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Avetrana - Brembate: il ruolo dei media

Alle 17,46 del 26 Febbraio 2010, l’Ansa batte una agenzia che non lascia più spazio a nessun altro tipo di ipotesi: “Yara è morta, trovato il corpo”.

“Anche la speme ultima dea rifugge i sepolcri” e così anche Foscolo ritorna tristemente attuale; non abbiamo più neanche la flebile luce della speranza ad alimentare un tunnel di novanta giorni di attese.

A Brembate è in vigore anche un’ordinanza comunale che vieta ai cronisti di stazionare davanti a quella che è stata la residenza della piccola vittima.

Ad Avetrana non è stato vietato nulla, neanche il triste carosello di curiosi, portatori di un macabro turismo di difficile comprensione.

I media attori e detrattori di due situazioni molto vicine tra loro. Sara gettata in un pozzo, Yara abbandonata in un campo. Quanto è agghiacciante questa ultima considerazione!

Sarah fu gettata in un pozzo di campagna, in cui neanche una illuminazione divina avrebbe permesso il ritrovamento. Ve lo immaginate che probabilità avevamo di trovare quella povera ragazza, nascosta in un luogo in cui si accede solo se interessati alla coltivazione di quei terreni?

Michele Misseri, lo zio, sarebbe mai scoppiato senza tutta quella pressione mediatica? Ha retto per un periodo attanagliato dall’incubo di sapere tutta la verità. All’improvviso la sua buia vita di contadino bastonato dalla famiglia, ha visto la luce dei riflettori dei media. Ed allora, forse, si è visto per la prima volta come protagonista di se stesso.

Ha sentito la possibilità di essere considerato per un qualcosa che aveva fatto. La sua mente ha trasformato un devastante dramma in una possibilità di riscatto. Ed allora inizia a tirare fuori un cellulare, che è l’inizio della sua fine.

A Brembate, abbiamo assistito ad un silenzio composto di due genitori che con encomiabile dignità hanno affrontato il buio senza disunirsi, senza rinnegare il loro quotidiano.

L’unica cosa da chiedersi è se la mente disturbata dell’assassino della Gambirasio, abbia forse beneficiato di quel silenzio, cui dobbiamo un doveroso rispetto come genitori, ma che come inquirenti, forse, lascia qualche dubbio?

Siamo una generazione sfortunata: chi ha dovuto subire la guerra, aveva dei valori. Chi ha dovuto subire il terrorismo ha avuto la solidarietà popolare. E noi, che dobbiamo subire il vuoto del nulla più totale, che cosa avremo per sostenerci?

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