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L’Ensemble Scaramuccia all’auditorium lo Squero

Si è aperta la nuova stagione musicale nell’isola di San Giorgio Maggiore, curata da Asolo Musica

 

Saranno undici, quest’anno, i concerti che Asolo Musica ha organizzato allo Squero.

Il primo ha proposto, come si legge nella presentazione del programma di sala, redatto da Fabrizio Ammetto, Professore Ordinario nel Dipartimento di Musica e Arti Sceniche dell'Università di Guanajuato (Messico), alcuni brani di musica barocca contenuti nella collezione musicale estense, - della biblioteca nazionale austriaca di Vienna – riunita da Nicolò Sanguinazzo, un musicista quasi sconosciuto, attivo tra il 1690 e il 1720, il quale si dedicò alla tecnica violoncellistica.

Il Recital è iniziato con due Sonate, tratte dal manoscritto E.M. 65, conservato nella collezione, che contiene undici Sonate, per lo più anonime, per violino e basso continuo.

La prima, ascoltata, è l’ottava, unica nella raccolta ad essere suddivisa in sei movimenti.

La seconda, Sonata per violino in Sol minore, è stata recentemente riconosciuta dal musicologo inglese Michael Talbot (Luton, 1943), - uno dei massimi esponenti della musicologia anglosassone, sopra tutto nella musica barocca settecentesca – come opera di Tomaso Albinoni (Venezia, 1671 – 1751).

Si tratta di una tipica composizione da camera, costituita da movimenti di danza, preceduti da un tempo introduttivo, i cui elementi strutturali sono in relazione col genere “Cantata da camera”.

A seguire, “Sonata Settima”, che fa parte delle Sonate da camera a violino e basso, op.II. Venezia, 1712, del violinista Giovanni Reali (Venezia, 1681 – 1751), di cui scarseggiano i dati biografici. Suddivisa in 4 movimenti – grave, allegro, grave, allegro – i tempi rapidi imitano le danze Allemanda e Giga.

Interessante la “Sonata per violoncello in La maggiore” di Giorgio Gentili (Venezia, circa 1668 – post 1730), che ha messo in evidenza le qualità tecniche e il buon gusto della musicista Inés Salinas, alle prese con il violoncello barocco, uno strumento tenuto in una posizione che ricorda quella della viola da gamba, e che si è avvalsa dell’accompagnamento al clavicembalo di Fernando Aguado, discreto ma indispensabile, nel corso di tutto il programma.

La Sonata fa parte di una serie di Sonate meno note per violoncello, tramandate in forma manoscritta e articolate in cinque movimenti, secondo la prassi secentesca.

Fondato nel 2013 dal violinista e musicologo Javier Lupianez, che ha deliziato con il suo solismo un’attenta platea, l’ensemble intende riscoprire il repertorio barocco meno conosciuto.

Il concerto si è concluso con due sonate dal manoscritto miscellaneo EM. 55, anch’esso conservato nella Biblioteca di Vienna, contenente opere di autori principalmente di area bolognese.

La prima, la “Sonata per violino in Do maggiore”, che apre la raccolta di 13 Sonate, è di Giuseppe Aldovrandini (Bologna, 1671 – 1707) e si articola in tre tempi : Largo – Allegro – Minuetto.

Ma l’emozione traspare nelle parole di Lupianez, che ha appassionato il pubblico, raccontando delle sue ricerche, che richiedono uno studio intenso e laborioso, quando ha affermato che la Sonata conclusiva della raccolta, eseguita per la prima volta e proprio a Venezia, per violino in La maggiore RV 829, è attribuibile ad Antonio Vivaldi, databile intorno al 1710 -12 e rappresenta l’esempio vivaldiano più esplicito di una sonata solistica che l’autore poteva eseguire per brillare come interprete, quando aveva a disposizione soltanto un clavicembalo o un organo come strumento d’accompagnamento.

La platea, conquistata dalla bella musica e dall’eloquio narrativo del leader, ha tributato applausi generosi che hanno ottenuto l’esecuzione di due bis :

un movimento dalla Sonata RV11, composta da Vivaldi a Graz, nella quale è stata ricostruita la parte del basso, mancante ;

un breve movimento da una Sonata di Giovanni Reali.

Il concerto è stato effettuato con la collaborazione dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi, che ha sede nella Fondazione Cini.

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