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Clemente Mastella e le telefonate dei boss


Nel 2007 il clan Piromalli avvicinò Mastella e il suo entourage per chiedere appoggio politico e favori all’allora Ministro della Giustizia. Mastella era in stretti rapporti con un affarista democristiano pluripregiudicato in affari con la ‘ndrina di Gioia Tauro, oggi latitante in Venezuela, Aldo Miccichè, che gestiva la trattativa per conto del clan e offrì aiuto al politico. Che mise i suoi uomini a diposizione di una delle cosche criminali più grandi al mondo. La storia è già nota, ma quasi solo agli addetti ai lavori. Oggi AgoraVox pubblica le intercettazioni inedite che dimostrano la vicinanza di Mastella, eurodeputato e candidato sindaco di Napoli, alla criminalità organizzata calabrese.

 

Rettifica: Matteo Cosmi: "Mai riciclato soldi dei Piromalli". E minaccia azioni legali contro AgoraVox. Leggi la lettera di Cosmi e la replica del cronista


Il clan Piromalli non è una ‘ndrina locale come tante: è la più grande cosca dell'Europa occidentale. Conta migliaia di affiliati e controlla buona parte del traffico internazionale di stupefacenti. Detiene il controllo totale della piana di Gioia Tauro, ma è presente anche in Liguria e nel Lazio. C'erano anche loro, i Piromalli, tra le vittime della "truffa dei Parioli": volevano riciclare 14 milioni di euro. Per farlo si erano rivolti a Gianfranco Lande, il broker dell’Egp noto alle cronache da diversi giorni per aver truffato migliaia di persone tra cui diversi vip (Paolo e Sabina Guzzanti, Massimo Ranieri, i fratelli Vanzina), tramite lo stesso mediatore finanziario che trovava i soldi per Flavio Carboni nell'affare eolico, Matteo Cosmi, indagato a Roma per riciclaggio. Oggi il pm Luca Tescaroli sta indagando sull'origine di quel patrimonio smisurato, ma nel 2007 i Piromalli avevano problemi ben più seri cui pensare.


Tutto inizia insieme a una contesa con il clan alleato Molè per il controllo di una società che gestisce i servizi di movimentazione di merci e container nel porto di Gioia Tauro. Poco dopo che la società finisce in mano una cordata che risponde ai Piromalli, vengono assassinati il fratello di Girolamo Molè, reggente della ‘ndrina omonima, e un imprenditore vicino al clan. I Piromalli, intanto, si sono alleati con la famiglia Alvaro. Inizia così una guerra di mafia. Per vincerla i Piromalli hanno bisogno che il capo storico del clan, Giuseppe Piromalli, possa tornare a prendere le redini della famiglia. Ma il boss si trova al 41 bis, e per alleggerire la sua posizione carceraria Antonio Piromalli, figlio di Giuseppe e reggente della 'ndrina, si rivolge alla politica che conta: l'Udc di Casini, il senatore a vita Emilio Colombo e persino ad ambienti della massoneria e del Vaticano. Finché non capiscono che l'unica persona che può davvero aiutarli nella loro missione disperata è il Ministro della Giustizia. È a lui che fa capo il meccanismo del 41-bis. E il Ministro della Giustizia, nel 2007, si chiama Clemente Mastella

Il 4 ottobre 2007 Antonio Piromalli parla con Aldo Miccichè, un affarista ultrasettantenne legato alla Democrazia Cristiana, già accusato da un pentito di essere vicino alla Banda della Magliana (Miccichè venne chiamato a testimoniare anche nel processo per l'omicidio di Mino Pecorelli), oggi latitante in Venezuela dopo avere accumulato, in tutto, condanne per 25 anni di carcere per truffa e corruzione. Aldo Miccichè chiama "compare" il senatore Colombo (Emilio). Dice di avere parlato con un tale Borgomeo e di avergli dato disposizioni. Si tratta di Francesco Borgomeo, uomo dell'Udeur allora a capo della segreteria di Mastella al Ministero della Giustizia (riuscì ad avvertire Mastella, tre giorni prima che fosse emessa, dell’ordinanza di custodia cautelare a carico della moglie e di diversi esponenti dell’Uduer relativa all’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, quella che ufficialmente portò alla caduta del governo Prodi; inchiesta poi trasferita per competenza a Napoli per cui la settimana scorsa Mastella e consorte sono stati rinviati a giudizio con le accuse di truffa, appropriazione indebita e abuso d’ufficio). Miccichè fa anche altri due nomi dell'entourage di Mastella: Antonella Appulo, allora esponente dei giovani dell'Udeur, oggi impiegata presso la segreteria del Ministro Mara Carfagna, e Adriana Zerbetto, anche lei Udeur e segretaria particolare di Mastella, "quella che si occupa di queste cose" e che "ha fatto quello che si doveva fare". Ma ci sono problemi: “Ho l'impressione però che non si riesce a manovrare bene... qua dovremo forse a mio avviso fare un altro tipo di rapporto e lo devo fare in Lombardia”. Quello che i due non sanno è che la Procura di Reggio Calabria sta registrando le loro parole. Ecco il brogliaccio integrale, finora inedito, di questa telefonata.

Antonio con Aldo Miccichè che lo saluta molto confidenzialmente chiamandolo Totò, Aldo gli chiede "come sei figlio?",
Antonio gli da del voi,
Aldo dice "stamattina ho avuto un colloquio con quella persona per motivi particolari connessi al senatore Colombo che è mio compare ecc ecc ... siccome è stato un colloquio lungo sono riuscito ad accennargli ... mi ha detto che aveva dato disposizioni a Borgomeo ed alla segretaria ... però dice che in questo momento sta succedendo un casino della madonna per i provvedimenti particolari ... soprattutto perché dice che uno delle brigate rosse non so che cazzo ha fatto ... ha assaltato una banca ... aveva tre ergastoli e l'hanno cacciato fuori ... con altri due è successo un altro bordello ... a Palermo è successo un altro bordello per i provvedimenti speciali ... anche a carattere interno (marca il tono) ... è un momento delicato ... comunque vediamo se passa 'sta bufera e loro come avevano promesso a dicembre dovrebbero cercare di fare qualcosa",
Antonio risponde "il problema esiste ... ma quelli che lui vi ha citato sono cose reali ma sono cose emesse a favore ... qui invece noi parliamo di cose che invece non devono ne essere emesse e ne non essere emesse",
Aldo ribatte dicendo che la persona con cui ha parlato gli ha detto che tutti i magistrati in questo momento sono tutti in allerta,
Antonio replica che per questa questione non c'entrano i magistrati,
Aldo dice che
"lui" l'intervento lo aveva già fatto e che a tal fine lo avevano già chiamato per informare Francesco Borgomeo della segreteria, l'uomo dice che lo aveva chiamato anche Antonella Appulo e per lo stesso motivo si è mosso il capo di gabinetto, la Zerbetto (che è quella che si occupa di queste cose) ha fatto quello che doveva fare, l'uomo quindi dice "ho l'impressione però che non si riesce a manovrare bene ... qua dovremo forse a mio avviso fare un altro tipo di rapporto e lo devo fare in Lombardia",
Antonio commenta "se non ci riuscite voi chiudiamo il libro e basta e ci rassegniamo", cade la linea.

Il 10 novembre i due si risentono. Iniziano a parlare d’affari ma poi, annotano gli investigatori, Aldo Miccichè devia il discorso sulla situazione carceraria del padre di Antonio, Giuseppe Piromalli, “il punto più importante”. Miccichè informa Antonio Piromalli: “Sia Antonella Pulo (Appulo, nda), sia la Zerbetto e sia Francesco Borgomeo mi hanno fatto capire che... tenteranno di fare quello che... sottobanco devono farlo... perché tu sai che c'è stato un irrigidimento dopo gli avvenimenti che tu sai! D'altro canto, conosciamo il carattere (di Giuseppe Piromalli, ndr)”. Antonio il carattere di suo padre lo conosce bene e sa che non è facile farlo ragionare. In carcere “è esasperato” e “lo diventa ancora di più – annotano gli investigatori – quando gli vengono toccate le cose di cui necessita maggiormente, ossia la corrispondenza”.

Così Aldo Miccichè decide di spingere l’acceleratore sulla trattativa e il 5 marzo 2008 chiama direttamente il ministro Mastella, oggi eurodeputato e candidato sindaco per il comune di Napoli. Mastella non riesce a rispondere e, non riconoscendo il numero che lo ha contattato, lo richiama ignorando in un primo momento l’identità del suo interlocutore. La storia è già nota (a dire il vero quasi solo agli addetti ai lavori) e l’avevamo anche raccontata quest'estate, ma il testo integrale della telefonata non è mai stato pubblicato da nessun giornale. Miccichè si rivolge a Mastella dandogli del tu e chiamandolo “Clemente mio”, e gli offre aiuto. Anche Mastella dà del tu a Miccichè. Seppure traspare un certo imbarazzo dell’ex ministro nell’apprendere l’identità del suo interlocutore, dal tono della telefonata si capisce, come scrivono i pm di Reggio Calabria, che “certamente Mastella riconosce il suo interlocutore”, Miccichè, “che mostra grande dimestichezza con l’uomo delle Istituzioni”.
ALDO MICCICHÈ: ... alo? ...
MASTELLA: ... chi è?...
ALDO: ... alo?...
MASTELLA : pronto ?...
ALDO MICCICHÈ : ..pronto?..
MASTELLA: .. chi è?...

ALDO MICCICHÈ: Aldo . Chi è?..
MASTELLA: Chi Aldo?..
ALDO MICCICHÈ: Aldo Miccichè! Da dove chiami?
MASTELLA: Come?
ALDO MICCICHÈ: Da dove chiami?
MASTELLA : Sono Clemente Mastella.
ALDO MICCICHÈ: Clemente mio, meno male… sto cercando per fare il possibile per aiutarti eccetera... ti mando... speriamo..
MASTELLA: Come?..
ALDO MICCICHÈ: Vediamo se recuperiamo sul Lazio e su Roma... ti mando Francesco Tunzi... già hai conosciuto... da anche altri amici… noi e nostri.
MASTELLA: Fammi vedere perché... sentiamoci allora più tardi... o ti chiamo io più tardi, vediamo che decido di fare… ok?
ALDO MICCICHÈ: Va bene?... Te lo posso mandare?... A Roma?
MASTELLA : Ciao... ciao
ALDO MICCICHÈ: Te lo mando... ciao..

Potrebbe sembrare che la brevità di Mastella sia dovuta a una conoscenza superficiale dell’uomo che lo ha chiamato, ma secondo la Procura è vero il contrario: Mastella chiude in fretta la telefonata proprio perché conosce bene Miccichè e il suo spessore criminale. Il perché di tanta prudenza lo si può capire da una telefonata intercorsa qualche mese prima, il 25 novembre 2007, tra Aldo Miccichè e Antonio Piromalli. Miccichè informa Antonio che Mastella “non sa come muoversi” perché sospetta di avere il telefono sotto controllo per via delle indagini di De Magistris (“Basta il fatto di Catanzaro per vedere come è messo questo disgraziato”), e che è meglio continuare a trattare con i suoi collaboratori. Riproponiamo il brogliaccio di questa conversazione che avevamo già pubblicato lo scorso luglio.
Aldo Miccichè chiama Antonio al quale dice che deve capire qual è il momento particolare che sta attraversando l’Italia dato che forse il Piromalli non lo ha capito e continua il discorso Aldo dicendo: "Chi è dentro soffre cento e chi è fuori soffre 1000 (Riferito alla situazione del padre del Piromalli, ndr) chiaro o no, però chi è dentro ed è uomo con i coglioni sa come vanno le cose chiaro o no".
Antonio risponde di capirlo e chiede se non riescono a muoversi e quindi non riescono a risolvere il problema.
Aldo si innervosisce e dice: "allora no.. non... allora sto cazzo di Ministro... questo povero disgraziato non sa come muoversi non sa se è un ministro non sa se lo sentono non sa se sta dentro o se sta fuori è ricattato in qualsiasi momento... ha paura a parlare per telefono... ha paura se devono mandargli una mail... cambiano un fax al giorno... ha fatto quello che doveva fare e mi ha messo in contatto con chi di dovere... mi sono spiegato con Francesco Borgomeo, con Adriana Zerbetto con la direttrice Generale Antonella Appullo ect.. ect.. i quali si muovono in un terreno minato... li ho chiamati due o tre volte che mi parla l’informale loro... dandomi un numero di telefono particolare. Chiaro o no?"
Antonio risponde dicendo ad Aldo sempre di sì. […]
Aldo dice che prima non avevano paura ma in questi ultimi periodi chiede al Piromalli se se ne è accorto di quello che ci è successo ed esclama ancora: "Basta il fatto di Catanzaro per vedere come è messo questo disgraziato… Se gli controllano anche il cellulare che cosa vuoi di più… e io lo ho il cellulare… gli controllano il cellulare gli controllano il computer gli controllano i fax... come si comunica con sta gente ora?!"
Antonio così esclama: "Sì, ma tanto più di là non possono andare”.
Aldo: "Sì ma questo è un discorso che va bene a noi... ma non va bene a loro... non si sa se resta questo Governo se non resta questo Governo se lui resta Ministro se lui non resta Ministro.. se fa la crisi di Governo se non fa la crisi di Governo... se si va a votare se non si va a votare che cazzo succede in questo centro destra che cazzo succede in questo centro Sinistra.. sti cazzo di comunisti che stanno rompendo i coglioni a tutti i livelli possibili ed immaginabile alla gente che lavora... alla gente che è nostra... chiaro o no?!... questi che si vendono per niente... questa è la verità vera... vedi tu la prendi sotto un aspetto io purtroppo sono costretto a vederla sotto l’aspetto politico perché quella è la strada che ho! chiaro o no!... mi capisci o no!?... cioè da parte mia non spenderei mai una bugia una menzogna".
Antonio così fa un altro esempio e dice che tutti gli hanno detto di no. Così Aldo ancora dice che quello che non capisce Antonio che l’amministrazione della Giustizia non ha nulla a che vedere con l’esempio che gli ha fatto il Piromalli dato che la Giustizia dice che ha un dramma che si chiamano interferenze di carattere parlamentare che non sono poche e questo è il guaio vero. E continuando il discorso dice dei giornali, delle agenzie giornalistiche e delle fughe di notizie.

Così la trattativa con Mastella, che pure aveva messo i suoi uomini a disposizione del clan, finisce in un nulla di fatto. Per ottenere l’appoggio politico di cui hanno bisogno, i Piromalli dovranno rivolgere le loro attenzioni molto più a Nord. A Milano, in Via Senato 12, c’è un senatore che li aspetta a braccia aperte. Si chiama Marcello Dell’Utri, e con lui la trattativa andrà a buon fine. Ma questa è un’altra storia.

 

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