Camusso a Marchionne: e gli investimenti?
L’affermazione di Sergio Marchionne (“l'Italia deve cambiare atteggiamento”) ha suscitato numerose reazioni. Come al solito il ministro Sacconi è in prima linea a difendere Marchionne, il quale ha fatto notare come, a suo avviso, contro l'amministratore delegato di Fiat ci sia ad esprimersi sempre una minoranza. In realtà sono molti a chiedere che Marchionne ora deve scoprire le carte. Siano resi noti gli investimenti. E sono il numero uno della Cgil, Susanna Camusso e il Pd.
“Marchionne – ha affermato Sacconi - chiede un atteggiamento più favorevole dell'Italia sapendo peraltro che Governo, Regioni ed enti locali, sindacati riformisti hanno garantito sempre le condizioni più favorevoli. Gli si oppongono, in una non originale sintonia, il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie. Una alleanza minoritaria che in Italia più volte ha rallentato il progresso”. Sempre pro-Marchionne si è schierato il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta: “la conferma da parte di Marchionne che il quartier generale della Fiat resta a Torino è positiva” e ha chiesto “un impegno diretto del capo del governo, purtroppo però Berlusconi non è Obama”.
Susanna Camusso ha replicato direttamente a Sacconi: “mi verrebbe da dire che il ministro Sacconi ha dei fantasmi nella testa e vede nemici ovunque”. Comunque “le sue dichiarazioni non meritano più commenti”. Poi sulle dichiarazioni dell'amministratore delegato di Fiat ha affermato: “si passi dagli annunci a rendere visibili quali sono gli impegni, gli investimenti, i nuovi modelli e le scelte che si fanno”. E sulla domanda posta dal Pd (dove si investiranno i 20 miliardi annunciati?) Camusso ha aggiunto: “credo sia la domanda che si continua a fare da lungo tempo perchè quando l'amministratore delegato di Fiat si lamenta che negli Usa gli danno giudizi positivi, bisognerebbe ricordargli che lì ha assunto degli impegni e li ha rispettati. Qui non sappiamo quali sono gli impegni”. Insomma “da Marchionne niente di nuovo, ha già detto tutto 27 volte”. Infine sulla fusione ha sottolineato come “su questo tema non ci sia oggi o perlomeno non venga dichiarato qual è la strada effettivamente scelta”. Per la Fiom ha parlato Giorgio Airaudo, responsabile Auto del sindacato: “le parole volano, gli scritti restano. Se vuole fare come negli Usa, Marchionne scriva accordi anche per l'Italia, con il governo e le parti sociali”. “Negli Usa – ha osservato Airaudo - ha fatto un accordo di 280 pagine, in Italia neanche un post it, ma solo qualche ministro tifoso come Sacconi che insegue il vecchio sogno craxiano del sindacato riformista contrapposto alla Cgil. In Italia conosciamo solo il 10% dei 20 miliardi di investimento, promesso a parole e costruito chiedendo ai lavoratori di rinunciare a diritti”. Per il Pd è intervienuto il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano: “è giunto il momento di mettere sul tavolo i 20 miliardi di euro di investimenti di ‘Fabbrica Italia’. Per riprendere il cammino e fare in modo che tutti ‘cambino atteggiamento’ come dice Marchionne è fondamentale riproporre la strada del dialogo e della concertazione e abbandonare quella dei fatti compiuti e dei monologhi”. Mentre per il senatore Pd Giuseppe Lumia il governo ha regalato a Fiat “gli ennesimi incentivi, senza vincolarli ad un piano di rilancio del settore automobilistico. La Fiat dal canto suo ha incassato il regalo e in cambio ha chiuso lo stabilimento di Termini Imerese, spostando le produzioni all'estero. È di questo che bisognerebbe esserle grati?”.
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