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 Home page > Tribuna Libera > Bossi e Berlusconi: quando lo scontro viene dall’estero

Bossi e Berlusconi: quando lo scontro viene dall’estero

La Libia, il latte e la verginità delle peripatetiche: le liti "estere" di B & B.

I componenti del duo B&B, le anziane e frolle peripatetiche della politica che, aiutatate dal giovane Scilipoti, gestiscono il casino nazionale, hanno entrambi bisogno di rifarsi la verginità; questa, temo, è la motivazione sia delle recenti mosse di Berlusconi in politica estera che della posizione, fortemente polemica, assunta da Bossi nei confronti del proprio socio di malaffari.

Sulla Libia, a dire il vero, è difficile sostenere che Berlusconi abbia preso alcuna nuova decisione; cambia ben poco, perlomeno dal punto di vista morale, che i nostri aerei ora bombardino i libici e non si limitino a fare il palo, come accadeva fino ad ora, mentre altri compiono il lavoro sporco. Di più: che i nostri aerei, prima o poi, avrebbero sganciato bombe e lanciato razzi contro le forze armate libiche era implicito dal momento in cui ci siamo uniti alla coalizione che sta aiutando i ribelli nel loro tentativo di disfarsi del nosetro ex grande amico Gheddafi.

Fu allora, quando si decise di far carta straccia di un trattato d’amicizia con il colonnello ancora fresco d’inchiostro, che rinunciammo ad ogni possibilità d’avere un nostro ruolo autonomo; dopo aver sbagliato tutto il possibile in Libia, grazie alla cecità in politica estera del nostro ducetto, per rimediare decidemmo di comportarci da renitenti vassalli delle altre potenze occidentali e, in questo Napolitano ha perfettamente ragione, su quella linea continuiamo a muoverci.

Utile osservare che anche quando i primi carri dell’Ariete e i primi bersaglieri s’imbarcheranno per la nostra ex-colonia (vedrete; si arriverà anche a questo: prima o poi si dovranno inviare truppe di terra, non fosse altro che per stabilizzare la situazione) non si farà che seguire il corso d’azioni stabilito, quasi ineluttabilmente, con quella prima decisione. E’ facilissimo iniziare un conflitto, ma, questa avrebbe dovuto essere la lezione da trarre dall’Iraq e dall’Afghanistan, è poi difficilissimo uscirne e quasi impossibile sapere in anticipo l’entità e la durata dello sforzo necessario.

E’ dal punto di vista mediatico, e dell’impatto sull’opinione pubblica non solo nazionale, che il mutato ruolo della nostra aviazione ha, ad ogni modo, un’ importanza tale da richiedere, ad un governo degno di questo nome, una profonda riflessione prima di dare il proprio assenso all’utilizzo di bombe e razzi; un assenso che, invece, Silvio Berlusconi pare abbia dato, semplicemente, nel corso di una telefonata fatta ad Obama per augurargli buona Pasqua.

La conferma, e un'altra l’abbiamo avuta poi durante la riunione con Sarkozy, che il nostro Presidente del Consiglio sia, quando ha a che fare con le proprie controparti straniere, ormai con le mutande in mano; disposto a concedere qualunque cosa per la carità d’un minimo d’attenzione.

Lo confermava Luttwak martedì sera a Ballarò: i capi di stato delle democrazie occidentali non hanno nessun piacere, dato che per loro può solo essere una fonte d’imbarazzi con le proprie opinioni pubbliche, a trattare con il Re del Bunga Bunga e per farlo vogliono essere adeguatamente compensati.

Un compenso di natura economica e, più in generale, geo-politica, che Berlusconi, affamato di visibilità internazionale, alla disperata ricerca di uscire dal proprio isolamento, è dispostissimo a pagare mettendo in secondo piano gli interessi dell’Italia e l’opinione dei suoi cittadini.

Di quest’opinione, o perlomeno di quella di una parte di loro, si cura invece moltissimo Umberto Bossi.

Inutile guardare a una mappa del Mediterraneo per comprendere le ragioni della sua feroce opposizione all’impiego dei nostri bombardieri.

Non ha nulla a che vedere con l’arrivo, del tutto improbabile, di orde di profughi libici sulle nostre coste, ma, moltissimo, con la necessità della Lega di ricostruire un rapporto con i propri elettori che i cedimenti a Berlusconi sui temi della giustizia hanno gravemente compromesso; di recuperare una base che non ha preso affatto bene il voto della legge sul processo breve.

Nasce dalla necessità di ribadire la propria differenza, il proprio essere altro rispetto a Berlusconi, anche la sorprendente posizione di strenuo difensore degli interessi nazionali che Bossi ha assunto nel commentare i risultati del vertice  Italo-Francese.

“Siamo diventati una colonia della Francia”, ha tuonato ieri, neppure fosse diventato improvvisamente uno sfegatato nazionalista italiano, Umberto il Padano, criticando tutto quel che Berlusconi ha concordato con  Sarkozy sull’immigrazione, sul nucleare e sull’affaire Lactalis-Parmalat.

Difficile capire quale sia la reale portata del dissenso, così vigorosamente espresso, di Bossi e della Lega sui temi della politica estera; se sia cioè un puro espediente tattico o nasconda un più ampio disegno strategico.

Credo che debba essere ormai chiaro, a Bossi, che da un’alleanza a lungo termine con Berlusconi non ha nulla da guadagnare; che sappia che è suo interesse incassare al più presto, andando alle elezioni, quei consensi, strappati in buona parte proprio all’alleato, che da ora in poi, restando appiattiti sulle posizioni di Berlusconi, non potranno che diminuire.

Ancora: credo che Bossi tutto voglia tranne che vedere Berlusconi diventare Presidente della Repubblica e padrone d’Italia; anche per lui, con Silvio I in cima al colle, la vita si potrebbe fare impossibile.

Dubito, insomma, che Bossi voglia permettere a questo Parlamento d’arrivare a fine legislatura; facile immaginare, conoscendolo, che cercherà una scusa, un motivo “alto e nobile” di dissenso con Berlusconi, per rinegoziare l’alleanza ed andare alle urne.

Un dubbio che rimane anche se (sono passate solo poche ore da quando ho scritto il resto dell'articolo, mai i toni leghisti si sono già nettamente smorzati) pare, sembra, forse, può essere, che, Bossi ed i suoi alle urla di protesta e all'agitar di spade, non vogliano far seguire nessuna azione concreta contro il Governo.

Nella campagna dentro la maggioranza, che si appresta a distribuire una pioggia di poltrone sottosegretariali ai propri scilipotici sguatteri, come, temo, in quella di Libia, siamo solo agli inizi.

Difficile dare delle date per quel che avverrà in terra d'Africa.

Facilissimo dire quando si riaprirà la frattura tra i nostri due capocomici: il giorno dopo le elezioni comunali di maggio.

Se poi a Milano madama Moratti dovesse perdere...

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.70) 28 aprile 2011 17:12

    Caro Daniel il tuo articolo non fa una grinza , aggiungerei che per la Lega è ormai chiaro che la gallina da spennare ha finito le uova d’oro . Fino a poco tempo fa il gioco era semplice , la Lega batteva cassa sul federalismo e sulle nomine e Silvio ,in preda ai suoi fremiti giudiziari ,concedeva nero su bianco. Non per nulla si è detto e si è scritto che il premier era al gancio di Bossi e che la vera guida del governo è Tremonti ,notoriamente in quota leghista .

    A scombinare l’equilibrio c’è stata la fuoriuscita dei finiani che ha permesso ad un manipolo di furbastri di costituire il gruppo dei "responsabili" ,accozzaglia di varie provenienze , che ha intuito lo stato di necessità di Silvio ed ha pensato bene di capitalizzarlo al meglio . Detto fatto e la Lega ha perso la sua centralità di "ricattatore" ufficiale . Il gancio è passato di mano .Adesso a complicare il tutto ci si sono messe pure le vicende libiche e Bossi , che tutto è fuorchè stupido , ha capito che il discredito internazionale del premier , avrà un costo elettorale anche per la Lega alle ormai prossime amministrative , se non fanno qualcosa per prendere le distanze dalle " intemperanze" di Silvio.
    Io penso che ormai sia troppo tardi e che la Lega pagherà dazio alle prossime amministrative , non mi stupirei più di tanto se anche Milano cambiasse casacca ,purtroppo non ho nessuna fiducia nel PD ma spero che Pisapia o chi per lui possa farcela . Se ciò avvenisse ,sarebbe la fine politica di Silvio Berlusconi , perchè quando la nave affonda i topi la abbandonano .
    Rimane il rischio costituito dall’ingente patrimonio di Silvio . In un paese caratterizzato dal bassissimo livello etico e morale e dal diffuso malaffare , l’uomo potrebbe giocare carte disperate e trascinare questo paese in fondo al pozzo .

    ciao

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