• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Sanremo 2012? Sembra quello del 2011

Sanremo 2012? Sembra quello del 2011

È sorprendente il chiasso che possano fare delle opinioni dette nel posto sbagliato.

Celentano sbaglia quando invoca la chiusura di due testate giornalistiche perché invece che rispettare la propria vocazione religiosa, sarebbero colpevoli di essersi messe al servizio della sporca e bassa politica.

Opinioni che come tutte le altre vanno rispettate, peccato che dette da un personaggio di quel calibro mediatico ed in una prima serata in eurovisione, hanno trasformato una critica più o meno legittima in un provvedimento censorio al pari di quelli che vengono fatti dai regimi totalitari per stroncare il pensiero libero.Sarebbe bastato non comprare più una copia dell’Avvenire!

La reazione non si è fatta attendere. La dottoressa Lei, direttore generale della tv nazionale, ha inviato per questa seconda serata il suo vice delegandogli ogni funzione operativa volta ad evitare ulteriori danni. Il resto dell’alta dirigenza Rai non solo si è dissociata, ma anche scusata con i diretti interessati. Ed infine Aldo Grasso chiude il suo pezzo sul Corriere della Sera con un p.s Mentre scrivevo questo pezzo mi sono arrivati gli insulti in diretta da Sanremo. Ma non ho altro da aggiungere, non ce n’era bisogno visto il tenore dell’articolo.

Ore 20.45 inizia lo spettacolo.

Il siparietto iniziale di Morandi è fiacco e cede la scena alla prima esibizione canore di Nina Zilli, che spicca per la bellezza delle gambe, un po’ meno per l’originalità del pezzo proposto.

Servirebbe Papaleo per ravvivare un Morandi un po’ spento. Ed eccolo che arriva, ma l’effetto non è quello sperato; fiacco anche lui.

Il fallimento della prima serata del sistema del voto demoscopico costringe gli artisti di ieri ad esibirsi nuovamente. E dopo la Zilli tocca ad Arisa, con un pezzo soft, diverso da quello che ci aveva abituato ad ascoltare. Forse è in una fase di maturazione non solo di look; sembra, però, un eccesso di maturità che la lascia troppo contenuta rispetto alle potenzialità dimostrate gli anni passati.

Arriva il momento della strana coppia D’Alessio- Bertè. Gigi sembra aver addomesticato la bisbetica Loredana, riuscendo a farla stare nei tempi sia musicali che scenici. Fila tutto liscio senza problemi.

Ecco l’ingresso in stile 2011, con il supporto delle muse Canalis-Belen. Il vestito di quest’ultima toglie il fiato per quanto la scopre, traboccante di bellezza. Tutto finisce quando viene chiamato l’ingresso dell’artista successivo; Lucio Dalla si mette sul palco della direzione d’orchestra da dove dirige e contribuisce in voce all’esecuzione del suo pupillo in “Nanì”.

I Big lasciano il passo ai giovani selezionati via Facebook e le esibizioni si velano della tensioni degli esordienti, ma anche di novità e freschezza. Tutte performance caratterizzate dalla spregiudicatezza degli esordienti, che si avventurano su terreni sui quali nessuno sarebbe mai andato. Almeno è una ventata di novità in quello che fino a quel momento è stato un Festival piatto, senza pezzi degni di sottolineatura, né musicale né tantomeno sotto l’aspetto dell’intrattenimento.

Persiste la mancanza della prima donna designata per contratto ed allora Elisabetta e Belen lanciano con professionalità e sicurezza l’esibizione di Eugenio Finardi, che sembra essere il migliore fino a quel momento.

Lo stacco comico con i Soliti Idioti e il loro “Sig. Deceglie” è deprimente. Rievoca l’episodio in cui Baudo evitò che uno spettatore si gettasse dalla balconata dell’Ariston in una delle edizione degli anni passati. Ma il pezzo è inconsistente, privo di professionalità e di contenuti, eseguito con una pochezza qualitativa da far paura. Ed il Festival scivola sempre più giù.

Quando sul palco si rivede per l’ennesima volta il trio Morandi-Canalis- Rodriguez, sembra di assistere più all’edizione del 2011 che quella programmata per il 2012. Ma quando arriva Ivanka il palco si illumina di una bellezza che surclassa anche quella della Rodriguez. Merita sia per la professionalità con cui gestisce la difficile lingua italiana, sia per lo spacco vertiginoso che offusca anche la luce che emette dallo sguardo magnetico. Affascinante!

A fine serata arrivano le quattro eliminazioni (Gigi D'Alessio e Loredana Bertè, Irene Fornaciari, Marlene Kuntz e Pierdavide Carone e Lucio Dalla) che, condivise o meno, si spera contribuiscano ad una accelerazione qualitativa e di ritmo di una kermesse che fino ad ora è stata sepolta sotto la cenere della noia.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares