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Papa Francesco e il libro del giornalista Verbitsky che parla del pontefice temuto dai desaparecidos

Piazza San Pietro è gremita di fedeli sin dal primo pomeriggio, segno che è nell’aria l’elezione del nuovo Papa che giunge alle 19.06, dopo cinque votazioni e due giorni di conclave. La fumata bianca è il segno che la Chiesa ha una nuova guida. 

Alle ore 20.21, Jorge Mario Bergoglio, il Papa argentino, si affaccia alla finestra del loggione della Basilica di San Pietro verso i i fedeli cattolici con parole semplici, fuori dagli schemi:

“Fratelli e sorelle, buona sera. Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma: sembra che i miei fratelli Cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio per l’accoglienza. La comunità diocesana di Roma al suo vescovo. Grazie e prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui perché il signore lo Benedica e la Madonna lo custodisca”.

E quindi Papa Francesco scandisce il Padre Nostro e poi l’Ave Maria. “Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi incominciamo e chi mi aiuterà, il cardinale vicario, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa bella città. E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore, prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo di pregare il signore perché benedica me. Facciamo in silenzio, questa preghiera di voi su di me”.

Il nuovo Papa, Cardinale di lingua ispanica, gesuita, 76enne, sceglie il nome di San Francesco, forse per ricordare la semplicità delle sue origini. Ed in modo semplice e con grandissima umiltà che si presenta alla folla dei fedeli, quasi scusandosi. Già nel 2005, nel precedente Conclave, era considerato “papabile” ed aveva ottenuto un buon numero di votazioni nel corso delle elezioni che invece portarono all’elezione di Ratzinger.

Ha origini italiane il nuovo Papa, primo gesuita, primo sudamericano, primo a chiamarsi Francesco: il bisnonno è nato a Portacomaro, in provincia di Asti. Da lì il padre del Pontefice, Mario, impiegato delle ferrovie, si trasferì a Torino prima di emigrare in Argentina.

Jorge Mario Bergoglio studia dapprima come tecnico chimico, poi in seminario intraprende studi umanistici, quindi nel 1958 entra a far parte della Compagnia di Gesù, trascorre un periodo in Cile e a Buenos Aires si laurea in filosofia. Qui per tre anni, dal 1964 insegna letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires. È consacrato prete a 33 anni, il 13 dicembre 1969; nel 1997 sarà nominato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. È Papa Giovanni Paolo II a nominarlo cardinale: ricordiamo l’invito che in quell’occasione il neo cardinale fece ai fedeli argentini: suggerì di non seguirlo a Roma per i festeggiamenti. Quel denaro era più opportuno devolverlo ai poveri e bisognosi.

Dopo gli anni del seminario, nel 1958 è diventato novizio della Compagnia di Gesù, passando un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires per laurearsi in filosofia. Nel maggio 1992 è stato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, il 3 giugno 1997 arcivescovo coadiutore sempre nella capitale e nel 1998 è diventato primate d'Argentina.

Dopo la nomina a cardinale è stato eletto a capo della Conferenza Episcopale Argentina. La sua popolarità cresce nel periodo più duro della crisi economica e del conflitto sociale argentino, nel 2000 chiede alla Chiesa argentina un atto di pubblica riflessione per gli orrori degli anni della dittatura. Un mea culpa per gli orrori della dittatura argentina che a partire dal 24 marzo 1976 fece 9000 vittime, memorie racchiuse nel libro “L'isola del Silenzio”, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano.

"Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio" scrisse Verbitsky. "Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo”. 

Da presidente dei vescovi argentini, molti anni dopo, Bergoglio ha spinto la Chiesa argentina a pubblicare una sorta di mea culpa in occasione del 30esimo anniversario del colpo di Stato, nel 2006. "Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente" era il titolo della missiva apostolica.

I commenti più votati

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.65) 14 marzo 2013 20:38
    Concetta Di Lunardo

    Io ti accuso BERGOGLIO!

    Forse perché dopo tanto tempo puoi anche prendere distanza da certi personaggi.
    Forse perché dopo tutto questo tempo il tuo cuore ancora non si ribella per quel che è stato fatto ai sacerdoti denunciati agli sgherri della ditta
    tura.
    Forse perché con il passare degli anni pensarti non mi fa provare sensazioni diverse dalla desolazione e lo straniamento.
    Io ti accuso!
    Contesto il tentativo di cancellare il passato in nome di un’armonia. Passo necessario, da quel che dici, per salvare la propria anima.
    Ti contesto perché ti sei spogliato dell’umiltà che dovrebbe portarti a mostrare il culo sudicio del nostro Paese, ovvero a dittatura.
    E poi riconciliarsi con chi?
    Con persone che hanno pregato di giorno e assassinato di notte?
    Con persone che posavano le loro mani sudice sui nostri seni e la loro lingua sui nostri capezzoli mentre ci trovavamo legate e non in grado di difenderci?
    Con persone che hanno rubato i nostri figli per consegnarli alle famiglie dei "ragazzi dell’Esercito"?
    Con coloro che hanno preso in giro le nostre madri e le hanno chiamate pazze?
    Con coloro che ci hanno fracassato la testa contro le sbarre delle loro celle per godere sadicamente delle grida e delle urla di dolore prodotte dalla nostra carne e dalle nostre ossa che si rompevano contro il ferro?
    Avresti il coraggio di tenere un sermone mostrando il culo sudicio dell’Argentina?
    Invece hai preferito far calare il silenzio sull’impudenza e sull’immoralità.
    Non bisogna rispondere con il silenzio al silenzio prodotto dalla morte di tanti colleghi e compagni.
    Trentamila compagni non torneranno. Trentamila persone fatte tacere grazie al silenzio della Chiesa che ha consegnato questa gente agli angeli della morte.
    Perché parli ora e allora sei stato zitto?
    Altri come te non lo sono stati.
    Portavano l’abito talare e attraversavano i villaggi, erano i miei compagni.
    Nessuno di loro è tornato.
    Questo fardello me lo porto ogni giorno della mia vita: io sono ancora viva, loro no.
    Questo fardello mi fa ancora piangere ogni notte.
    La mia speranza è quella di abbracciare un giorno i tanti colleghi spariti.
    È brutto sapere che nella Chiesa si celano i delatori che intrigavano e segnalavano.
    È brutto rendersi conto che chi porta l’abito talare è convinto che sia giusto far sprofondare quelle grida nel profondo della mia anima.

    Io ti accuso BERGOGLIO!

    Resto convinta che ci siano altri come me, che sentono quello che sento io.
    Quando si è fatto parte di quel sudiciume e si ha avuto un’anima nera dopo un accordo con il diavolo non si può venire a dirci di rimanere in silenzio.
    Che bisogna pregare e recitare i mea culpa in silenzio, così da portarci a perdonare i vostri peccati.
    Io sono una sopravvissuta, e non ti perdono.
    Tantomeno dimentico.
    E nemmeno mi riconcilio.

    Maria Cristina Saborido / ex - detenuta - scomparsa a Pozo de Banfield, a Quilmes, nel mese di luglio 1977

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.224) 14 marzo 2013 18:04

    Non ho letto il libro. La dichiarazione del giornalista mi sembra da verificare, è stato ordinato vescovo da Giovanni Paolo II° nel 1992, i fatti dei "desaparecidos" risalgono al periodo 1976-78, quando l’attuale Pontefice era responsabile dei gesuiti in Argentina, un responsabile non mette i suoi sottoposti a rischio volontariamente, potrebbe essere stato spiato e o seguito, tanto più che tutta la congregazione dei gesuiti venne comunque messa in condizioni di non nuocere. Sappiamo invece che l’alta prelatura argentina dei tempi, venne informata sui "desaparecidos" e sui metodi usati, tanto è che Papa Luciani pochi giorni prima di morire (agosto ’78) fu messo al corrente della cosa proprio da Videla e dal Cardinal Laghi esiste anche una foto al riguardo. Pare che Giovanni Paolo rimase sconvolto della notizia. 

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.65) 14 marzo 2013 20:38
    Concetta Di Lunardo

    Io ti accuso BERGOGLIO!

    Forse perché dopo tanto tempo puoi anche prendere distanza da certi personaggi.
    Forse perché dopo tutto questo tempo il tuo cuore ancora non si ribella per quel che è stato fatto ai sacerdoti denunciati agli sgherri della ditta
    tura.
    Forse perché con il passare degli anni pensarti non mi fa provare sensazioni diverse dalla desolazione e lo straniamento.
    Io ti accuso!
    Contesto il tentativo di cancellare il passato in nome di un’armonia. Passo necessario, da quel che dici, per salvare la propria anima.
    Ti contesto perché ti sei spogliato dell’umiltà che dovrebbe portarti a mostrare il culo sudicio del nostro Paese, ovvero a dittatura.
    E poi riconciliarsi con chi?
    Con persone che hanno pregato di giorno e assassinato di notte?
    Con persone che posavano le loro mani sudice sui nostri seni e la loro lingua sui nostri capezzoli mentre ci trovavamo legate e non in grado di difenderci?
    Con persone che hanno rubato i nostri figli per consegnarli alle famiglie dei "ragazzi dell’Esercito"?
    Con coloro che hanno preso in giro le nostre madri e le hanno chiamate pazze?
    Con coloro che ci hanno fracassato la testa contro le sbarre delle loro celle per godere sadicamente delle grida e delle urla di dolore prodotte dalla nostra carne e dalle nostre ossa che si rompevano contro il ferro?
    Avresti il coraggio di tenere un sermone mostrando il culo sudicio dell’Argentina?
    Invece hai preferito far calare il silenzio sull’impudenza e sull’immoralità.
    Non bisogna rispondere con il silenzio al silenzio prodotto dalla morte di tanti colleghi e compagni.
    Trentamila compagni non torneranno. Trentamila persone fatte tacere grazie al silenzio della Chiesa che ha consegnato questa gente agli angeli della morte.
    Perché parli ora e allora sei stato zitto?
    Altri come te non lo sono stati.
    Portavano l’abito talare e attraversavano i villaggi, erano i miei compagni.
    Nessuno di loro è tornato.
    Questo fardello me lo porto ogni giorno della mia vita: io sono ancora viva, loro no.
    Questo fardello mi fa ancora piangere ogni notte.
    La mia speranza è quella di abbracciare un giorno i tanti colleghi spariti.
    È brutto sapere che nella Chiesa si celano i delatori che intrigavano e segnalavano.
    È brutto rendersi conto che chi porta l’abito talare è convinto che sia giusto far sprofondare quelle grida nel profondo della mia anima.

    Io ti accuso BERGOGLIO!

    Resto convinta che ci siano altri come me, che sentono quello che sento io.
    Quando si è fatto parte di quel sudiciume e si ha avuto un’anima nera dopo un accordo con il diavolo non si può venire a dirci di rimanere in silenzio.
    Che bisogna pregare e recitare i mea culpa in silenzio, così da portarci a perdonare i vostri peccati.
    Io sono una sopravvissuta, e non ti perdono.
    Tantomeno dimentico.
    E nemmeno mi riconcilio.

    Maria Cristina Saborido / ex - detenuta - scomparsa a Pozo de Banfield, a Quilmes, nel mese di luglio 1977

  • Di (---.---.---.201) 17 marzo 2013 10:47

    Gentile Concetta, leggendo quello che riporta non si può non esser pervasi da un profondo disagio. Stando così le cose, è evidente che, come sempre, quella cosca di potere chiamata Chiesa, non faccia altro che avere complicità col potere più violento. Stando così le cose, siamo di fronte a un copione conosciuto, che servirà ancora una volta, come accade ormai da secoli, a gabbare i soliti gonzi attraverso una accattivante apparenza dietro la quale si nasconda invece un vergognoso passato: un passato con il quale armonizzerà anche questo criminale fantoccio carnevalescamente vestito.

  • Di Geri Steve (---.---.---.35) 17 marzo 2013 12:03

    I periodi dei desparecidos, prima in Brasile, poi in Cile e Argentina, sono periodi in cui si sta da una parte o dall’altra e queste scelte segnano le vite e la storia.

    Oacar Romero non ha avuto nessuna possibilità di diventare papa : è stato ucciso in San Salvador nel 1980; se anche non fosse stato ucciso, mai e poi mai Woityla lo avrebbe promosso cardinale, quindi non sarebbe mai entrato in conclave.

    Tutti i teologi della liberazione (gesuiti o no) sono passati per gli stessi filtri, e non hanno potuto diventare papi, han potuto soltanto -talvolta- sopravvivere.

    Considerato il meccanismo di selezione dei cardinali, potevamo avere un papa chiaramente reazionario come Ratzinger, oppure uno chiaramente compromesso con IOR, Opus Dei ecc. come Bertone, oppure uno capace di recitare la parte di san Francesco come Bertoglio per convincere i cristiani che tutto è cambiato, perchè la chiesa non cambi.

    Se tornasse un Gesù Cristo, diventerebbe un martire o un papa?

    GeriSteve

  • Di (---.---.---.201) 17 marzo 2013 12:37

    Se tornasse Gesu Cristo, caccerebbe con la frusta fuori dal tempio tutti questi farisei, con in testa proprio il papa.

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