Biennale Bruniana: riscoprire Giordano Bruno a Nola
Elogio dell’incertezza: questo è il titolo della Biennale Bruniana che si sta svolgendo a Nola dal 15 al 19 aprile, riunendo studiosi di tutto il mondo ed un’entusiasta comunità locale. Ci sono stata il giorno dell’apertura, mi è piaciuta molto e ve la racconto invitandovi a seguirla.
Mettete in un contenitore: Giordano Bruno, web, filosofia, tv, giornalismo, scienza, scuola, valorizzazione dell’area vesuviana… shakerate… ed ecco che viene fuori la prima Biennale di studi bruniani. Si tiene a Nola, città natale del grande pensatore campano, in questi giorni. Terminerà il 19 aprile.
Non conoscevo Nola e conoscevo poco anche Giordano Bruno, ma ci sono andata perché sono amica di Michele Mezza, collega rai, che stimo e apprezzo per la sua “vulcanica” creatività (è stato tra l’altro l’ideatore, l’architetto e il realizzatore di Rainews24, il primo canale di informazione 24 ore su 24 anticipando Sky). Strada facendo però mi chiedevo perché Giordano Bruno? Perché questa mega iniziativa attorno ad un pensatore del secolo XVI° geniale, ma poco conosciuto, noto ai romani per la statua a Campo dei Fiori, dove fu bruciato dall’inquisizione nel 1600, e per la celebre poesia di Pascarella che lo immortalò come campione del libero pensiero?
E’ vero che Mezza è nato a Nola, milanese solo di adozione, che è presidente della Fondazione omonima, tuttavia non poteva trattarsi di mero campanilismo.
E sempre strada facendo, man mano che mi addentravo nelle vie di Nola, una città non bella, dalle strade sporche, il traffico impossibile, i palazzi sgraziati uno a ridosso dell’altro che ti ricordano la casba e al tempo stesso un’anonima periferia urbana polacca, l’interrogativo aumentava e al perché Bruno si aggiungeva perché Nola? E poi si aggiungeva perché Massimo Cacciari? filosofo e sindaco di Venezia, persona che stimo molto, che assieme ad altri illustri studiosi (Giulio Girello, ordinario di Filosofia delle scienze all’Università statale di Milano, Nuccio Ordine, considerato uno dei maggiori conoscitori delle opere di Bruno, ordinario di Letteratura) aveva partecipato alla conferenza stampa che anticipava l’evento e che è stata trasmessa in video streaming sul sito internet del Comune di Venezia, per permettere agli studenti e ai professori delle Scuole di Nola di seguirla in diretta. (Piccola parentesi: la scelta di Venezia era d’obbligo perché Bruno è stato arrestato proprio qui nel 1592, su denuncia di un patrizio veneziano. “Un caso - ha detto Cacciari - che fa ancora discutere, perché stupisce questo comportamento della Serenissima, se si considera che all’epoca era tutto fuorché indirizzata verso una politica filo-romana”).
La risposta a tutti i miei perché è arrivata a fine serata quando ho visto la gioia, il compiacimento nel viso dei nolani che in massa hanno partecipato all’inaugurazione della Biennale, soprattutto dei giovani che con i loro professori stavano lì a testimoniare interesse, voglia di capire e di sentirsi parte attiva. Stesso compiacimento e stesso gradimento tra gli importanti studiosi chiamati a dare il loro contributo. C’era anche commozione, autorità comprese, quando in collegamento diretto con la sala manoscritti della biblioteca Lenin di Mosca, abbiamo potuto ammirare il codice Norov, unica testimonianza manoscritta dell’attività filosofica di Giordano Bruno comprata secoli fa da un antiquario svizzero, finita poi in Russia e che la Fondazione Bruno cercherà di riprodurre in digitale.
Sì tutto ciò era la conferma che ancora una volta il mio amico Mezza si era inventato qualcosa di valore e non tanto e non solo sul piano culturale, mediologico, quanto sul piano sociale. Cerco di spiegarmi meglio.
Siamo entrati in un’epoca per così dire “obamiana”, un’epoca di crisi, di incertezza, di incognite…. dove il presente fa un po’ paura e il futuro ancora di più. Il lavoro comincia a venir meno, l’economia è ferma, gli ideali mancano e le utopie sono fuori uso. Come dice Obama non c’è nulla ma, come all’alba di un giorno che inizia, si intravede molto e verso questo bisogna camminare. Ed ecco l’importanza delle energie alternative, di un nuovo modo di produrre e di vivere, dell’ecologia, della giustizia sociale, della tecnologia e di una bio-filosofia, di una bio-politica all’altezza del nostro tempo.
In questo contesto, Giordano Bruno è più attuale e moderno che mai. Uomo di cultura vastissima e di grande apertura mentale visse in un periodo di transizione, quello successivo alla scoperta dell’america, per molti versi simile al nostro. Per tutta la vita combattè la falsa autorità di chi si arroga il diritto di essere detentore della "verità", smascherando comportamenti ed atteggiamenti meschini e prepotenti. Questa sua ostinata coerenza, in tempi ancora dispotici, gli costò la vita ma lui scelse, come un moderno Socrate, l’estremo sacrificio all’abiura delle sue idee. Oggi, mentre la rete erode l’autorità costituita e si allargano le libertà, un esempio di questa portata è un esempio per tutti, la prova che non bisogna aver paura del nuovo, ma perseguirlo senza preoccuparsi delle conseguenze inerenti ai propri atti.
La moderna inquisizione, che non usa più i roghi e gli strumenti di tortura del secolo di Bruno, è sempre qui a ricordarci che molto ancora c’è da fare perchè la libertà si affermi e l’espressione del proprio pensiero non sia di scandalo per nessuno.
Il recente caso Santoro lo dimostra ancora una volta. Quasi mai mi trovo d’accordo con lui e ciò che racconta nel suo programma, ma non capisco e non sono d’accordo a che il suo punto di vista venga cancellato!!!
Tuttavia, oltre alle sacrosante libertà di opinione e al pluralismo d’espressione oggi c’è bisogno, come ha detto il prof Derrick De Kerkhove più che di intelligenza collettiva, di intelligenza connettiva. Sembra una battuta, ma è la realtà. Se non ci fosse stata la rete, la connessione pear to pear, non si sarebbe certo giunti alla mappatura del DNA, e non sarebbe possibile ricostruire lo schema del cervello neurone per neurone, sinapsi per sinapsi, per comprenderne il funzionamento.
E cosa significa oggi “intelligenza connettiva”? Significa saper usare la rete per produrre eccellenza, merito, qualità soluzione dei problemi, miglioramento, ecc. ecc.
Roger Abravanel nel suo libro Meritocrazia afferma “ Da noi si pensa che meritocrazia sia sinonimo di ineguaglianza: è dunque essenziale vincere la “paura della meritocrazia”. Nel saggio dimostra come proprio l’assenza di meritocrazia abbia portato al paradosso che l’Italia è diventata la società più ineguale del mondo occidentale. L’ineguaglianza “statica” (il rapporto tra il reddito del top 10 per cento e bottom 10 per cento) in Italia è altissima, quasi a livello degli USA e Regno Unito; tuttavia questi paesi, avendo una maggiore mobilità sociale, grazie alle pari opportunità, sono meno ineguali. La nostra mobilità sociale (poco misurata, perché non ha interessato molti) è invece molto bassa: siamo dunque il paese più ineguale, perché chi è povero è relativamente molto più povero ed è destinato a restare tale” .
Attorno al pensiero di Giordano Bruno (una mente feconda che spaziava dalla filosofia, all’astronomia, alla scienza, alla mnemotecnica) si potranno aggregare studenti e studiosi, di tutto il mondo dal momento che l’obiettivo è quello di creare attorno alla riflessione su Giordano Bruno una piattaforma didattica su web tv e dunque un social network filosofico. Su Facebook gli aderenti ai club bruniani sono circa 100 mila e il 70 per cento risiede all’estero".
La cultura, la creazione di un luogo d’eccellenza, potrebbe così diventare come lo è stato in altre situazioni, volano per la valorizzazione delle intelligenze locali, della promozione del territorio e del rilancio dell’economia locale. Lo hanno capito Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di Nola, che hanno aderito alla Fondazione e che la sosterranno in vario modo.
Ecco dunque che un’eccellenza diventa punto di riferimento per altre eccellenze e fonte di crescita culturale per tutti: studenti, studiosi, ricercatori che parteciperanno costruendo una piccola redazione scolastica propria ad una web-tv collettiva sulla filosofia.
Una delle frasi celebri di Giordano Bruno è «...Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto».
I quotidiani in edicola, non ne parlano nonostante le loro numerose pagine, i loro numerosi articoli.
Allo stesso modo si comporta la tv. Ne parla solo la rete.
Ma questo ormai rappresenta una prova provata del valore di una cosa.
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