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Concetta Di Lunardo

Concetta Di Lunardo

Sono laureata in Filosofia e docente di ruolo in un liceo romano. Mi sono avvicinata al giornalismo appena ho iniziato a percepire che qualcosa nell’aria non andava per il verso giusto. Che quella sensazione avesse grossi fondamenti l’ho capito anche scrivendo di cronaca e politica in uno dei municipi più grandi di Roma.
Tra i miei sport preferiti, tediare i miei studenti con lo studio a memoria della Costituzione, in fondo è la risposta etica al ruolo che rivesto, la responsabilità sociale di essere insegnante e giornalista, la responsabilità di non portare all’ammasso chi mi ascolta e mi legge.
Diventare giornalista è stato il risultato di un processo di ricerca e di una una “buona scuola”, perchè senza quella curiosità aristotelica che mi caratterizza, di cercare, ricercare e senza quella competenza di chi considero il mio "maestro", non sarei qui.
Seguitemi.
Abstract:
Siciliana, anzi jonica-etnea trapiantata a Roma.
Curiosa, giornalista per passione civile. Disadattata, ché mi pare che di civile in giro sia rimasto ben poco. Sognatrice. Criticamente di sinistra. Agnostica.
E-mail: [email protected]

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  • Primo articolo martedì 09 Settembre 2010
  • Moderatore da venerdì 11 Novembre 2010
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Ultimi commenti

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.65) 14 marzo 2013 20:38
    Concetta Di Lunardo

    Io ti accuso BERGOGLIO!

    Forse perché dopo tanto tempo puoi anche prendere distanza da certi personaggi.
    Forse perché dopo tutto questo tempo il tuo cuore ancora non si ribella per quel che è stato fatto ai sacerdoti denunciati agli sgherri della ditta
    tura.
    Forse perché con il passare degli anni pensarti non mi fa provare sensazioni diverse dalla desolazione e lo straniamento.
    Io ti accuso!
    Contesto il tentativo di cancellare il passato in nome di un’armonia. Passo necessario, da quel che dici, per salvare la propria anima.
    Ti contesto perché ti sei spogliato dell’umiltà che dovrebbe portarti a mostrare il culo sudicio del nostro Paese, ovvero a dittatura.
    E poi riconciliarsi con chi?
    Con persone che hanno pregato di giorno e assassinato di notte?
    Con persone che posavano le loro mani sudice sui nostri seni e la loro lingua sui nostri capezzoli mentre ci trovavamo legate e non in grado di difenderci?
    Con persone che hanno rubato i nostri figli per consegnarli alle famiglie dei "ragazzi dell’Esercito"?
    Con coloro che hanno preso in giro le nostre madri e le hanno chiamate pazze?
    Con coloro che ci hanno fracassato la testa contro le sbarre delle loro celle per godere sadicamente delle grida e delle urla di dolore prodotte dalla nostra carne e dalle nostre ossa che si rompevano contro il ferro?
    Avresti il coraggio di tenere un sermone mostrando il culo sudicio dell’Argentina?
    Invece hai preferito far calare il silenzio sull’impudenza e sull’immoralità.
    Non bisogna rispondere con il silenzio al silenzio prodotto dalla morte di tanti colleghi e compagni.
    Trentamila compagni non torneranno. Trentamila persone fatte tacere grazie al silenzio della Chiesa che ha consegnato questa gente agli angeli della morte.
    Perché parli ora e allora sei stato zitto?
    Altri come te non lo sono stati.
    Portavano l’abito talare e attraversavano i villaggi, erano i miei compagni.
    Nessuno di loro è tornato.
    Questo fardello me lo porto ogni giorno della mia vita: io sono ancora viva, loro no.
    Questo fardello mi fa ancora piangere ogni notte.
    La mia speranza è quella di abbracciare un giorno i tanti colleghi spariti.
    È brutto sapere che nella Chiesa si celano i delatori che intrigavano e segnalavano.
    È brutto rendersi conto che chi porta l’abito talare è convinto che sia giusto far sprofondare quelle grida nel profondo della mia anima.

    Io ti accuso BERGOGLIO!

    Resto convinta che ci siano altri come me, che sentono quello che sento io.
    Quando si è fatto parte di quel sudiciume e si ha avuto un’anima nera dopo un accordo con il diavolo non si può venire a dirci di rimanere in silenzio.
    Che bisogna pregare e recitare i mea culpa in silenzio, così da portarci a perdonare i vostri peccati.
    Io sono una sopravvissuta, e non ti perdono.
    Tantomeno dimentico.
    E nemmeno mi riconcilio.

    Maria Cristina Saborido / ex - detenuta - scomparsa a Pozo de Banfield, a Quilmes, nel mese di luglio 1977

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.143) 20 marzo 2011 18:35
    Concetta Di Lunardo

    Mercoledì 23 marzo ore 17,30
    Galleria del Primaticccio - Palazzo Firenze - Piazza Firenze 27 Roma con Gigi di Fiore per un confronto sull’assedio di Gaeta.
    Ciao Marzia

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.232) 30 novembre 2010 20:58
    Concetta Di Lunardo

    Ho sempre avuto un grande rispetto per chi non ce la fa più e decide di andare via.Ciao al grande cinema che ha fatto la storia.


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