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Busi insulta Lucio Dalla: “Checchesco bontempone, come ne sento l´attacco alla radio, spengo”

Un omosessuale non pubblicamente dichiarato che quindi se ne strafotte della morale sessuale cattolica, che mai nulla ha espresso contro l’omofobia di matrice clericale che impesta il suo Paese.

Da una lettera di Aldo Busi a Dagospia si evince un’invidia inconfessabile, malamente celata dietro un’impennata di orgoglio omosessuale. Forse proveniente dalla consapevolezza che, dopo la sua morte nemmeno Montichiari – il suo paese d’origine – lo commemorerà con il fasto con il quale tutta l’Italia sta prestando in proprio omaggio a Lucio Dalla. O forse solo per manie di protagonismo controtendenza che solo un malato di egocentrismo cronico come lo scrittore bresciano può ostentare in tali circostanze.

Ci vien da pensare che Aldo Busi, letterato di grande spessore stilistico, voglia in qualche modo essere accostato a Pier Paolo Pasolini.

Mi spiace Busi, non è la sessualità ad accomunare un’essere umano, non basta essere un’omosessuale di sinistra e anticlericale per essere messo sullo stesso piano di Pasolini.

Quanto a Dalla, ognuno della propria vita fa ciò che gli pare, e tu, Busi, lo sai bene. D’altronde, quale letterato di grande spessore oserebbe spogliarsi in tv a mo' di femme fatale e rovinare in pochi istanti, tutto ciò che di buono avesse fatto in precedenza? Ma sono scelte, e se c’è qualcuno che ti mette a disposizione una telecamera per ostentare il tuo “checchismo”, lo accetto.

Non accetto che invece che un microbo abbài contro un gigante, per di più se questo gigante non c’è più.

Citiamo la Lettera in alcuni stralci

Conta di più la vita o l´opera? L´opera, se la vita ne è la superflua coerenza. Se la vita non è coerente con l´opera che produce, il dibattito resta aperto, ma non per me: non conta né l´una né l´altra, entrambe contano solo per l´occasione sprecata di farne tutt´uno. Quindi, via, giù nell´imbuto dell´oblio delle cose che ne nascondono troppe altre per non appartenere più alla fogna dell’arrivare con meno problemi al ventisette del proprio mese che al ruscello di acqua davvero sorgiva e ristoratrice in tutte le sue preziose molecole per l’umanità assetata.

UN OMOSESSUALE NON PUBBLICAMENTE DICHIARATO

E´ uno scarto psichico inevitabile, una sensazione di imbarazzo, un sapore di fregatura sistematica: un omosessuale non pubblicamente dichiarato che quindi se ne strafotta della morale sessuale cattolica, che mai nulla ha espresso contro l’omofobia di matrice clericale che impesta il suo Paese, che mai una volta ha preso posizione aperta per i diritti calpestati dei cittadini suoi simili di sventura politica e civile e razziale, un tipo così che, per esempio, scrive e canta il suo amore per una donna viene prima (per mediocrità di carattere, ipocrisia deliberata, amore del quieto vivere a discapito di chi lotta per i suoi stessi diritti da lui per primo negati) della bellezza o bruttezza della sua dedica impropriamente musicata.

DALLA CHECCHESCO BONTEMPONE


Non vedi l’omaggio alla donna, vedi la ridicola falsità e la necessità estetica per conto terzi che vi soggiace. Ho sempre pensato che Lucio Dalla fosse un checchesco buontempone, un chierichetto furbastro – le sue interviste sono un vero florilegio di banalità in ossequio alla morale comune e all’autorità costituita, alla maniera di Celentano, che a me non piace nemmeno quando canta – e non basta la morte per cancellare la magagna del gay represso cattolico (represso alla luce del sole, il che non ne inibisce certamente il godimento tra le tenebre della vita privata, anzi, le implementa, come ben si sa) che si permette tutte le scorciatoie di comodo (l’arte, il fine superiore e balle varie) pur di non prendere la strada maestra più sensata della basilare affermazione di sé, anche se più accidentata.

LUCIO DALLA E CRAXI


I ben documentati rapporti di Dalla con Craxi e l´Opus Dei, nonché con l’angelo custode che dichiarò di avere visto al suo fianco, me lo rendono poi addirittura indigesto, per amore della pila sapeva individuare bene dove andare a fare il baciapile, non erano certo le protezioni in alto loco a mancargli, era trasgressivo dove esserlo è di moda e alla portata di qualunque reazionario di mondo, anche se gli sono debitore di molte risate allorché fece un programma televisivo con Sabrina Ferilli in cui si sforzava di dare a vedere che la desiderava – invano, per sua fortuna, e non certo perché fosse di una struggente laidezza fisica.

LE CANZONI DI DALLA CON ACCENNO A RENATO ZERO


Non so se le canzoni di Dalla sono belle o brutte, come ne sento l´attacco alla radio, spengo. In questo senso, è in buona compagnia, tutti di autorinnegati di successo. Ve la lascio tutta, o prefiche e sorcini degli scomparsi ad arte già in vita. Io, da parte mia, continuerò a pensare che i veri eroi di Bologna sono i famigliari delle vittime della Uno Bianca e della strage della stazione ferroviaria rimasta impunita, eroi silenziosi sempre più dimenticati, quasi rimossi, attorno a loro io non smetterò un istante di stringermi in un cordoglio senza fine, e purtroppo senza pace.
Aldo Busi

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.238) 5 marzo 2012 10:27

    Che ridicolo censore.
    Nulla di quanto detto da Busi è falso o non riscontrabile. Nel Paese tra i più omofobi d’Europa chi scrive, e non certo Busi, si commenta da solo.

  • Di (---.---.---.62) 5 marzo 2012 10:33

    Penoso commento. Peccato rifiutarsi di pensare con la propria testa. Pazienza. Non cambia la statura artistica di Dalla, ma è innegabile che Lucio abbia mascherato la sua omosessualità. Titoli come "Cara", concetti come "Futura" o "Disperato erotico stomp" inducono a pensare altro. Cosa c’è di male nel dire che, stante la morale attuale, avrebbe potuto dirlo? E avrebbe potuto dire qualcosa contro la morale ipocritamente omofoba della chiesa.

  • Di (---.---.---.187) 5 marzo 2012 14:42

    un+maschile non vuole l’apostrofo.
    Le hai finite le scuole elementari prima di metterti a scrivere articoli?

  • Di (---.---.---.88) 5 marzo 2012 15:31

    Mentre da una parte Busi attacca impietosamente Dalla come un “checchesco bontempone” e “baciapile”, dall’altra Radio Padania lo processa definendolo uomo di “grandezza mefistofelica al servizio di un’Italia che è una macchina diabolica”…

    Io Dalla l’ho conosciuto unicamente come fruitrice della sua arte, per il resto non so niente di lui se non quello che i suoi amici o concittadini riportano.

    Lo scritto di Busi è talmente pregno di astio che personalmente non riesco a trovare una motivazione che giustifichi lo sdegno per essere stato un pavido omosessuale. Forse Busi non lo vuole dire, ma probabilmente l’autore di quest’articolo c’ha preso…

    Andrea Rognoni trasmette da Radio Padania le sue invettive giudicando con una banalità e un ostentato desiderio di polemica a tutti i costi le produzioni artistiche di Dalla.

    Io so solo che Lucio Dalla ha accompagnato per tanti lustri diverse generazioni in un clima di intelligente leggerezza ed ironia. E’ stato un uomo che è riuscito a “cantare” fuori dal coro senza uscire dal coro stesso. Non lo trovo riprovevole, lo trovo grandioso.

    Non si è mai esposto politicamente, né mai ha palesato la sua omosessualità, ma neanche ha mai condannato nessuno, esattamente come invece stanno facendo Busi e Rognoni. Ha servito una grossa fetta di umanità senza nuocere ad alcuno ed ha ricevuto la giusta ricompensa, ma forse Enzo Ferrari l’ha pensata giusta: “In Italia ti perdonano tutto, tranne il successo”.

  • Di (---.---.---.48) 7 marzo 2012 21:08

    Busi? Ah si ! Una checca impazzita!!!

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.25) 11 marzo 2012 00:22
    Francesco Finucci

    Consiglierei ai piccoli personaggi che commentano un articolo perlomeno di lasciare un nome, invece di nascondersi dietro l’anonimato. L’Articolo rivela qualcosa di cui il nostro paese è malato, e trascende di molto la (vera o presunta) omofobia della chiesa. E’ il chiudere in una gabbia la diversità facendone uno spettacolo clownesco, una specie di mascotte da accarezzare quando fa la brava e torturare se invece non sta buona e zitta a farsi guardare. Accade con le donne (diverse in un mondo di uomini), con gli omosessuali (diversi in un mondo di etero) e con gli intellettuali (diversi in un mondo la cui avanguardia è quella del grande fratello). Allora succede che alcuni continuino ad essere umani, senza aver quindi alcun bisogno di mascherare questioni che contano ben poco, mentre altri, come Busi, ma anche come Paone e altri, mettono un prezzo ad ogni atomo della propria esistenza sguazzando nel grottesco, diventando macchiette della propria condizione, per abituarsi al cantuccio dello stereotipo e quindi avere la vita comoda del buffone di corte (finché accarezzati e non torturati a morte).
    Così gli uomini piccoli di cui si possono notare alcuni ispirati commenti possono schiacciare a suon di slogan ripetuti alla noia chiunque tenti di ricordare che nessuna condizione può essere portata allo stereotipo in maniera tale da distruggere ciò che di eminentemente umano c’è in ognuno. Buon articolo, pessimi commenti (alcuni).

  • Di (---.---.---.83) 11 marzo 2012 11:07

    Arcaico e profondo che arriva nelle oscurità del pozzo nero del propio io. Ergersi a maestro di vita a direttore del tempo solo perchè ci si dichiara tale nel tempo di oggi. Cos’è oggi, cos’è ieri. Tuttu funzione nel microcosmo del tempo infinitesimale al confronto dell’infinito. Siamo pulci, batteri nell’universalità della vita. Lei, caro "signore" stà perdendo il rispetto e non può avere rispetto. Do ut des. Rifletta sul primo e più importante comandamento del Dio nostro e "suo", forse troverà quella pace che con grande difficoltà non ha ancora raggiunto e che, mi consenta "dirle", sono fortemente convinto che mai troverà. Nosce te ipsum, "caro "amico.
    Nel rispettandola, saluto.

  • Di (---.---.---.71) 12 marzo 2012 07:24

    leggo: ..."un’essere umano, non basta essere un’omosessuale..."
    Da questo pozzo di ignoranza vengono gli "insegnamenti"???!!!
    Ritorni in 1^ elementare poi ne riparliamo.
    A proposito "un’asino" è scritto correttamente?
    Povrepei

  • Di (---.---.---.50) 26 novembre 2013 16:31

    premetto che io NON sono fan di Aldo Busi, anzi, al contrario tutto ciò che lui rappresenta si pone come l’esatto opposto di quanto possa stare a cuore a me. Ritengo però che chiunque possa e debba essere lasciato libero di esprimersi pro o contro chiunque. Se questa è l’idea maturata da Busi circa Dalla, perchè mai avrebbe dovuto tacerla? Perchè Dalla è stato un artista acclamato dai più, quindi da considerarsi intoccabile? Perchè è morto e quindi bisogna italianescamente parlarne bene? Oppure, mi si dica, perchè? Attaccare Busi sulla base del fatto che abbia palesato senza peli sulla lingua la propria convinzione (giusta o sbagliata che sia) circa Lucio Dalla mi appare poco matura e poco accorta come decisione....

    Questo è il mio parere circa il caso. Grazie.

    • Di (---.---.---.189) 27 novembre 2013 13:41

      Più che altro io direi che si è fatto esattamente quanto stigmatizzato in Busi.


      In altre parole Busi ha detto la sua su Dalla e l’autore dell’articolo ha detto la sua su Busi. Si può essere d’accordo o meno nel merito, ma non riesco a capire perché si dovrebbe condannare Busi per aver espresso una sua opinione su una persona, mentre si dovrebbe giustificare o plaudire l’autore dell’articolo quando ha fatto esattamente ciò che stigmatizza, appellandosi e rivendicando un diritto di espressione, di critica, sacrosanto ma non concesso ad altri.

      Poi si è parlato dell’intollerabilità che microbi attacchino giganti, se non sbaglio, non ricordo le esatte parole, ma il senso era questo. Mi chiedo: se solo i giganti possono esprimere le loro opinioni sui giganti, mentre i microbi dovrebbero tacere.... quali sono le dimensioni dell’autore dell’articolo rispetto a quelle di Busi? Siamo sicuri che siano pari o bisognerebbe quanto minimo verificarle?

      Si può concordare o meno con Busi, ma il doppio standard applicato qui non è tanto tollerabile.
  • Di (---.---.---.60) 8 marzo 2014 16:59

    Ciò che unisce i geni è la ricorsività. Il moltiplicarsi dell’immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli è una tipica situazione ricorsiva. Effetto ottico che i geni, in vari modi, ricreano nelle loro opere. Situazione propizia dal punto di vista intellettuale ma pericolosa dal punto di vista psicologico. L’artista genio e un po’ folle Lucio Dalla, (Roversi ricordava le sue “pazzie”, un po’ come il Vasari ricordava quelle di Leonardo da Vinci), rientrava in tal genere. Nel suo videoclip della canzone Ciao, inizia con un’inquadratura su una spiaggia in cui l’artista e due suoi amici suonano e cantano la canzone, ampliando l’immagine si scopre essere una battigia costruita su un bastimento che solca i mari del mondo, riprendendo i temi della canzone. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. “Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo”. Grazie.

  • Di (---.---.---.176) 7 settembre 2014 22:30

    Ho sempre pensato che certi giornalisti, purtroppo loro malgrado, siano costretti ad alzare voci e toni per farsi udire perché non hanno dalla loro né smalto né classe e spesso millantano conoscenze che non hanno, citano personaggi che non possono conoscere né capire a causa dei loro limiti culturali o intellettivi. Ne è un esponente in piena regola Corrado Lagona che non si limita a confondere il microbo con il gigante, scambiandoli tra di loro, ma non conosce le minime regole della grammatica italiana (un’essere umano, un’omosessuale, ..., l’apostrofo dopo l’articolo non si mette quando il nome è maschile). Fino a che non si inizierà ad usare la meritocrazia in ogni ambito lavorativo, più che mai nel giornalismo e nell’insegnamento che sono le fondamenta su cui si dovrebbe basare la conoscenza di un Paese, l’Italia continuerà ad essere l’ultima della classe in ogni settore, la bellissima scolaretta a cui bacchettare le mani, l’esclusa dal ballo di fine anno, la poverella che non sa di aver da parte tesori.

    Sergio Boffetti, scrittore.

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