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150 anni e li dimostra

In merito al Risorgimento Lucio Villari ha idee chiare e definitive. Le ha nuovamente espresse anche stamattina sulla rete ammiraglia della Rai durante la diretta.

Non ha dubbi, ma solo certezze a quanto pare, Lucio Villari.

Beato lui.

Il Risorgimento nacque per una felice congiuntura astrale!

E così risponde ad una delle domande di una recente intervista il rinomato storico, docente di Storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre nonché autore di numerosi saggi storici.

Domanda: c'è però chi ha ritenuto l’unificazione ad opera dello stato sabaudo deleteria. Degli storici, anche di recente, hanno messo in rilievo come il Sud ne abbia fatto le spese. Hanno detto che il Nord si è preso le risorse del Meridione, seminato disoccupazione, povertà, brigantaggio e delinquenza organizzata. Lei cosa ne pensa?

Lucio Villari: “Penso che è una grossa bugia storica perché il Sud non è stato conquistato dai sardo-piemontesi, casomai dai volontari di Garibaldi e dalle stesse popolazioni meridionali che non sopportavano più il regime borbonico. Questo giudizio, che si trascina da 150 anni, è un giudizio sbagliato e scorretto, anche disonesto sul piano storico, perché senza la spedizione di Garibaldi lo stesso Piemonte non avrebbe potuto mai dichiarare guerra al regno delle Due Sicilie e conquistare qualcosa”.

Appunto: Garibaldi si è mosso senza una dichiarazione di guerra.

Questa si chiama, in parole povere, guerra di espansione.

Mi chiedo allora: perchè Villari si ostina a negare l'evidenza del fatto storico?

Ossia che la motivazione della volontà di una Italia unita giace nella affermazione degli interessi politicoeconomici degli Stati Europei (Francia e Inghilterra, sempre in guerra, ma in questo caso, andarono a braccetto)?

Opporre agli interessi austroasburgici un nuovo Stato era un "must". I Savoia, con regno annesso, avevano il "phisique du role" e servirono egregiamente alla bisogna.

Durante la diretta su Rai Uno sempre Lucio Villari ha contestato (gliene diamo facoltà...) il film di Mario Martone "Noi credevamo", accusando il regista di non essersi giovato dei tecnici per redigere la sceneggiatura, insomma ha accusato la produzione di avere assai poca attinenza storica.

Tanto per dirne un'altra, sempre secondo Villari le fabbriche al Sud erano poche e sparse (ma chi ha mai parlato dell'esistenza di una sorta di "Fiat" in Calabria o a S.Leucio?), in mano a capitali stranieri e sorrette da barriere protezionistiche.

Non sono filoborbonica, ma ho studiato la nostra storia e non si può negare che la "Questione meridionale" si sia irrobustita, per non dire sia nata, con l'Unità.

Fortuna che un altro intellettuale, Gigi Di Fiore, rilegge l'evento.

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