• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Ambiente > Che fare per il settore energetico italiano?

Che fare per il settore energetico italiano?

Nei giorni scorsi Maximo Ibarra, l'amministratore delegato di Wind, ha annunciato un nuovo accordo fra la sua telecom e Google. In base alla nuova intesa, Wind incasserà una percentuale sulle operazioni commerciali che gli utenti realizzeranno nelle varie sezioni di Google. Si tratta di una soluzione che potrebbe dare un grande impulso al mercato delle telecomunicazioni. Riequilibrando le relazioni fra i service provider e i net provider, come appunto Google. Da quest'intesa potrebbero venire risorse. Per nuovi investimenti delle aziende del settore delle TLC, con un ulteriore impegno nel dispiegamento di nuovi servizi e nuove modalità di connessione, alla vigilia dell'esplosione delle nuove reti LTE. Ma da quest'intesa potrebbe venire un esempio anche per l'attiguo settore energetico.

Ma da quest'intesa potrebbe venire un esempio anche per l'attiguo settore energetico. Infatti i due mercati mostrano grandi somiglianze, oltre che inevitabili convergenze. In entrambi i due settori c'è un incumbent che domina, come Telecom Italia nelle TLC e ENEL nell'energia.

Attorno ai giganti si muovono intraprendenti nani che stanno crescendo, in entrambe le aree di utilities, come appunto i nuovi service provider nelle TLC, e l'ormai imponente settore delle energie rinnovabili nell'ambito energetico.

Ora il punto è quello di trovare un equilibrio che tuteli il patrimonio dei due giganti, ma che permetta ai nani di crescere, dando al sistema Italia nuove chance di competitivita' nelle aree piu' innovative.

L'intesa di cui parla Ibarra sembra in qualche modo di far intravvedere una possibile soluzione nelle TLC, anche se l'amministratore di Wind, nella stessa intervista, lamenta ancora un peso eccessivo del monopolio Telecom nel mercato della telefonia fissa, tanto che Infostrada, la società specializzata nel fisso di Wind potrebbe addirittura ritirarsi dal mercato.

Nel campo energetico invece siamo ancora nelle caverne.

Le polemiche su gli incentivi al fotovoltaico hanno fatto mettere gli istinti peggiori del monopolista del settore.

Ora il punto è che i nani sono ormai arrivati oltre il punto di non ritorno. Troppo grandi per tornare indietro, ancora minori per imporsi sul mercato da pari a pari con Enel.

In ballo ci sono questioni nodali. Il potenziale di installato nel fotovoltaico, non siamo lontano dai 20 gigawatt, permetterebbe al nostro paese un risparmio drastico della sua bolletta petrolifera, oltre che ridurre l'impatto ambientale, elemento vitale per un paese come il nostro.

Se non che l'offerta di energia fotovoltaica sul mercato fa sballare la borsa energetica, mettendo a repentaglio la produttività delle centrali storiche dell'Enel, oltre che la funzionalità della rete distributiva di Terna; ora si potrebbe, proprio sulla falsariga dell'intesa maturata fra Wind e Google, immaginare che Enel e Terna concordino con le associazioni delle energie rinnovavi un patto di revenue sharing, per il quale i produttori di rinnovabili si impegnano a riconoscere ai due operatori ex monopolisti un fee in più come premio per il lancio e l'ottimizzazione dell'uso delle forme di energie rinnovabili in tutto il paese.

Diciamo un premio innovazione, che coinvolgerebbe Enel e Terna non solo nella diffusione delle proprie forme di fotovoltaico, ma nel successo dell'intero settore.

Si placherebbe così la guerra dei 30 anni che brucia risorse e sopratutto prospettive del paese, limitando lo sviluppo di un settore dove proprio l'Italia era leader.

Potremmo. finalmente, poter pianificare nel medio lungo periodo investimenti e ottimizzazione dei nostri impianti, senza temere di essere buttati fuori dal mercato per una legge o un regolamento, ancora peggio, essere inquisiti e denunciati per irregolarità retroattive.

Sarebbe una prova di maturità per un paese che cerca una via nuova alla crescita, e alla collaborazione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.26) 7 febbraio 2013 14:44

    Ok ma non ho capito una cosa. 

    Mi hanno detto decine di volte che il problema delle energie rinnovabili, e in particolare di quella fotovoltaica, è l’alto costo, e di conseguenza il basso margine. 
    Se, al prezzo a cui Terna e Enel pagano l’energia ai produttori di fotovoltaico (che hanno fatto degli investimenti molto costosi che renderanno solo nel lunghissimo periodo) togliamo pure un contributo per il lancio e lo sviluppo della tecnologia sul mercato che attenui le perdite che Enel avrebbe sui sulle sue centrali tradizionali, non è che il margine dei produttori di energie rinnovabili diventa negativo?
  • Di paolo (---.---.---.161) 8 febbraio 2013 01:23

    Il problema del fotovoltaico non è l’alto costo intrinseco bensi’ il basso rendimento ,ovvero il basso fattore di capacità o di carico (termine che esprime la qualità di una sorgente energetica) , in rapporto agli enormi incentivi investiti. La S.E.N.2012 prospettata dal governo Monti ridimensiona gli incentivi al fotovoltaico(sproporzionati ed ingiusti perché fatti pagare a tutti gli italiani in bolletta ) con spostamento di risorse a favore del risparmio energetico e del geotermico .Oggi il FV contribuisce alla richiesta per una quota di produzione media del 5,7% ,l’ipotesi più ottimistica è che raggiunga il 10% ed il 15-20% nel 2030 se i costi subiranno drastiche riduzioni.

    Tuttavia pur avviandoci ad una potenza installata di circa 20 GW come ci dice l’autore , che tradotta in termini di potenza utilizzabile , vista la tipologia intermittente della sorgente , sarà di neanche un quinto ,ovvero meno di 4 GW , comporterà un risparmio non proporzionale alla spesa sostenuta e ,pertanto ,non ci affrancherà assolutamente dalla combustione dei fossili se vogliamo mantenere il livello di industrializzazione.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.45) 12 febbraio 2013 01:38
    Renzo Riva

    Per favore ma di cosa andate cianciando!
    .
    http://www.sma.de/unternehmen/pv-leistung-in-deutschland.html
    .
    Guardate il flop tedesco.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares