rincorsa per registrare un motivetto che diventerà una delle vostre canzoni più conosciute.

Cosa volete sentire” (Minimumfax, 137 pagg, 10€) è un compendio di vita rock&roll on the road, una serie di bozzetti di un’Italia musicale underground che emergono da una compilation scritta da alcune tra le sue migliori menti (e voci). Non aspettatevi troppa musica, in fondo l’intento dichiarato dalla curatrice Chiara Baffa a inizio libro è chiaro: il libro, infatti, “nasce dall’idea di sbirciare al di là delle canzoni, di ascoltare la voce degli autori in una veste diversa, di portare la narrazione in primo piano”.

È lo scollamento tra le parole che leggeremo e quelle che siamo soliti ascoltare la paura più grossa quando approcciamo queste pagine, essendo questi alcuni degli artisti che ascoltiamo con più piacere. Uno scollamento che è ovvio ma si spera non fatale; e dio solo sa quanto le due scritture – letteraria e musicale -, in fondo, siano differenti. Certo, tra di loro non manca chi ha già avuto esperienze di scrittura e pubblicazione (vedi Vasco Brondi), ma riusciranno a raccontarci i primi lunedì del mondo, i natali tossici, le estati e i falò, le biografie “sensibili”, i mesi più freddi dell’anno, le storie più porno, come hanno fatto nelle loro canzoni?

Beh, è presto detto. Come in tutte le compilation, nonostante il nocciolo unico che unisce i brani e i gruppi, le sfaccettature sono le più disparate e nella lettura queste sfumature le sentiamo tutte. Alcuni racconti sono più aderenti alle aspettative (sì, perché se molti di questi gruppi li seguiamo con affetto, capita anche di avere determinate aspettative), altri meno, ma non per questo meno validi.

È un’operazione interessante quella provata da minimumfax e Chiara Baffa alla faccia della separazione dei ruoli (che c’è ed è ontologica). Uno degli aspetti interessanti del progetto oltre alla scoperta di un’altra scrittura è la comprensione del modo in cui un cantante approccia la propria arte per raccontarla e soprattutto quale dei momenti della propria vita musicale prenda in considerazione (ma come vedremo non sempre l’autobiografia della carriera la fa da padrona). Qual è quel momento, unico, che si decide di raccontare. 


E così seguiamo Rossano Lo Mele dei Perturbazione sbarcato a Milano per cercare di farsi produrre il primo album “In Circolo” (che proprio quest’anno è stato ripubblicato per il decennale), il suo incontro con produttori svagati, agenzie di comunicazione che “ghe pensi mi” e inutili apparizioni in tv in cui si perde un giorno intero per registrare per venti secondi di trasmissione (“Quei venti secondi sono una concessione che un volenteroso, magari giovane autore pensa di fare alla musica che ritiene comunichi qualcosa. Ma quei venti secondi non sono rappresentativi di nulla”).

Titano Gulmanelli degli Jang Senato che racconta della sua mancanza di consonanti, degli imbrogli del Tarlo e della costruzione della loro sala prove. Se dovessimo scegliere un singolo per il lancio di questa compilation sarebbe sicuramente “L’uomo che puliva il pesce” di Alessandro Reina degli Amor Fou che mettendo da parte la propria storia racconta l’avventurosa vita di Munari che “aveva trascorso quasi tutti i giorni della sua vita dividendosi fra modesti ingaggi in fatiscenti piano bar della riviera romagnola e il lavoro nei campi”, braccio destro di Tony Renis e conoscitore di storie che “avrebbero dilaniato la residua credibilità della nostra democrazia”. 

Dario Brunori recita l’alfabeto dei musicisti in tour, partendo da Autogrill fino ad arrivare a Zufolo passando per Giornalisti, Sesso e Droghe e l’immancabile Soundcheck, mentre Andrea Appino degli Zen Circus racconta della sua esperienza al campo estivo, a cinque anni, tappa fondamentale della sua vita. Un’educazione religiosa, che ha posto le basi per uno dei temi preferiti dal gruppo pisano: l’ateismo, ma soprattutto un’esperienza di vita e di musica di un bambino che vessato dai compagni scopre il punk grazie alla rivolta. E a un bicchiere sferrato sul volto del ragazzino figlio di puttana. 

Il resto del gruppo è formato da Letizia Cesarini (Maria Antonietta), Fabio De Min (Non voglio che Clara), Antonio Di Martino (Dimartino), Simone Lenzi (Virginiana Miller),Giuseppe Peveri (Dente), Max Collini (Offlaga Disco Pax) e Peppe Voltarelli.

E voi, cosa volete leggere?

Qui la prefazione di Chiara Baffa

 

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