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Ci fanno o ci sono?

Celebrati economisti, politici di varia collocazione, grandi firme dei mezzi di informazione, della carta stampata in via di scomparsa dalle edicole e televisione. I cosiddetti “mass media”, peraltro pronunciati erroneamente “midia” come se il termine fosse inglese e non latino, espongono la loro interpretazione sulla situazione economica del nostro disastrato Paese e la loro ricetta per farlo uscire dalla drammatica crisi nella quale si dibatte, dimostrando di non avere le idee chiare e di conseguenza creando grande confusione e alimentando la diffusa e non ingiustificata antipolitica.

Facciamo chiarezza; l'Italia si presenta con il più elevato debito pubblico, con il PIL, prodotto interno lordo, cioè quanto il paese produce, più basso, con il più alto tasso di disoccupazione,con la maggiore percentuale di indigenti, con la popolazione più ignorante, meno acculturata, con la pressione fiscale seconda solo alla Svezia ma non a fronte dei servizi forniti da quel paese ai suoi cittadini. Insomma, con la collezione dei peggiori record della UE.

L'economia di ogni paese che non gode di pozzi di petrolio si basa sul lavoro , sulla prosperità delle imprese che creano lavoro. Dal lavoro si traggono i mezzi di sostentamento di ognuno e si pagano le tasse necessarie allo Stato per erogare i pubblici servizi.

L'art. 1 della nostra Costituzione testualmente recita: L'Italia è una Repubblica democratica. fondata sul lavoro.

Ebbene, non c'è paese che ostacoli il lavoro più dell'Italia. Abbiamo detto della pressione fiscale. Un fisco che pretende dalle imprese più del reddito netto, uccide il lavoro, costringe le imprese al fallimento, alla delocalizzazione, alla fuga all'estero, e spesso al suicidio di titolari di imprese e lavoratori.

Alla pressione fiscale insostenibile, dobbiamo aggiungere i costi e i tempi della burocrazia, la inadeguatezza e il costo dei servizi, la spesa dell'energia. Uno scellerato referendum costrinse il paese all'abbandono delle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica dopo averle costruite e non utilizzate. Unico paese in un'Europa, dove le centrali nucleari sono ben 186!

Oggi il mondo si muove e produce grazie all'energia elettrica. Nessuna impresa può competere con i concorrenti se deve sopportare un divario del costo dell'energia all'incirca del 35 per cento. E' per questo che abbiamo condannato a morte una serie di gloriosi marchi dell'automobile che tutto il mondo ci invidiava: Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Lamborghini, Fiat. FCA non è italiana e rappresenta marchi di case automobilistiche in realtà scomparse da tempo.

La FLAT TAX può essere l'ultima chance per tentare di salvare il salvabile. Chi si oppone, la dipinge come un regalo ai ricchi. Punta sul sentimento diffusissimo dell'invidia, dell'odio verso i ricchi. In realtà i cattivi politici non vogliono privarsi della possibilità di tosare i contribuenti senza ritegno. Programmano l'oggi, il domani non li interessa.

La FLAT TAX facendo ripartire il lavoro, concedendo fiducia agli imprenditori si finanzia da sé. La Flat Tax non è un regalo ai ricchi, fa uscire milioni di cittadini dalla spirale della povertà, da disoccupati a lavoratori.

Chi lavora, chi produce, paga le tasse e finanzia lo Stato. Ma il governo deve essere credibile se vuole attrarre capitali e imprese che finora ha espulso dal Paese.

Commenti all'articolo

  • Di vittorio (---.---.---.17) 7 ottobre 2018 17:58

    Il maggior costo italiano dell’energia è marginale per la massa delle piccole e medie imprese che hanno piuttosto bisogno di una riduzione dell’enorme cuneo fiscale e degli innumerevoli adempimenti burocratici ; sono questi, assieme alla lentezza e incertezza della giustizia, i fattori che scoraggiano gli investitori esteri,sia quelli già presenti che quelli potenziali. Infatti siamo il 2° paese manifatturiero europeo ma veniamo al 4/5° posto per gli inveestimenti esteri nelle mostre imprese. La FLAT TAX non risolve questi problemi e, se mai verrà applicata sul serio e non solo a poche partite iva, accentuerà il divario fra ricchi e poveri e fra evasori e cittadini virtuosi.

    • Di Cesarezac (---.---.---.41) 7 ottobre 2018 19:55
      Cesarezac

      Di Vittorio, anche Lei ne conviene sulla inderogabile necessità della riduzione del cuneo fiscale e degli adempimenti burocratici, incubo per i semplici cittadini e per le imprese. Da anni denuncio il problema giustizia che danneggia pesantemente l’economia, favorisce il malaffare, scaccia capitali e imprese e ci costa una procedura di infrazione da parte della UE,

      Lei menziona le PMI. Questo di tanta speme oggi ci resta! 

      Esse non hanno i mezzi e le strutture per fare ricerca e innovazione, si confrontano con prodotti a basso valore aggiunto nati in paesi dove i lavoratori sono vergognosamente sfruttati. 
      Le industie energivore, siderurgiche, sono pesantemente penalizzate dal maggior costo dell’energia. La ALCOA industria per la produzione di alluminio che operava in Italia dal 1967 fu costretta alla chiusura il 25 agosto 2014. 
      Prima o poi la FCA unica industria dell’auto che ancora opera peraltro marginalmente da noi ma non non più italiana, quanto prima sposterà altrove le residue fabbriche. Si rende conto della catastrofe di aver perso nomi gloriosi che tutto il mondo ci invidiava, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Lamborghini, Autobianchi ? Pensi se la Germania perdesse Mercedes, Volkswagen, BMW, AUDI, Lamborghini ex italiana !
       No, la Flat Tax non premia i ricchi, la Flat Tax fa ripartire il lavoro, la mitica crescita, trasforma i disoccupati in lavoratori. I disoccupati non pagano le tasse, non sostengono il PIL, fanno crescere il debito pubblico, la miseria.
      La Flat Tax si finanzia da sé grazie al lavoro.
      Stia bene
    • Di vittorio3 (---.---.---.85) 8 ottobre 2018 18:18
      Non vedo quale meccanismo reale possa far si che la Flat Tax faccia ridurre concretamente la disoccupazione e far crescere il PIL più di ora (1,5%); la Lega dice di crederlo fermamente e io dico "bene, chi vivrà vedrà e se son fiori fioriranno".
      Che i disoccupati non paghino le tasse è lapalissiano ma che le evadano alla grande anche, e sopratutto, i benestanti che invece lavorano in nero è UN REATO, un’offesa nei confronti di chi le paga e un deterrente nei confronti degli investitori potenziali esteri. FATTI E NON OPINIONI O SPERANZE POSITIVE MA ILLUSORIE!
    • Di Cesarezac (---.---.---.100) 8 ottobre 2018 21:23
      Cesarezac

      Ho risposto a questo commentoil 7 ottobre alle ore19:55 


  • Di Cesarezac (---.---.---.100) 8 ottobre 2018 21:40
    Cesarezac

    Di Vittorio3 la risposta alle sue obiezioni sta scritta nel mio articolo. La invito a rileggerlo. 

    "Un fisco che pretende dalle imprese più del reddito netto, uccide il lavoro, costringe le imprese al fallimento, alla delocalizzazione, alla fuga all’estero, e spesso al suicidio di titolari di imprese e lavoratori" Testualmente questo avevo scritto.
     I titolari di aziende e i lavoratori che sono stati spinti a suicidio da un fisco rapinatore sono evasori da condannare ?

  • Di vittorio (---.---.---.71) 9 ottobre 2018 18:22

    "Un fisco che pretende dalle imprese più del reddito netto..." è una bufala poichè almeno il 90% delle imprese italiane (incluse le PMI) fa profitti e distribuisce dividendi dopo aver pagato le tasse; per di più le rilevazioni Banca d’Italia e Istat dicono che nel 2017 gli utili aziendali mediamente sono aumentati; compiango coloro che si suicidano attribuendo la colpa allo stato ma ammiro di più i loro colleghi che, pur operando nelle stesse condizioni, riescono e prosperano pagando le tasse! Se 9 imprenditori che fanno lo stesso mestiere fanno profitti ed io sono l’unico che perde soldi pur non pagando le tasse non è detto che la colpa sia necessariamente di altri. Se io allevatore padano faccio il furbo e non rispetto le quote di produzione pattuite è giusto che mi becchi la multa ..... mentre è intollerabile che ne schivi il pagamento rifilandola allo stato ... cioè indirettamente a me che compro il suo latte e pago tutte le , tante, tasse che mi vengono richieste anche se in parte causate da evasioni altrui

    • Di CESAREZAC (---.---.---.26) 9 ottobre 2018 20:37

      Signori accantoniamo le opinioni e analizziamo i fatti. Registriamo il maggior numero di disoccupati della UE, una moria di aziende senza precedenti, una fuga all’estero di aziende, lavoratori, pensionati, la pressione fiscale più elevata, il prezzo dei carburanti ai massimi livelli, l’unico paese in Europa a non avere centrali nucleari per l’elettricità, insomma, siamo il paese delle anomalie. Il futuro? sarà drammatico, peggiore del presente.


    • Di vittorio (---.---.---.156) 10 ottobre 2018 12:15

      Appunto citiamo FATTI ... ma con i relativi NUMERI che li dimostrano, se no rimangono affermazioni personali; quindi "moria di aziende che fuggono" : quante sono nei confronti di altri paesi simili al nostro, in quali settori, perché fuggono ecc. ecc.

  • Di Cesarezac (---.---.---.38) 10 ottobre 2018 15:47
    Cesarezac

    DiVittorio, bando alle chiacchiere, nella CE siamo il paese detentore di tutti i record negativi, la popolazione più ignorante, più obesa, la pressione fiscale più elevata, il maggior numero di vettime della strada, il prezzo dei carburanti più elevato ecc. 

    Personalmente sono una persona normale che vorrebbe vivere in un paese normale. Chiedo troppo?
    • Di Persio Flacco (---.---.---.148) 10 ottobre 2018 16:31
      Vado a memoria, ma qualche tempo fa la CGIA di Mestre: una associazione di artigiani e piccole imprese con un centro studi molto attivo, si prese la briga di calcolare l’ammontare complessivo delle imposte, dirette, indirette, statali e locali, gravanti su una piccola impresa. Ne venne fuori che per alcune tipologie commerciali quasi il 70% del reddito d’impresa doveva essere dedicato a pagare le imposte. In tali condizioni, di fatto, gli imprenditori sono posti davanti alla scelta tra evadere o chiudere. Si può biasimare quelli che cercano di evadere il possibile? O si deve biasimare la politica dissennata di chi li ha posti davanti a questa alternativa?
      E non so se tra i costi relativi al pagamento delle imposte sono stati compresi anche i costi necessari al calcolo e alla liquidazione di quanto dovuto. Alcune aziende devono mantenere un corposo settore dedicato a districarsi nella cervellotica normativa fiscale che nel corso degli anni ha stratificato l’uno sull’altro con sempre nuovi provvedimenti, norme, aliquote, detrazioni, deduzioni, sovrattasse ecc. al punto che perfino la categoria dei commercialisti è scesa in piazza per protestare! Sulla flat tax si possono fare molte osservazioni critiche, ma se applicarla comportasse una drastica semplificazione della materia fiscale e una sostanziosa riduzione del peso dell’imposizione sulle aziende oneste, credo varrebbe la pena applicarla.
  • Di Cesarezac (---.---.---.38) 10 ottobre 2018 18:17
    Cesarezac

    Di Persio Flacco le tue argomentazioni sono inconfutabili. Bene hai fatto a menzionare i costi nascosti necessari per orizzontarsi nella giungla delle norme e l’insidia delle sanzioni per eventuali errori. 

    Quanto alla Flat Tax, oltre agli indubbi vantaggi della semplificazione, farebbe ripartire la crescita in quanto darebbe coraggio e impulso all’apertura di nuove imprese, renderebbe non più necessaria la delocalizzazione, farebbe rientrare i capitali rifugiati all’estero e infine l’evasione fiscale rimarrebbe confinata a numeri poco significativi, non avendo più ragion d’essere, anche perchè il gioco non varrebbe la candela. Finalmente la crescita.
    Insomma, l’uovo di Colombo. Ma non ci spero. L’appetito dei politici di casa nostra è simile a quello del conte Ugolino: dopo il pasto, ha più fame che pria.

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