• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Chi salverà la musica: digitale, vinili e… David Bowie

Chi salverà la musica: digitale, vinili e… David Bowie

Nell’anno della “morte” dell’EMI – l’album più venduto è del 2011 – lo stato di salute dell’industria musicale secondo un’indagine Nielsen.

Diamo ancora uno sguardo al 2012, ma giusto per capire cosa succederà quest’anno. Capire qual è lo stato della musica anche grazie a qualche dato ufficiale uscito la settimana scorsa.

Che la musica, come il giornalismo e altre categorie, siano in continua evoluzione ormai ce lo diciamo da tempo e lo leggiamo ogni giorno. Anche nella musica l’importanza del digitale cresce in percentuale ogni anno e ormai è col fiato sul collo alla musica “fisica”. Poi ci sono le sorprese vintage che ci dicono come le nicchie non aiutino a (soprav)vivere ma siano un frammento interessante del mercato. E questi dati ci dicono anche qualcosa sui gusti di chi la musica ancora la compra. Gli artisti più venduti, le canzoni o quali generi sono quelli più acquistati.

Una delle cose più strane del report sull’industria musicale Usa di Nielsen ScanScore, intanto, riguarda proprio questa cosa dei gusti: in cima agli album più venduti del 2012, infatti, c’è un album del 2011, primo per il secondo anno consecutivo (prima volta da quando esiste questa rilevazione), ovvero “21” di Adele (che nella sua Gran Bretagna quest’anno è stata scalzata da Emeli Sande), che ne ha venduto la bellezza di 4.4 milioni, seguita da “Red” di Taylor Swift (uscito ad ottobre!) e daiOne Direction (che al quinto posto piazzano il precedente “Take me home”. Tra i due album si infilano i Mumford & Sons di “Babel”). Insomma una sorpresa ma neanche tanto visto il gran parlare che aveva fatto di sé la giovane cantante inglese. A fare da leggero contrappeso a questo strapotere, però, c’è anche il fatto che “21” sia stato anche l’album regalato meno gradito di questo Natale.

Ma a parte Adele, come sono andate le vendite in uno dei mercati più importanti al mondo? Beh, discordanti, a seconda del punto di vista. Se, infatti, le vendite totali (senza distinzione di supporti) hanno visto un incremento generale del 3.10%, quelle degli album in generale (comprese cassette, Lp, album digitali) è sceso del 4.4%, che diventa del 12.8% se si conta solo la musica fisica.

A fare la parte del leone sono due categorie: gli album digitali, la cui vendita fa un balzo del 14.4% arrivando a 118 milioni (contro i 103 del 2011) – con la vendita degli album fisici crollati del 13.5% – e soprattutto ivinili che vedono l’incremento maggiore, passando 3.9 milioni a 4.6 e facendo segnare un +17.7%. Una nicchia, certo, rispetto agli altri numeri, che però nel suo piccolo riesce a incrementare i fan.

Tra i generi musicali è il rock a farla da padrona con 102.2 milioni di album venduti e un incremento del 2%, seguita dalla musica Alternativa(che cala del 4.3%), dall’R&B che perde il 10.2%, dal Country che fa segnare l’incremento maggiore col 4.2% e dal Metal che rimane stabile (-0.8%).

Per indovinare le canzoni più vendute basta semplicemente guardarsi alle spalle e ricordarsi quali sono stati i tormentoni della stagione. Quindi, al primo posto troviamo “Somebody that I used to…” di Gotye ft Kymbra e “Call me maybe” di Carly Rae Jepsen al secondo posto, mentre al terzo iFun. Ft Janelle Monae con “We are young” (no, Psy e il suo Gangnam Style sono “solo” noni a conferma del suo essere stato prevalentemente un fenomeno Youtube, dove come ormai sappiamo ha superato il mese scorso il miliardo di click). “Mdna” di Madonna riesce a rompere la monotonia se guardiamo agli album venduti online, mentre sono i vinili a far segnare un cambio di rotta totale nei nomi più venduti: al primo posto, infatti, si piazza Jack White con “Blunderbuss” che scalza dopo tre anni di dominio continuo “Abbey Road” dei Beatles. Terzo posto per Babel deiMumford & Sons che piazzano al quinto il precedente “Sigh no more”, intervallato al quarto dai Black Keys di El Camino. Sesti i Beach Housecon “Bloom”, settimo Bon Iver con “For Emma forever ago” (del 2007 autoprodotto e distribuito nel 2008 dalla Jagjaguwar) che piazza l’ultimo omonimo (del 2011) al decimo. “Solo” nona Adele.

Insomma se album e singoli sono cartina di tornasole dell’importanza che le radio e le tv commerciali hanno ancora nella vendita e la promozione della musica, è la nicchia a distanziarsi dai gusti più comuni e gettarsi nell’ “alternative” (termine da prendere sempre con le pinze).

Ma i problemi dell’industria musicale sono tanti e influiscono su diversi comparti, da quello delle vendite ai tour passando per gli artisti e la fruizione. Se avete voglia di leggerne qualcuna ecco che digitalmusicnewsne ha buttati giù 99 che coprono un campione molto molto ampio: la crescita del digitale che non copre però le perdite degli album fisici, i problemi sul conteggio dei pagamenti di cui spesso le label si dimenticano, la poca fiducia nelle major, l’eccessivo costo di alcuni spettacoli che facilitano l’apertura e il proliferare di “mercati paralleli”, i problemi dellestartup musicali, le troppe attività di cui sono caricati i musicisti e poco hanno a che fare con la musica (social, promozione etc) e così via, con una lista che potete leggere per intero qua.

In tutto questo parlare di industria musicale non possiamo non ricordare uno degli eventi cruciali per l’industria musicale mondiale ma di cui forse ci si è scordati molto velocemente, ovvero la morte dell’EMI(storica etichetta di Beatles e Rolling Stone, giusto per citarne un paio), acquisita l’anno scorso dalla Universal. Una scomparsa importante che probabilmente è passata in secondo piano a causa della rivoluzione digitale che stiamo vivendo e del sempre minor fascino che le major hanno sui gruppi. Sempre più artisti, infatti, compiono un percorso al contrariopassando dalle major alle etichette indipendenti o mettendosi in proprio come successo ai Radiohead o i Sonic Youth o per rimanere in casa agli Afterhours (ma c’è anche l’esempio Syria, eh!).

La chiusura, parlando di passato, futuro e vendite non può che essere perDavid Bowie che, zitto zitto, nel giorno del suo 66o compleanno ha annunciato, a dieci anni dall’ultimo lavoro, l’uscita del nuovo album The next day lanciato dal singolo Where are we now che, come ci dice il blog 2bepop non andrà in classifica: “La Official Charts Company ha deciso così. Perché? Il singolo viene regalato a coloro i quali pre-ordinano l’album, e così lo stesso rientra in una delle categorie di ineleggibilità, in quanto non è possibile conteggiare quali copie vengano regalate per promozione e quali invece regolarmente vendute”.

Insomma semmai ve lo ritrovaste tra i singoli più venduti del 2013 non dimenticate questo piccolo particolare.

Immagine via

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares