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Come si diffondono le bufale su Internet?

Come si diffondono le bufale? Qual è il meccanismo che rende virale un'informazione falsa? Perché su Facebook milioni di persone sembrano pronte a scommettere sulla validità di qualunque teoria cospirazionista, dal “falso” allunaggio alle scie chimiche?

Per spiegare il fenomeno, Technology Review fa ricorso allo studio realizzato dal ricercatore italiano Walter Quattrocchi e dal suo team alla Northwestern University di Boston, che analizza i meccanismi attraverso cui le persone interagiscono con le notizie, sia vere che false, che circolano sui social network.

Il punto di partenza è un post apparso su Facebook nel 2013, nelle settimane precedenti alle ultime elezioni politiche. Il testo del post era questo:

“Ieri il Senato della repubblica ha approvato con 257 voti favorevoli e 165 astenuti il disegno di legge del Senatore Cirenga che prevede la nascita del fondo per i “parlamentari in crisi” creato in vista dell’imminente fine legislatura. Questo fondo prevede lo stanziamento di 134 miliardi di euro da destinarsi a tutti i deputati che non troveranno lavoro nell’anno successivo alla fine del mandato. Questo quando in Italia i malati di SLA sono costretti a pagarsi da soli le cure. Rifletti e fai girare”.

Rifletti, fai girare, sveglia, ti stanno fregando. Il tono e la struttura sono quelli classici delle tante “scioccanti rivelazioni” che circolano sulla rete: viene smascherata la verità indicibile che il potere non vuole far conoscere e si esorta il cittadino a prendere coscienza del reale stato dei fatti. In questo caso, il contenuto del post era palesemente falso; basta saper far di conto e possedere una minima conoscenza della struttura istituzionale per capirlo.

I senatori italiani sono solamente 315. Cirenga sarebbe dunque riuscito a far votare in favore della sua proposta casta-friendly 102 colleghi mai esistiti e tanto meno previsti dall'architettura costituzionale. L'entità del finanziamento, inoltre, sarebbe stata mastodontica (134 miliardi), assolutamente fuori scala, pari a quasi il 10% del PIL nazionale. Per finire, il senatore in questione non esiste e non è mai esistito.

Nonostante l'evidente falsità del messaggio, peraltro diffuso da una pagina ad esplicito contenuto satirico, il post è stato ripreso e rilanciato velocemente in ogni direzione. In meno di un mese era stato condiviso 35mila volte, cambiando progressivamente la sua connotazione. Il messaggio è infatti approdato anche su pagine non-satiriche dedicate alla politica italiana. Ha ricevuto dunque nuovo slancio, rimbalzando tra migliaia di profili, ammantato di un'inedita aurea di rispettabilità (benché il contenuto continuasse ad essere ridicolmente farlocco). La falsa legge, rivela lo studio americano, continua anche oggi ad essere citata come esempio di mala politica nell'ambito di diverse manifestazioni pubbliche in Italia.

Lo studio di Walter Quatrocchi e del suo gruppo di ricerca ha preso in esame le modalità usate da un milione di utenti per il trattamento delle informazioni di tema politico nel periodo delle elezioni del 2013, studiando il modo in cui vengono distribuiti i like e commentati i post prodotti sia dalle piattaforme di informazione mainstream che dalle fonti alternative o indipendenti, anche interne al social network stesso. Allo stesso tempo, il team ha studiato le dinamiche di reazione degli utenti alle informazioni false, fatte penetrare dai cosiddetti trolls all'interno del sistema.

Ne è emerso che il livello di coinvolgimento sulle notizie da parte delle persone è sostanzialmente lo stesso, sia che si parli di informazioni provenienti da fonti affidabili, sia che si tratti di contenuti falsi o indimostrabili. In pratica, le discussioni sul conflitto mediorientale e quelle sulle scie chimiche degli aerei, come strumento di controllo demografico a livello mondiale, potrebbero coinvolgere attivamente lo stesso numero di persone e durare un arco di tempo paragonabile.

Alcune persone però sarebbero maggiormente propense ad impegnarsi in discussioni on-line relative a notizie della seconda categoria, cui appartiene la suddetta “proposta di legge Cirenga”.

“Abbiamo scoperto che una porzione maggioritaria delle persone che interagiscono con le notizie false diffuse dai troll è composta da utenti che abitualmente fanno riferimento a fonti di informazione alternative - e che in questo modo sono più esposte ad affermazioni non comprovate”.

Sopratutto in Italia, secondo lo studio, un numero consistente di persone si rivolge alle fonti di informazione alternative perché non nutre alcuna fiducia verso quelle convenzionali, spesso considerate colluse con un potere politico ed economico corrotto e autoreferenziale. Il risultato è però paradossale:

“In modo sorprendente, i consumatori di notizie alternative, vale a dire gli utenti che cercano di evitare la manipolazione di massa dei media mainstream, sono quelli più sensibili all'infiltrazione di affermazioni false”.

Il processo attraverso cui le teorie cospirazioniste si diffondono, prevede dunque un primo passaggio fondamentale: il salto della barriera della credulità. Questa svolta avviene grazie alle tante persone che si espongono volontariamente e regolarmente a fonti di notizie non ufficiali e che fungono da ripetitori entusiasti di messaggi falsi o non confermati, riuscendo a farli filtrare al di là della diga.

I risultati della ricerca non sono del tutto sorprendenti, ma hanno il merito di illustrare scientificamente meccanismi che ogni utilizzatore dei social network si trova quotidianamente ad osservare, sulla bacheca del proprio profilo. Il problema è che l'approccio cospirazionista è capace di auto-salvaguardarsi, applicandosi ad ogni teoria, studio e ricerca che tenti di disinnescarlo.

Quale potrebbe essere la reazione di un qualsiasi “illuminato del web” di fronte alle evidenze empiriche emerse dalla ricerca della Northwestern University di Boston? Lo scetticismo, evidentemente. La ricerca verrebbe immediatamente etichettata come l'ennesimo tentativo del Governo Oscuro, del Gruppo Bildenberg e della Trilateral di insabbiare la verità per continuare indisturbati ad ordire complotti.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.160) 23 novembre 2014 12:57

    Malascansione >


    Ci sono voluti tre giorni perché gli organi di informazione arrivassero a prendere atto che la sentenza della Cassazione sul caso Eternit di Casal Monferrato (AL) è del tutto conforme al disposto della legislazione vigente.


    In prima battuta, a titoli cubitali, hanno stigmatizzato una Cassazione che “cancella“ il reato e “assolve” i colpevoli. Il premier Renzi ha così potuto proclamare che il tempo non può far venir meno la domanda di giustizia. Tutto il dibattito si è allora concentrato sull’esigenza di mettere mano all’istituto della prescrizione.


    Non basta!!

    La ricostruzione della vicenda porta a una doverosa osservazione. I media tuttora non offrono alcun debito spazio a quella che è la vera “sostanziale” carenza.

    Nonostante i solleciti della UE, non ci sono in Italia norme (penali e civili) che affrontino in modo specifico e esauriente il tema dei “disastri ambientali” causati dall’uomo.


    Ergo. Innegabile è la rilevanza sociale del fatto. Proprio per questo non si può sottacere un’ulteriore riflessione.


    Gli operatori dell’informazione dovrebbero farsi un esame di coscienza sul grado di competenza-professionalità a cui è chiamato chi si ripropone di raccogliere, elaborare e diffondere le notizie. Lo scopo non è certo quello di gareggiare nella ricerca della più efficace modalità di proposizione delle notizie. Così da suscitare il massimo di attenzione e di reattività emotiva.

    Per contro è nostro preciso diritto e interesse non essere Travolti dalle Informazioni

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