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C’era una volta Postalmarket

Vi è mai capitato d'un tratto di scorgere in un particolare, che avete visto e stravisto tante volte, un ricordo legato alla vostra infanzia che all'improvviso vi proietta indietro di anni facendovi assalire dalla nostalgia? È come se d'un tratto si accendesse una luce, come se la memoria proiettasse nel suo personalissimo cinema immagini che da sempre ci appartengono ma che erano rimaste sopite sotto la polvere, pronte ad emozionarci nuovamente, rassicurandoci che quel tempo ormai perduto può continuare a vivere nei nostri ricordi. A me è successo qualche giorno fa quando l'occhio mi è andato, come centinaia di altre volte, su alcune pubblicità propinate dal più famoso social network al mondo. Nelle finestrelle laterali compariva lo spot di alcuni siti di vendite on line e in quel momento ho avuto un flash: io, bambina, che sfogliavo le pagine del mitico "Postalmarket"! Era un ricordo che avevo rimosso, che nemmeno il bombardamento della pubblicità televisiva di Zalando aveva fatto riaffiorare. Ma era lì, pronto ad esplodere con tutto ciò che ne consegue: il sapore di un tempo felice che non c'è più. E allora ho deciso di dedicare questo mio nuovo intervento a tutti i nostalgici del Postalmarket, in un'epoca in cui per comprare qualcosa siamo sempre più abituati a fare "clic".

Chi di voi ricorda invece quelle pagine patinate piene di abiti all'ultimo grido per la moda del tempo? Ricordo che aspettavo con ansia l'arrivo della rivista nella cassetta della posta. Stracciavo l'incarto in plastica e passavo in rassegna le singole pagine con l'idea che a mio avviso quelle dedicate agli abiti da signora era sempre troppo poche! Forse non avevo nemmeno 8 anni, ma ero affascinata da quel mondo di modelli, bustini, biancheria per la casa. Era un mondo meraviglioso, era il mondo degli adulti.

La mia speranza era che qualcuno dei grandi decidesse di fare qualche acquisto, magari proprio uno di quelli suggeriti da me. Adoravo le tovaglie di merletto mentre trovavo inutili le proposte di arnesi per il bricolage!
Mossa da questo revival nostalgico ho fatto la prima cosa che viene naturale fare al giorno d'oggi: digitare su Google "Postalmarket". Volevo verificare se esistesse ancora, e con lui tutto il mio bel bagaglio di emozioni.


Oggi "Postalmarket" ha un sito internet che permette l'e-commerce, alla stregua di Zalando, Amazon e qualunque altro grosso venditore on-line. Ma non potevo fermarmi a questo; volevo conoscere la sua storia, sapere dove fosse stato negli in cui dall'adolescenza passavo all'età adulta.

"Postalmarket" nasce in Italia nel 1959 per intuizione di una signora chiamata Anna Bonomi che ha deciso di importare nel nostro Paese il modello statunitense di vendita per corrispondenza. Non a caso il sottotitolo che viene dato alla versione italiana recita "il catalogo per famiglie": non si tratta solo di moda; "Postalmarket" offre uno sguardo a 360gradi sulle esigenze della famiglia del boom economico. Negli anni Sessanta a Milano viene inaugurato un punto vendita "Postalmarket" che riesce a garantire consegne entro le 24 ore, mentre a tutti gli altri clienti viene assicurata l'evasione dell'ordine telefonico entro le 48 ore. E lanciando la celebre formula "soddisfatti o rimborsati" conquista sempre maggiori fette di acquirenti, attratti anche dalla spedizione gratuita del catalogo e dai "prezzi inchiodati". Inoltre "Postalmarket" ha avuto il merito di permettere agli italiani, anche a quelli che vivevano in centri molto piccoli e quindi poco riforniti, di accedere all'acquisto dei prodotti tanto reclamizzati dal mitico Carosello, altrimenti diffcilmente reperibili.

Gli anni Settanta si chiudono con la presenza sulle pagine del catalogo, in virtù di modelli, di celebrità del cinema e dello spettacolo. Negli anni Ottanta cresce ancora: diventa più bello, più grande e più conveniente, con 500 pagine di prodotti selezionati in Italia e all'estero. Si registrano crescite annuali del 20% e i dipendenti diretti sono 1400. Questo grazie anche alle Grandi Firme presenti nell'inserto. È il Novanta che segna l'apice del successo per "Postalmarket": il catalogo è leader italiano nel mercato delle vendite per corrispondenza fatturando 600 miliardi di lire e gestendo oltre 45mila spedizioni giornaliere. Ma tutto questo è destinato a scomparire ben presto. Nel 1993 la Bonomi cede il marchio al colosso tedesco Otto Versand, leader mondiale delle vendite su catalogo, ma l'attività fa registrare un deficit che porta il marchio a passare ulteriormente di mano. A capo dell'azienda succede il senatore Eugenio Filigrana che la riporta in utile ma alcuni scandali finanziari legati alla nuova gestione mettono, nel 2007, la parola fine al compagno fedele di molti italiani. O meglio, uno stop. Dopo tre anni di silenzio, nel 2010, le copie originali dal 1960 al 2007 arrivano sul tavolo di un'agenzia di comunicazione che decide di lanciarsi in una sfida e far rivivere il marchio.

Sfogliare oggi il catalogo di "Postalmarket" non assicurerà più le stesse emozioni; "panta rei", si sa. Ma continua a dare lo stesso messaggio: "Postalmarket" non ha solo rappresentato un modo di fare shopping, è stato la cartina tornasole di una società che si apprestava ad uscire dal dopoguerra per transitare attraverso le varie fasi storiche; ha avuto il potere di conservare tra quelle pagine e in quegli ordini il modo di vivere degli italiani, con la sua evoluzione e i suoi cambiamenti.

Sono rimasta colpita da una frase scritta in una prefazione proprio dalla mamma di Postalmarket, Anna Bonomi: "Postalmarket - scriveva - è vetrina, negoziante, commesso, fattorino. E alla fine salvadanaio". Aggiungerei non solo di soldi, anche di tante tante emozioni.

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