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Beauty Contest: perché l’asta sulle frequenze TV è una priorità

Nella manovra è contenuto l'abolizione dei finanziamenti diretti ai giornali a partire dal 2014. Ma, questo segno di apertura non si è notato anche nell'assegnazione delle frequenze televisive, che vengono regalate alle aziende più forti, senza procedere ad una democratica e regolare asta competitiva, che permetterebbe di far recuperare diversi miliardi di euro allo Stato.

Nello stilare la manovra economico-finanziaria il nuovo esecutivo sembra essersi dimenticato di una cosa molto importante che potrebbe contribuire da sola a garantire economicamente i 2/3 del peso della manovra. Si tratta di rivedere i criteri di assegnazione delle frequenze televisive che il governo precedente, per volere dell'allora ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, decise di assegnare tramite un beauty contest (concorso di bellezza) invece di procedere con una normale e regolare asta competitiva. Questo meccanismo favorisce nettamente le aziende che la fanno già da padrone nel mercato televisivo, ovvero Rai, Telecom (La 7) e guardacaso, Mediaset, causando peraltro un mancato introito allo Stato per diversi miliardi di euro.

Qualche mese fa, per assegnare le frequenze di telecomunicazione in Italia, fu stata fatta un’asta pubblica che portò nelle casse dello Stato più di 4 miliardi di euro. In Germania il bando di gara per l'assegnazione delle frequenze tv ha fatto fruttare 4,4 miliardi all'erario, mentre negli Stati Uniti il Tesoro americano ha incassato circa 20 miliardi di dollari. Una stima realizzata da esperti del settore, ha resto noto che in base alla vendita delle frequenze televisive in Italia si arriverebbe a recuperare 16 miliardi di euro, che potrebbero così alleggerire il peso della manovra, e decreterebbe un grande senso di apertura verso un pluralismo nel mercato televisivo, che tutt'oggi è inchiodato ad un imbarazzante oligopolio.

Eppure dovrebbe essere un gioco da ragazzi accorgersi di questo per il Presidente Monti, ex commissario europeo Antitrust, per il sottosegretario Catricalà, già presidente dell'Agcom, e per il neo ministro dello sviluppo Corrado Passera. Prevedere dei criteri di assegnazione più liberi che aprano alla libera concorrenza nel settore, equivarrebbe a segnare un grande segno di discontinuità con il precedente governo, e potrebbe essere un grandissimo segnale di voler rompere, finalmente, il conflitto d'interessi, che per anni ha frenato lo sviluppo di migliaia di aziende per garantire favori ad una manciata di persone.

Se davvero c'è spazio e tempo in Parlamento per apportare modifiche alla manovra, l'auspicio è che si presti particolare attenzione su questa questione. E' nell'interesse del Paese, ma anche per l'immagine del nuovo governo.


 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.71) 12 dicembre 2011 16:29

    ..."il conflitto di interessi che per anni ha frenato lo sviluppo di migliaia di aziende per garantire favori ad una manciata di persone".
      Sintetizza magnificamente cosa è attualmente la libera concorrenza in Italia oggi e per molto tempo ancora. Perché quando si crea un oligopolio o di fatto un monopolio anche se l’ azienda principale da lavoro a 5000 dipendenti questo non può che essere dannoso. Perché in regime di libera concorrenza quell’ azienda forse farebbe lavorare solo duemila persone ma in totale fra tutte le aziende coinvolte ne lavorerebbero otto-novemila.

  • Di (---.---.---.102) 12 dicembre 2011 18:54

    poi per lavorare la devi lecc........

     

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