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C’era una volta il villaggio per gay

Il progetto prevedeva la costruzione di un Gay Village nel sud dell’Olanda, a Tilburg. Un luogo accessibile solamente ai membri della comunità LGBT, dotato di abitazioni lussuose, palestre, campi da tennis, supermercati e una scuola di cucina. Uno spazio isolato e separato dal mondo che avrebbe offerto ai suoi abitanti, nelle intenzioni dei promotori, un ambiente confortevole e libero dai pregiudizi, dove sperimentare un sentimento nuovo di sicurezza e coesione sociale. Il progetto aveva ottenuto il sostegno delle autorità locali, a partire dal sindaco Peter Noordanus, che si era immediatamente dichiarato favorevole.

Immediate e prevedibili erano scaturite le critiche dei media e delle associazioni per i diritti degli omosessuali: ghettizzazione, autoesclusione, non è questa la strada per risolvere i problemi.

Anche Tanja Ineke, la presidente del principale gruppo olandese per la difesa dei diritti della comunità LGTB, era intervenuta per esprimere il proprio dissenso: “Non è questa la strada che vogliamo percorrere per risolvere i problemi di sicurezza della comunità. Spetta alla polizia, alle autorità locali e al governo centrale fare i modo che in ogni luogo, in ogni strada, gay, lesbiche, trans-gender e bisessuali possano sentirsi sicuri; non solamente in un’area separata da tutto e circondata da una recinzione”

La Ineke, come molti altri, deve essersi sentita un po’ stupida quando ha scoperto che si trattava di una bufala ben orchestrata. La televisione nazionale e il principale quotidiano del paese hanno reagito con sdegno alla rivelazione, dopo aver seguito con attenzione la notizia spingendola fin oltre i confini nazionali.

L’artefice della provocazione è la Rose Maandag Foundation, che annualmente organizza a Triburg un festival gay nel periodo estivo. La fondazione ha fatto le cose in grande, coinvolgendo il sindaco e producendo una serie di contenuti fasulli ma assolutamente credibili, a partire da un sito e da video promozionali nei quali si promuovevano le ragioni del progetto.

“Questa è esattamente la reazione che volevamo ottenere”, ha dichiarato Pink Monday, dopo il trambusto e la protesta dei media. L’ondata di sdegno generale che ha seguito la presentazione del progetto ha decretato il successo dell'iniziativa, volta fin dal principio a riportare l’attenzione dell'opinione pubblica sul tema delle discriminazioni e dell’intolleranza. 

 

Photo: Guillaume Paumier, Flickr

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