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Concerto per le Sacre Ceneri

Come ogni anno, terminata la baldoria carnevalesca, grazie a Dio fiaccata dalla copiosa nevicata di lunedì 11, la Fondazione Levi ha organizzato il concerto per le sacre Ceneri. La prima novità, rispetto al passato, è stata il cambiamento della sede. Dalla chiesa di S.Maria Formosa si è passati a quella di S.Maria della Pietà. La seconda, ha visto la collaborazione dell’associazione Richard Wagner di Venezia, in occasione del 200° anniversario della nascita e del 150° della morte del compositore tedesco.

Il programma della decima edizione ha proposto due opere giovanili composte da due tra i massimi esponenti del romanticismo tedesco – Johannes Brahms e Felix Mendelssohn Bartholdy – messe a confronto con due canti della Passione di scuola italiana. Protagonisti, il coro da camera Reale Corte Armonica “Caterina Cornaro”, fondato ad Asolo nel 1993 e l’orchestra da camera mitteleuropea “Lorenzo Da Ponte”, diretta da Roberto Zarpellon. Il primo brano eseguito è stato il recupero di un manoscritto conservato nel fondo musicale della Basilica di San Marco, contenente il ‘Miserere in Si bemolle minore a tre voci concertate’, ovvero il salmo 50, prescritto dalla liturgia per l’inizio della Quaresima.

Composto nel 1864 da Antonio Buzzolla (Adria 1815- Venezia 1871) per la Cappella Marciana di cui fu direttore, il Miserere, suddiviso in quattro parti, rivela a tratti l’indole teatrale del compositore, finalmente alle prese con un testo sacro, dopo numerosi anni di successo in ambito operistico. Maestoso, il ‘Begrabnisgesang’, ascoltato subito dopo, è un canto funebre composto nel primo Cinquecento da Michel Weisse (circa 1488-1534), un monaco francescano convertitosi poi al luteranesimo, e messo in musica da Brahms appena venticinquenne, mentre era impiegato presso il principe Lippe-Detmold come insegnante di pianoforte e direttore della società corale locale.

Costituito da sette quartine, è un testo colmo di dolore e consapevolezza del cosiddetto ‘memento mori’, che guarda al conforto nella promessa della salvezza eterna, e che musicalmente presenta soluzioni ritmico-armoniche già di stile brahmsiano, perfettamente utilizzate nell’Ein deutsches Requiem’ di dieci anni dopo. Dei quattro pezzi, il canto funebre è stato l’unico a prevedere l’utilizzazione dei timpani, ben padroneggiati da Saverio Tasca, meglio conosciuto nella veste di vibrafonista creativo.

Lo ‘Stabat Mater’, un mottetto a otto voci suddiviso in tre parti, di Pierluigi Da Palestrina (circa 1525-1594), ascoltato come terzo, è stato presentato per soli e doppio coro nella lettura fortemente romantica, l’8 marzo 1848, da Richard Wagner, al teatro di Corte di Dresda, in cui fu eseguito dalla Hofkapelle locale. Il concerto si è concluso con il ‘Te Deum’ in re maggiore per soli, doppio coro, fiati e basso continuo, composto a soli 17 anni nel 1826 da Mendelssohn. Suddiviso in 12 sezioni, l’imponente brano è ricco di stilemi che guardano alla scuola italiana rinascimentale – Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi – e soprattutto alla pratica contrappuntistica bachiana. Convincenti, sia il coro che l’orchestra, la cui sonorità ricca di ottoni e legni (2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 3 tromboni e un basso tuba), si è espansa all’interno della storica chiesa veneziana.

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