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Arresto "terrorista" di Venezia: un altro caso Shalabayeva?

Si erano evidenziate martedì 7 aprile su Agoravox le contraddizioni della versione fornita dalle autorità italiane in merito all’arresto a Venezia del medico turco Unal Erden, presunto “terrorista”, con tanto di esaltazione dell'operazione da parte di molti organi di stampa ed espressioni di altisonante soddisfazione del Ministro degli Interni Alfano.

Ebbene, le perplessità espresse non sembrano più tanto isolate. È emerso che il medico, da tempo residente in Austria, ha avuto riconosciuto in tale Paese lo status di rifugiato politico, dopo aver già scontato 5 anni di carcere in Turchia in relazione alla sua militanza; con ogni probabilità, le autorità austriache dovevano essere a conoscenza dell’esistenza del mandato, cui non avrebbero dato seguito proprio in considerazione della situazione di rifugiato del soggetto. Come riportano le cronache locali venete, “dando la notizia del suo arresto la stampa austriaca, in particolare il «Kronen Zeitung», ha citato un esponente del ministero dell’Interno di Vienna che ricorda come Erden sia un rifugiato politico e che per questo ha ottenuto la cittadinanza austriaca. Inoltre lo stesso funzionario fa presente che le accuse mosse all’uomo dalla Turchia sono molto vaghe.”

LEGGI ANCHE: Arresto di Venezia: lotta al terrorismo o fanfaronate all’italiana?

Alla prima udienza davanti alla Corte d’Appello di Venezia, l’imputato si è opposto all’estradizione e ha richiesto di essere rimesso in libertà, dichiarandosi estraneo ad atti di terrorismo e rivendicando il proprio status di rifugiato politico. Nell’attesa di ulteriori deliberazioni della magistratura, e mentre ancora si discute della condanna dell’Italia per le torture seguite al blitz nella scuola Diaz a Genova, il nostro Stato si conferma particolarmente sensibile alle pressioni di Paesi in cui il rispetto dei diritti umani e delle garanzie sostanziali e processuali dei cittadini è da molte voci messo in serio dubbio, come già era emerso nella vicenda Shalabayeva, di cui molti punti permangono tuttora oscuri.

 

Foto: Dave Conner/Flickr

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