Catania senza la Primavera: l’ultima festa di sant’Agata per Monsignor Gristina
“La salita non ci fu”.
Questo il dato “storico” dell’edizione 2009 della festa di Sant’Agata, e non la bonaria didascalia della foto apparsa su “
Con l’ultimo scempio si è giunti forse all’acme di una decennale campagna di spossessamento della festa: la festa di Sant’Agata è l’evento più importante a Catania, una versione postmoderna di un rito sacro millenario - stile pellegrinaggio a
La salita è una prova di forza collettiva di un migliaio circa di devoti vestiti con l’abito bianco e la “scozzola” in testa che ascendono un antico colle vulcanico oggi urbanizzato (
I fatto si sono svolti a questo modo: una lentezza esasperante nel primo tratto della processione che è giunta con cinque ore di ritardo alla prima tappa saliente (Piazza Cavour) per poi stancare definitivamente tutti nel secondo tratto implicante la salita, il canto delle monache e la corsa di rientro in cattedrale.
Chi ha tratto beneficio da questa brutta – tristemente “storica” edizione? I mercanti di generi alimentari e
La Chiesa, da parte sua cavalca in senso politico proprio il senso religioso della festa fagocitandone lo spirito. Di quale "senso" parlo?
Sempre “
Una recente categoria di devoti comparsa da circa un decennio e in graduale ascesa anno dopo anno: categoria decisamente degradata, esclusa o auto esiliatasi dal “cordone” col quale si tira la “Santa”. Portano grossi ceri accesi e sono follemente fieri di sottoporsi a uno sforzo inutile da offrire in espiazione dei peccati: segno di una religiosità decisamente - ripeto - degradata, anche in senso cattolico-cristiano. A questo punto, la domanda sorge spontanea: a chi appartengono le strade della città di Catania? A chi appartiene Sant’Agata e il suo culto? E adesso si vuol far passare la soppressione della salita come una scelta saggia e civile, ricordando forse, la morte per asfissia da calpestamento di un devoto tre anni fa durante la salita. Morte della quale peraltro nessuno dei responsabili civili venne, beninteso, ritenuto…. responsabile.
Senso religioso nella festa di Sant’Agata? Se vogliamo cercarne uno, non è di certo quello sbandierato da Gristina e dai ben pensanti che lo spalleggiano. Ci sono elementi abbastanza evidenti che riallacciano la processione catanese “da’ santa” ai riti propiziatori della fertilità nelle processioni falliche che si svolgevano ovunque in Sicilia ed in svariati altri luoghi dell’antichità: le date coincidono con altri calendari segnando ovunque il tempo della semina.
Un evento annuale che conservava fino a ieri una stilla di quell’antico senso panico in piena sintonia con la terra da cui nasce e a cui la festa e i riti connessi si riallacciano. La terra del sottosuolo catanese è per di più vulcanica, estremamente fertile ma anche soggetta facilmente a rivolgimenti cataclismatici. Lo sapeva il popolo di Katané - l’antica città greca alle falde del vulcano Etna ( in greco, la madre generatrice) ed una coscienza profonda delle cose della natura compreso l’eterno farsesco rimedio contro ogni disastro naturale: la gioia e l’ebbrezza.
Questo è spirito religioso!
Ci stanno togliendo la primavera!
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