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«Bruciare i napoletani»: se City ricevesse il “trattamento-Facebook”

Oggi sulla versione milanese del freepress City leggo questi due commenti dei lettori riguardo l’emergenza rifiuti a Terzigno:

 

Parole che non meriterebbero attenzione. Se non fosse che mi hanno fatto sorgere una domanda: che succederebbe se i media usassero verso il quotidiano cartaceo City le stesse attenzioni riservate ripetutamente alla rete e, in particolare, a Facebook?

Per coerenza, dovrebbe esserci un lancio di agenzia intitolato «“Bruciare i napoletani”: l’ultima follia su City». Alcuni giornalisti lo riprenderebbero, giocando sul parallelo col ritorno del “clima d’odio” che aveva condotto alle violenze degli anni 70. Prodigandosi in spericolate generalizzazioni su un fantomatico “popolo di City” che, proprio in quanto utilizzatore delle bacheche di City, sarebbe intrinsecamente più portato all’insulto. Interpellerebbero poi gli “esperti”, che non vedrebbero l’ora di portare strampalati argomenti a difesa dell’idea che leggere City ci renda più stupidi, superficiali e disattenti, compromettendo addirittura le basi neurali delle nostre capacità cognitive. Qualcuno poi, tra il serio e il faceto, avanzerebbe connessioni tra City e le cause scatenanti della sifilide e dell’asma.

Da ultimo, non potrebbe mancare il trionfo della politica e del moralismo: decreti legge urgenti per far chiudere City, proposte di legge per vietare l’anonimato su City o punire con un’aggravante di reato chiunque commetta un reato tramite City, il Cicchitto di turno che grida allarmato ai commenti su City che «minano l’agibilità democratica» e lo Schifani immaginario che definisce i commentatori di City più pericolosi dei brigatisti.

Invece (per fortuna) non succederà niente di tutto questo, perché quei commenti sono scritti su City e non su Facebook. E dunque, nel primo caso sono trattati come un’amenità, nel secondo come un preoccupante segnale socio-politico. Sempre e comunque, senza riflessione. Chissà se dopo questa finzione a qualcuno, tra i tanti convinti, verrà il dubbio che non siano che lo stesso lato della stessa medaglia.

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