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Coprifuoco: da dove arriva questa espressione?

 (Da Actuel Moyen Age, BNF Twitter)

« Nous sommes en guerre » aveva detto Macron quando sono state prese le misure di confinement, lo scorso marzo.

Il vocabolario bellico — detestabile in sé, ma vuoto di senso, dannoso e sbagliato — è quello che si continua a mobilitare per raccontare l’esperienza collettiva che stiamo vivendo.

Da giovedì 22 ottobre circa 40 milioni di persone vivono in « couvre-feu », in coprifuoco, in Francia. Dalle 9 di sera alle 6 di mattina, salvo motivi giustificabili con un’attestazione, non si può stare in strada.

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Evoluzione del numero dei casi e dei tamponi con numero di positivi. Il numero di tamponi effettuati è passato da 20mila a settimana a inizio giugno a un milione a settimana attuali. fonte: FranceInfo

Coprifuoco

La scelta del termine è doppiamente interessante: primo per la retorica bellica che evoca. Secondo, ancora più evocativo per periodo storico dal quale deriva: il Medioevo, che è tornato potentemente nell’immaginario, nelle letture, nelle rappresentazioni. Il Medioevo della Peste.

Il « couvre-feu » è una misura che veniva presa durante il Medioevo per evitare gli incedi domestici dovuti alla facilità con cui le abitazioni, maggioritariamente in legno, potevano prendere fuoco: i “fuochi domestici” andavano coperti con una piastra in ghisa allo scoccare della campana che ne annunciava l’ora. Nello stesso momento era obbligatorio spegnere tutte le candele e le torce (ordine di « extinction des feux »).

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Un couvre-feu medievale. Foto: Musée de Cluny, Facebook

Pare, ma senza nessuna certezza storica, che Guglielmo I d’Inghilterra importò la pratica, applicando un “Curfew” (la parola arriva direttamente dal francese) per impedire gli spostamenti alla popolazione. Dico “pare” perché Britannica usa il condizionale: la parola sarebbe stata messa sulla sistematizzazione di una pratica già esistente.

Nel marzo 1363 con un’ordinanza del Re di Francia il coprifuoco è stato associato alla vigilanza: i cittadini a turno dovevano occuparsi di controllare la città di notte per evitare incendi, assassini, furti, rapimenti e tutto quello che di pericoloso può avvenire la notte. Da lì, il passaggio ad essere una misura di polizia, per proteggere (o controllare) la popolazione, è breve

Il « couvre-feu » in Francia

In Francia ci sono due grandi — tristi, irrisolti e contestati — esempi di instaurazione del coprifuoco in tempo repubblicano.

Il primo è la Guerra d’Algeria: l’esercito francese lo istituisce ad Algeri quando ottiene pieni poteri, con l’idea di controllare le popolazioni arabe e poter arrestare i sospetti più facilmente; a Parigi, fu imposto dal prefetto della Senna, Maurice Papon, nel 1958 e nell’ottobre 1961. La misura riguardava solo i “musulmani francesi d’Algeria”, in quanto considerati possibili complici dei combattenti indipendentisti del FLN (Front de libération national).

Il 17 ottobre 1961 per protestare contro questa misura in migliaia manifestano a Parigi, soprattutto operai di origine algerina: la polizia uccise dozzine, centinaia di persone. I cadaveri vennero ritrovati i giorni seguenti lungo la Senna.

Il secondo nel 2005 quando nelle banlieue francesi iniziarono le manifestazioni a seguito della morte di Zyed Benna e Bouna Traoré a Clichy-sous-Bois (Seine-Saint-Denis): in quel caso il coprifuoco, non applicato a tappeto, riguardava solo i minorenni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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