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Azionariato popolare per il Festival dell’Impegno Civile che diventa libro

L’azionariato popolare sta diventando, ormai, uno strumento molto utile nelle mani di chi fa cultura. Nel mondo della musica tra i primi ci sono stati gli Ex Otago che hanno prodotto il loro ultimo album grazie a questo strumento, ma sono molteplici i progetti, soprattutto in ambito editoriale, che si sono sviluppati grazie all’aiuto diretto della gente. Per farla breve, insomma, si mette una quota di break even e si cominciano a raccogliere quote finché non si raggiunge l’obiettivo.

L’azionariato popolare è stata l’idea dell’editore Marotta & Cafiero e del giornalista Pietro Nardiello per dar vita a un progetto che parte dal “Festival dell’impegno Civile”, arrivato ormai alla quarta edizione (partito il 10 giugno e durerà fino al 30 luglio), di cui racconterà l’esperienza. Il libro si chiamerà “Il Festival a casa del boss” e parlerà appunto di come è nato e come si è sviluppato questo festival, i retroscena, le difficoltà, le speranze e le gioie nate in luoghi dove si costruisce un’Italia diversa e le difficoltà quotidiane che gli organizzatori hanno dovuto affrontare in tutti questi anni. Il Festival che dà spunto al libro è promosso dal Comitato don Peppe Diana e Ass. Libera di Caserta, ed è l’unica rassegna italiana interamente realizzata nei beni confiscati alla criminalità organizzata.
 
Abbiamo fatto qualche domanda (mail) a Pietro Nardello.
 

Come è nata l´idea dell´azionariato popolare?

Il nuovo corso della Marotta e Cafiero, storica casa editrice di Napoli che da luglio dello scorso anno, però, è stata rilevata da ragazzi di Scampia ha già dato alle stampe quattro volumi con questo sistema. Si tratta di un progetto di coproduzione (www.produzionidalbasso.com) al quale ognuno può partecipare scegliendo di sostenere quello che più gli interessa. Si tratta di un nuovo modo di fare impresa, investire in un progetto insieme ai potenziali lettori.
 

Di cosa parlerà il libro?

Con il libro racconterò l’esperienza delle quattro edizioni del Festival dell’Impegno Civile, l’unica rassegna in Italia che si svolge esclusivamente nei beni confiscati alla camorra. Si tratta di un progetto scritto e ideato da me su richiesta del Comitato don Peppe Diana e l’associazione libera coordinamento di Caserta che ne sono i promotori. Il mio racconto sarà poi intervallato da alcune interviste che saranno realizzate da Anna Teresa Damiano, Francesca Ghidini, Toni Mira, Chiara Marasca, Vito Faenza, Stefano Corradino, Armida Parisi, Mariagrazia Poggiagliolmi, e Conchita Sannino. I diritti d’autore saranno devoluti in beneficenza a Cascina Caccia, un bene confiscato a San Sebastiano da Po, in Piemonte, per l’acquisto di due pecore.
 

Come nasce, invece, il festival e quali sono state le maggiori difficoltà che avete trovato?

Come le ho detto il festival nasce perché il Comitato don Peppe Diana mi chiese di scrivere un progetto con il quale far interagire gli artisti, le eccellenze presenti sul territorio con quelle nazionali. Le maggiori difficoltà le hanno create proprio coloro che avrebbero dovuto facilitre il compito, collaborare all’iniziativa e beneficiare dei risultati positivi ottenuti.
 

Ti occupi anche col festival di beni confiscati. In queste ultime settimane a Caserta sembra stia succedendo qualcosa di strano, riguardo proprio i beni confiscati. Penso all´ass. Jerry Masslo, ma anche alle minacce a Mirella Letizia etc... Si è arrivati addirittura a parlare di Modello Caserta... E´ solo l´ennesima esagerazione dei media o c´è qualcosa di preoccupante in vista?

In provincia di Caserta vi sono cooperative che riutilizzano i beni confiscati che rappresentano l’eccellenza in questo settore. Bisognerebbe solamente aiutarle a crescere così come hanno fatto fino ad ora. Il modello Caserta di repressione militare non ha senso se poi non si offrono opportunità lavorative. Per quanto riguarda lo scontro politico che è poi nato da alcuni giorni preferisco rispondere successivamente.
 

Da anni ti occupi di mafie per vari giornali e riviste. A Napoli la situazione è ogni giorno peggiore e avrai seguito le accuse di sabotaggio da parte della nuova giunta e le risposte da parte delle opposizioni. Che ne pensi?

Il sindaco De Magistris è stato eletto grazie alla fiducia confidata da una grossa fetta di giovani che, da sempre, hanno ritenuto giusto costruire un ciclo integrato dei rifiuti che valorizzasse la raccolta differenziata. Questi ragazzi sono stati considerati dei camorristi dal governo attuale, dal commissario Bertolaso e dal suo vice Generale Giannini ma, in silenzio, anche da una parte del centro sinistra e dalla maggiore stampa napoletana. I fatti, con il sequestro di una parte della discarica di Chiaiano ha dato torto a tutto questo sistema. Antonio Bassolino, ogni volta che viene intervistato sul problema rifiuti, dichiara di non essere l’unico responsabile. I nomi, però, degli altri co-responsabili non li ha mai fatti. De Magistris ha il dovere di farlo. Un sindaco conosce, e lui credo lo abbia già capito, chi sono i dirigenti delle aziende o uomini di altri apparati che non vogliono risolvere la questione rifiuti a Napoli. In questo modo la fiducia nei suoi confronti proseguirà e gli consentirà di governare con più equilibrio e senza stress.
 

Tu sei uno degli autori di Strozzateci Tutti. Come prosegue il progetto?

Siamo contenti, anche se si sarebbe potuto fare molto di più. Ma proprio in questi giorni abbiamo deciso di proseguire l’esperienza con più determinazione di prima.

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