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 Home page > Tribuna Libera > Coronavirus | La Pandemia è collettiva, il confino è politico

Coronavirus | La Pandemia è collettiva, il confino è politico

Non sono neanche tre settimane che siamo in casa in Francia. Emotivamente è stato più forte i primi giorni, più triste, più ansiogeno. Mi sono assestata in una routine che fa sì che il tempo passi piuttosto veloce: non ho problemi con la solitudine al momento, ho tempo di leggere di più, di cazzeggiare di più. Questo naturalmente perché, seppure basso, ricevo uno stipendio anche se sto a casa.

Non sono neanche tre settimane che siamo in casa in Francia. Emotivamente è stato più forte i primi giorni, più triste, più ansiogeno. Mi sono assestata in una routine che fa sì che il tempo passi piuttosto veloce: non ho problemi con la solitudine al momento, ho tempo di leggere di più, di cazzeggiare di più. Questo naturalmente perché, seppure basso, ricevo uno stipendio anche se sto a casa. 

Mi dico, da un lato, che sono pronta per la pensione — datemi la minima e firmo ora — dall’altra che ci abitua molto rapidamente, troppo facilmente, agli obblighi imposti.

Ieri sera abbiamo avuto una lunga discussione con amici — l’ennesimo scambio al telefono, l’ennesima video chat — e si è quasi litigato, pause dovute alla cattiva connessione permettendo, sulla quarantena.

H. parlava di collettivo, scartando volutamente il personale: «Il nostro confinement è un problema piccolo-borghesi perché siamo confinati bene tutto sommato; la nostra libertà personale e la riflessione sul confinement sono l’ultimo dei problemi, c’è chi lavora tutti i giorni per continuare a far vivere il capitale».

E non posso che annuire, mentre bevo un bicchiere di vino biologico.

B., dall’altro lato (stesso bicchiere in mano) partiva dalla sua esperienza per farne, anche lei, una questione collettiva, ma un po’ diversamente: «La mia privazione di libertà è la stessa che obbliga tanti altri ad andare a lavorare; la privazione delle libertà e l’accettazione supina sono un problema sul quale dobbiamo riflettere. Soprattutto, non si tratta di pensare sempre ai miei cari ma di pensare che siamo in collettività. Ci riguarda tutti».

Ora, le posizioni si assomigliano per certi versi anche se, per H. c’è una questione di priorità: la dimensione personale è in secondo o terzo piano perché, dice «la mia libertà finisce dove inizia la tua e se la gente muore, e il mio sacrificio è solo il confinement, allora che mi costa?».

E qui, nonostante il vino biologico, non annuisco. Perché c’è qualcosa che ha a che fare con il ricatto, collettivo e personale, in questo discorso che tutti e tutte abbiamo sentito.

Cosa ci costa? Ci costa personalmente, ci costa collettivamente. Costa a chi ha dovuto smettere di lavorare per “stare sul divano”, costa a chi deve andare a lavorare. Costa a chi la vive in condizioni deprecabili, per tutte le ragioni che ci possono venire in mente.

Costa tanto a chi questo isolamento non può reggerlo, per un motivo o per l’altro. E entrambi sono validi perché non siamo militari, non dobbiamo rispondere a nessun appello della nazione. Costa perché non è una mia responsabilità se il Sistema Sanitario sta esplodendo perché non è all’altezza della situazione. La gente non muore per colpa mia, la gente muore perché non riusciamo a curare tutti, o a curare bene chi ha necessità.

Gira da qualche tempo il meme sui nonni e la guerra, lo abbiamo visto tutti — “Ricordati che ai nostri nonni fu ordinato di andare in guerra, a noi stanno chiedendo di stare sul divano” — e d’istinto ti fa annuire. Io mi sono sentita in colpa quando l’ho letto la prima volta. Mi è stato inviato solo tre volte, e ho sentito questa frase negli scambi che ho in questo periodo, con diverse persone, più di una volta.

Il discorso collettivo, pseudo bellico, il canto dell’inno di Mameli e soprattutto, il sacrificio personale in nome della salute collettiva, perché «sennò la gente muore» è UN modo di raccontare, è UN modo di leggere quello che sta succedendo, è un modo di riconoscere e additare, anche, il dissidente. Possiamo aderire, per carità. Ma anche no. Quello è un tipo di mondo, non l’unico possibile. Possiamo scegliere come raccontarci, personalmente ma soprattutto, collettivamente, quello che sta succedendo. Perché è un evento collettivo. Mai “il personale è politico” mi è sembrato tanto contemporaneo.

Non è colpa mia se i posti letto in terapia intensiva sono 5mila invece dei, butto un numero a caso, 60mila necessari (la Germania aveva 28mila posti letto in TI prima della crisi, per esempio e le cose stanno andando diversamente); non è colpa mia se non sono stati fatti stock di mascherine che permetterebbero per esempio, una distanziazione sociale più sicura (quella sì NECESSARIA) e non per forza la quarantena per tutti. E non così tanti morti.

Per esempio: In Francia due anni fa una fabbrica che poteva produrre fino a 200 milioni di maschere all’anno è stata chiusa perché riacquistata da un’impresa americana che ha delocalizzato la produzione in Tunisia. Lo Stato, che era un acquirente con contratto di fornitura, non ha fatto nulla per impedirne la chiusura e la distruzione di tutte l’impianto di produzione. Che è stato buttato in discarica.

Altro esempio: la delocalizzaione della produzione di farmaci.

Personalmente (questo personalmente è ancora una volta anche collettivo, non è un pensiero solo mio) la situazione attuale fa sì che la quarantena sia ragionionevole e necessaria. Ma alla luce delle cose di cui sopra, alla luce delle mancanze immense di un sistema inadeguato e mal gestito.

Non perché stiamo individualmente portando la croce della patria sulle spalle. Non siamo in guerra. E, anche se fossimo in guerra, alla guerra si può dire no.

Ma ha senso la quarantena se la gente continua ad andare al lavoro? E non perché gli va, non perché è il loro progetto (il ristoratore, il piccolo commerciante, il piccolo artigiano che vivono di una loro indipendenza; loro si stanno rovinando ma gli viene chiesto “solo” “di stare sul divano”) ma perché devono. Ancora una volta sono gli operai, i lavoratori precari, gli uberizzati, quelli che sono in fondo “alla catena di produzione”, quelli pagati ai minimi sindacali che portano, loro sì invece, il peso collettivo.

Non uccido nessuno se vado a fare una passeggiata. Non uccido nessuno se parlo con un vicino per strada a tre metri distanza.

E se lo fanno tutti? Come la metti allora lo fanno tutti? Il punto è che non lo fanno tutti, perché siamo collettivamente responsabili. Lo facciamo tutti di uscire una volta in più perché è complicato. Ma soprattutto ci sono situazione dove non è complicato, è insostenibile, per violenza, per solitude, per isolamento, per povertà, per…

Ma appunto, le strade non sono piene perché sui grandi numeri COLLETTIVAMENTE (e statisticamente aggiungo) siamo responsabili. E quando incontri qualcuno fuori, sei fuori pure tu. In maniera consapevole e responsabile, sei fuori pure tu.

Collettivamente dobbiamo chiedere, pensare, mettere in pratica delle alternative al “dopo”. Delle alternative al “prima”, perché il prima ha dato questo risultato.

Io non vedo nessuno da quando il confinement è partito, sto a distanza dalle persone, mi metto il gel prima di entrare al supermercato, ringrazio le commesse, ringrazio il postino. I miei amici stanno facendo uguale. Come tanti, come la maggior parte delle persone, pensiamo agli altri, vogliamo bene a chi abbiamo intorno, ci interessa, ci interessiamo.

E, anche, esco tutti i giorni, un’ora, a camminare da sola intorno alle stesse strade. E sto a un km di distanza da casa mia (più o meno, sia chiaro, baro un po’) perché sennò piglio una multa di 135 euro che non mi posso permettere. Ma stiamo sereni: se andassi a 4 km non leccherei i pali della luce, non abbraccerei il panettiere, non starnutirei su un runner. Non ucciderei nessuno.

Invece di fare i poliziotti per procura, usiamo (ci) collettivamente, la gentilezza e l’ascolto che accordiamo a noi stessi (che direbbe Freud : ) e che accordiamo a chi abbiamo intorno perché il nostro vicino non è un nemico.

La quarantena costa — e conta — personalmente e collettivamente.

Questo pezzo fa parte di un diario che tengo qui

LEGGI ANCHE: I gesti barriera di fronte alla Coronapolice

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.138) 6 aprile 2020 23:21
    Damiano Mazzotti

    Nella vita ti puoi fidare di pochissime persone. E sono quasi sempre quelli che non ti chiedono dei soldi. Qui sono riportate tante belle testimonianze sull’attività di un medico e scienziato di altri tempi: https://www.youtube.com/watch?v=ZZ4vK-SxnCc

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.88) 7 aprile 2020 08:22
    Damiano Mazzotti

    Libro digitale gratuito di autori vari, supervisionato dal ricercatore Livio Giuliani:

    https://emeglio.ch/s/5G_libro

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.88) 7 aprile 2020 08:51
    Damiano Mazzotti

    Gli israeliani sembrano molto razionali, ma quasi nessuno prende in esame quello che fanno in Israele per tutelarsi dall’inevitabile epidemia molto particolare e perturbante di Covid-19 (pensano principalmente a tutelare gli anziani in casa, non facendoli uscire): https://www.byoblu.com/2020/03/22/la-cosa-piu-importante-adesso-per-il-ministro-della-difesa-di-israele-naftali-bennet-byoblu24

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.146) 7 aprile 2020 11:58
    Damiano Mazzotti

    In Italia il potere abusa delle parole e non usa l’avanguardia scientifica, come nei secoli passati, e asseconda le paure dei cittadini che possono portare più voti: https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/siamo-come-grida-spagnole-manzoni-niente-diverso-governatori-232228.htm

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.146) 7 aprile 2020 12:17
    Damiano Mazzotti

    Per sintezzare l’articolo tutti i luoghi chiusi vanno areati naturalmente aprendo le finestre e porte. E il virologo Burgio afferma che il 90 per cento dei contagi avviene nei luoghi chiusi. La bassissima carica virale nei luoghi aperti può contagiare, ma potrebbe anche immunizzare naturalmente moltissime persone, come avvenuto in circa il 50 per cento della popolazione della Repubblica di San Marino circa un mese fa. Per approfondire: https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/respiro-che-toglie-rsquo-aria-nbsp-melania-rizzoli-ldquo-finora-232615.htm

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.146) 7 aprile 2020 13:27
    Damiano Mazzotti

    Una conferma alla tesi della popolazione italiana del nord immunizzata al 70 per cento:

    https://www.peopleforplanet.it/covid-19-positivi-40-donatori-di-sangue-su-60-quasi-il-70-del-totale

    Quindi l’analisi del ricercatore Burgio e di altri virologi naturalisti è confermata (anche i pensionati e gli studiosi non professionisti che non possono venire ricattati dal potere del grande business).

    Poi segnalo un commento interessante pescato dal WEB:

    Non so quando ho letto quell’articolo in inglese di un certo esperto tedesco che spiegava che in Svizzera aspettavano il picco della malattia il 2 aprile e lo stanno aspettando ancora con i letti vuoti.
    Ma quello che ha detto di molto interessante questo dottore tedesco è il suo parere sui focolai lombardi. Secondo lui probabilmente nella la zona di Codogno e Bergamo hanno avuto più problemi anche per la presenza di legionellosi. Quando una persona è stata contaminata dal coronavirus ha molto più probabilità di contrarre la legionellosi se questo batterio è presente in ospedale con grossi rischi di lasciarci la pelle. Sono andato verificare. Se tu batti su google ‘’ Codogno, Bergamo e legionellosi’’ salta fuori che negli ultimi anni, compreso il 2019, in questa zona hanno avuto seri problemi con questo batterio. Quindi Fontana, invece di fare l’eroe alla televisione, dovrebbe spiegarci come mai in certi ospedali e case di riposo della sua regione, considerata dal punto di vista sanitario una delle migliori in Italia, non si fa una sufficiente manutenzione degli impianti di ventilazione forzata che è la prima causa della legionellosi dopo quella dell’inquinamento.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.146) 7 aprile 2020 17:45
    Damiano Mazzotti

    Ora capisco perchè Ernesto Burgio non viene intervistato in TV.

    Versione sintetica (5G, Comitato Scientifico ECERI, Istituto Europeo di Ricerca):

    https://www.youtube.com/watch?v=9K7Ss6CSZI0

    Versione completa (Stati Generali della Scuola Digitale 2019):

    https://www.youtube.com/watch?v=VhrL4qHLavM


  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.146) 7 aprile 2020 19:14
    Damiano Mazzotti

    Le vaccinazioni intensive e l’anomalia della zona bergamasca che qualcuno vuole nascondere bruciando i cadaveri (non serve con bare a chiusura ermetica):

    https://amp.tgcom24.mediaset.it/tgcom24/article/13204657

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.146) 7 aprile 2020 20:02
    Damiano Mazzotti

    Ottima intervista videoradiofonica digitale al microbiologo Prof. Carlo Federico Perno (un professionista che sa valurare le ipotesi e cerca di rimanere con i piedi per terra, cioè non pensa e non si comporta come molti virologi televisivi, 30 miniti spesi bene):

    https://www.youtube.com/watch?v=v9FV85JH3lQ

    • Di Francesca Barca (---.---.---.115) 8 aprile 2020 07:10
      Francesca Barca

      Caro damiano, non serve a molto mettere 10 commenti sotto un pezzo che non hanno tanto a che fare con il pezzo in questione (in questo come in altri casi). Visto che lei è un nostro autore tanto attivo e di vecchia data su AV, può forse riunire tutte queste suggestioni di lettura in articoli... in questo modo non c’è dibattito sotto un pezzo, al contrario sarebbero informazioni più strutturate e di più facile accesso. Grazie mille della sua partecipazione. 

      francesca 

  • Di paolo (---.---.---.49) 8 aprile 2020 18:31

    Cara Francesca , sei troppo tenera con Damiano. Io non capisco cosa lo spinge ad agire in questo modo. Non capisco se è una reazione compulsiva oppure un modo strutturato per mettersi in evidenza. Di sicuro toglie la voglia di un confronto e questo va a danno di tutti. 

    Speriamo che si renda conto che è talmente fastidiosamente invasivo che ottiene come reazione contraria quella di trattare i suoi "commenti" come spam.

    auguri per la "quarantena" e ciao

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.194) 8 aprile 2020 22:38
    Damiano Mazzotti

    Ho capito, grazie, ma qua le persone che commentano sono poche. E informazioni utili ne sono giunte poche, diversamente da altri siti. Comunque penso di aver scritto delle cose molto importanti. Non penso di aver portato via il posto a nessuno.

    Ma se siete giunti a pensare questa cosa di me, mi sembra giusto togliermi di mezzo. Si vede che gli italiani hanno bisogno di altro.

    Counque non penso di aver impedito a nessuno di commentare. Ho cercato di creare degli spunti per stimolare gli altri a commentare, ma evidentemente la maggioranza degli italiani qui sono piuttosto passivi.

    Grazie delle critiche e buone cose. Nulla dura in eterno.

    • Di paolo (---.---.---.49) 9 aprile 2020 10:52

      Damiano i tuoi link sono spesso interessanti e credo anche utili, il punto è non eccedere.

      ciao

    • Di Francesca Barca (---.---.---.115) 11 aprile 2020 07:57
      Francesca Barca

      Caro Damiano nessuno le chiede di togliersi di mezzo. 

      Le chiedo però di fare attenzione.

      Se le informazioni utili su AV sono poche non è questo il modo di portarle al dibattito: i commenti sotto un pezzo non pensati per funzionare come un muro di Twitter.

      Il dibattito in calce ad un articolo, se non è sul pezzo in questione, è "rumoroso" e infatti non ci sono dibattiti, ma solo liste di link.

      Le chiedo per favore la cortesia di fare attenzione alla pertinenza da un lato e dall’altro di riunire tutte le sue letture in una rassegna stampa, per esempio (ma è solo una soluzione, se ne possono trovare altre), in modo che siano fruibili.

      Purtroppo in caso contrario l’effetto, anche se non è voluto e ne sono certa, è quello dello spam. 

      Grazie della sua attenzione e del suo impegno. 

  • Di Marina Serafini (---.---.---.219) 9 aprile 2020 09:18
    Marina Serafini

    In effetti, cara Francesca, proprio ieri mi sono imbattuta in un video, pubblicato sull’Ansa e oggi scomparso, realizzato da Marco Lillo, un giornalista piuttosto serio, e quindi piuttosto arrabbiato - proprio come lo sei tu. In sintesi dichiarava di aver scoperto di aver contratto il famigerato virus soltanto dopo averne superato la prova. Aveva infatti cercato di effettuare un tampone dopo una febbre di pochi giorni con tosse e sintomi compari, ne aveva fatto richiesta anche a pagamento, ma la sua condizione non era stata considerata "così grave" da farlo avanzare di graduatoria e chi giá era andato a presentare la stessa richiesta. Si è buttato quindi sul web e ha acquistato, a sue spese, un kit medico di verifica. Lo ha comprato in un altro paese europeo che, a sua volta, lo ha fatto venire dalla Cina. Dopo 15 gg., e l’esborso personale di 300.00 E, questo uomo ha avuto accesso al suo kit. La confezione era da 40 pezzi - confezione minima - in quanto possono farne acquisto SOLO i laboratori. Cosí ha scoperto di essere passato per il virus e di esserselo lasciato alle spalle. Questo uomo è arrabbiato: per responsabilità personale, dopo i lievi sintomi durati un paio di giorni (poteva trattarsi di una normale influenza o di un colpo di freddo) si è posto in quarantena volontaria. Ma quanti di noi lo avrebbero fatto? Dici bene tu : ognuno sia responsabile per sè e per gli altri, ma qualcuno deve essere piú responsabile di tutti!!! Qualcuno deve mettere i cittadini in condizione di comportarsi in modo responsabile e di comprendere davvero cosa sta avvenendo e come sia corretto comportarsi. Qualcuno deve rendersi conto che le persone hanno paura, qui in Italia, di farsi vedere da un medico perché hanno il terrore di finire in ospedale, perché in ospedale si muore. A partire dai medici e dal personale dedicato, perché non sono rispettate le condizioni di sicurezza. Perché gli ospedali stessi sono diventati veicolo di trasmissione del problema. La chiusura va bene, ma è un palliativo; la chiusura deve avvenire a valle di azioni che vanno attuate a monte. Con il classico ridicolo ritardo ora stanno iniziando le inchieste, nonostante le grida dei testimoni facciano da sfondo da settimane. Quello che accadeva a Bergamo io lo ho capito molto prima che arrivassero i carri militari con le bare, e l’ho saputo perché mi è stato raccontato da chi ci vive, lì. Non é realistico pensare che fosse un segreto! Che la gente, in Veneto, muore in casa per mancanza di risorse mediche lo sapevo già da giorni, prima che i giornali ne parlassero, e per lo stesso motivo. Intanto sui quotidiani continuava la tarantella dei commenti che sminuivano la gravità della situazione. Anche io ero incredula, anche io come te ho inizialmente pensato che fosse una montatura mediatica ( mi riferisco a quanto scrivi nel diario), ma questo è dipeso dalla pessima informazione ufficiale. Responsabilità dei governi, responsabilità di ottusi interessi di mercato, responsabilità di una stampa asservita e cieca. Ma in tutto questo continuiamo a uscirne atterriti, perché la stessa domanda che ci poniamo da tempo continua a restare li, granitica e indisturbata, come un enigmatico dolmen: ma l’Uomo, dov’é?

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