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 Home page > Tribuna Libera > Beppe, ti supplico, liberaci dal male

Beppe, ti supplico, liberaci dal male

Qualcuno, non saprei dire chi e quando, ci ha definito un paese di santi, poeti e navigatori.

Di navigatori mi viene subito in mente un genovese di nome Cristoforo Colombo che, bontà sua, scoprì il continente americano il 12 ottobre 1492. In suo onore molti paesi delle Americhe (a cui si sono aggiunti nel secolo scorso anche gli Stati Uniti) celebrano ogni anno la festa del "Columbus day". Cinque secoli dopo ci siamo un po' macchiati il prestigio con il comandante Schettino. Pazienza.

Poeti? Beh qui non c'è alcun dubbio, il primo nome è quello del sommo Dante Alighieri che ha realizzato in lingua volgare, poi divenuta l'italiano, l'opera letteraria più importante della cultura occidentale. Circa otto secoli dopo la stessa lingua non trova purtroppo degno riconoscimento da padani e borbonici, involgarita e deturpata da idiomi ed anglicismi. Pazienza.

Santi? Qui l'argomento è un po' più delicato, perché il trascendente è un campo minato su cui un ateo-laico come il sottoscritto è meglio che non si cimenti, ma senza dubbio nessuno può negare che San Francesco d'Assisi, conosciuto come il "poverello d'Assisi" che si spogliò di tutto per donare ai poveri, non sia il simbolo di quella bontà d'animo che dovrebbe aprire anche i cuori più aridi. Purtroppo l'esempio è stato male interpretato da chi oggi prende ai poveri per arrichire se stesso. Pazienza.

Non so se avremo, come italiani, mai più l'occasione di celebrare un altro grande navigatore o un sommo poeta del calibro di quelli citati, probailmente penso di no anche se però nessuno può escluderlo a priori. Siamo un popolo imprevedibile, fuori da ogni canone conosciuto, capaci veramente di tutto.

Ma un santo invece sì, un santo degno del nome di San Francesco abbiamo forse l'unica, imperdibile e fortunata occasione di celebrarlo nei nostri giorni se soltanto lui si rendesse conto dell'opera sublime che può donare al popolo italiano e forse all'intera umanità.

Colui si chiama Beppe Grillo, nato a Genova il 21 luglio 1948, mio coetaneo e questo mi inorgoglisce, di professione comico che sta tenendo col fiato sospeso tutta l'Italia. Con un solo gesto, con poche ma puntuali parole, con uno slancio di generosità rinunciando ai suoi legittimi convincimenti, potrebbe finalmente, d'un sol colpo, liberare l'intero paese da una delle calamità peggiori che la storia moderna ricordi; una malattia sociale che ha ormai contagiato le istituzioni e le coscienze e che rischia di portarci al disastro morale, etico ed economico.

È un virus che è stato individuato e localizzato per la prima volta nel Nord Italia, terribile malattia che potrebbe infettare l'Europa ed il mondo intero. Il nostro Presidente Giorgio Napolitano, nel suo viaggio in terra di Germania, di fronte ad Angela Merkel ha detto che il paese non è ancora infetto (forse si è scordato di dire "completamente") e quindi il pericolo del contagio non esiste. Messaggio senza dubbio tranquilizzante che però deve essere seguito da fatti concreti.

Perciò Beppe, ti supplico, ti scongiuro, salvaci dal male e liberaci dai peccati rimettendoli al nostro sommo peccatore. Fai il supremo sacrificio di trovare un punto d'incontro con Gargamella e manda all'inferno a bruciare colui che ha trasformato questo paese nella bettola del mondo.

So che per te è difficile, capisco le tue ragioni anche se non tutte le condivido ma il tuo spirito è il mio spirito e la tua aspirazione è la mia, perciò metti per un attimo la mordacchia al profeta capelluto che ti sta accanto e che sembra uscito da un concerto di Woodstock, ragiona, rifletti e pondera le tue azioni. Hai l'opportunità irripetibile di rivoltare come un calzino questo paese. Un paese dove c'è un partito che invita i cittadini a scendere in piazza per manifestare contro i giudici che vogliono processare un "signore" accusato di corruzione nonché di metà dei reati del codice penale e che ha preso in ostaggio il popolo italiano, circondandosi di ruffiani prezzolati pronti a vendersi l'anima per un tozzo di pane.

Beppe, per favore smetti i panni del politico e torna a fare il comico, abbiamo già sperimentato un politico trasformatosi in "clown" e non è stata una bella esperienza. Toglici dagli occhi l'immagine insopportabile di un vecchio satrapo rinchiuso nel suo delirio di onnipotenza che umilia le donne, circondato da servi plaudenti che ridono compiaciuti delle sue pochezze umane.

Se lo fai ti faccio un tabernacolo e ti celebro come santo. Giuro.

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